La bellezza rosicchiata dai topi | Solo macerie da Sciacca all'Etna - Live Sicilia

La bellezza rosicchiata dai topi | Solo macerie da Sciacca all’Etna

L'hotel San Calogero (foto Antonio Giordano)

Cronaca delle eterne incompiute di una terra sfregiata (dal 'Fatto Quotidiano).

Non si finisce mai a meravigliarsi. Baden-Baden potrebbe mai chiudere le proprie terme? Risposta: mai. A Sciacca, invece, in Sicilia, le terme selinuntine, sì.

L’incantevole balcone affacciato sul vanto vivo del mare Mediterraneo – il largo curvone di piazzale Abisso, a ridosso di Coda di Volpe – si tiene alle spalle gli edifici delle fu Terme, da quattro anni ormai rosicchiati dal nulla ed è ovvio chiedersi cosa succederebbe mai se a Saturnia, nel grossetano, sbaraccassero baracche e burattini intorno alle sorgenti termali per farne niente.

Come niente di niente s’è mai fatto – sempre a Sciacca – dell’imponente albergo, di proprietà pubblica, issato nei pressi del santuario di San Calogero, sul monte Cranio le cui “grotte vaporose” erano – e potrebbero tornare a essere – meta di salute e voluttà per un turismo da gran denari, votato al beauty, al benessere e al relax. Arredato, mai abitato. Inaugurato e poi destinato a tempi migliori, l’albergo è ostello dei topi e nulla più.

Niente è più buttato di una proprietà pubblica. Sull’Etna dove raramente i siciliani vanno, ma i turisti invece sì, c’è il Villaggio Mareneve. Si trova a piano Provenzana, nel territorio di Linguaglossa. E’ tutto un insieme di casette in legno. Realizzato nel 1958 prendendo possesso di 25.000 metri quadri, tutto di betulle, il villaggio – da sempre proprietà pubblica, precisamente della città metropolitana di Catania – sembra essere oggi la location di un ghotic-movie, di un horror, insomma: una scena perfetta per il ritorno dei morti viventi.

A lavori completati, la struttura mancava d’impianto idrico ed elettrico. L’inaugurazione, infatti, avvenne di giorno e l’unica illuminazione – il mammozzone pubblico – l’ebbe solo in occasione di un incendio.

Non si finisce mai. Cortina potrebbe mai consentire di tenersi per quasi sessant’anni un ammasso di porcherie, giusto a sfregiare il nitore delle proprie cime? Risposta: Mai. Come uno scaracchio sul vivo abbaglio della bellezza, il villaggio etneo tutto di legname marcio e annerito, invece, sovrasta ogni possibile meraviglia in negativo perché ad andarci e a vederselo davanti va a finire di trovarsi, tutti, in ambito “incredibile ma vero.”

Eppure è schifosamente vero che quel coso orrendo sia lì, dove tutto il mondo arriva per godere il vulcano, come vero è che va a sbrecciarsi ogni mattone abbandonato nel limbo della grande provincia meridionale, specie quando la proprietà pubblica sospende ogni da farsi in attesa di spartire fondi e collocare al meglio le clientele.

Che viaggio il viaggio in Sicilia. E’ storia che torna sempre a cominciare. Per non concludersi se la ruota del tempo che sa sempre il fatto suo, non ne vuole sapere più. E se ne resta a cigolare. Manco fosse l’uscio sbilenco di Mareneve.

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