Dai tweet alle accuse a casaccio |La scia del livore a 5 stelle - Live Sicilia

Dai tweet alle accuse a casaccio |La scia del livore a 5 stelle

I veleni della campagna elettorale grillina. E gli altri contagiati.

Regionali 2017
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PALERMO – La lunga scia dell’odio si è sviluppata per tutta la campagna elettorale. Tanto da divenire una sorta di leit motiv della campagna grillina, e a volte anche anti-grillina, di questa fase pre-voto. Una violenza verbale, una brutalità dell’invettiva, una serie di cadute clamorose, che hanno riavvicinato all’archetipo nazionale l’immagine del Movimento siciliano, che a onor del vero in questi cinque anni di Ars si era distinto dai colleghi romani per una cifra un po’ più misurata.

L’elenco è variegato e tutto sommato offre uno spaccato antropologico e politico del grillismo. C’è stata ad esempio la lista di proscrizione degli impresentabili, pubblicata su Facebook con nomi e cognomi, con accuse a volte legate ai fatti, altre buttate lì a casaccio, come farebbe un avventore alticcio al bancone di un bar. Uno scivolone che ha trasformato in autogol l’iniziativa mediatica di Cancelleri, costretto a scuse pubbliche a Savona e Lo Sciuto. Il candidato motivò la sparata evocando un fantomatico “refuso”, ma già fiumi d’odio e improperi erano stati vomitati sui social dai seguaci pentastellati, anche all’indirizzo dei due sopracitati deputati, accostati alla mafia con una leggerezza inquietante per chi si candida a governare.

Intanto, Cancelleri nominava i suoi assessori. Tra questi un signore che, scopriva Livesicilia, fino a pochi giorni prima intasava Twitter di frasi cariche d’odio all’indirizzo di giornalisti, tanto per cambiare, o di politici, come Ettore Rosato del quale si vaneggiava niente meno che il rogo. Frasi poi riprese dalla stampa nazionale con coro di indignazione e scuse tardive dell’assessore-hater designato. Cancelleri minimizzava (parlando di “un tweet”, erano una caterva), ovviamente, senza cogliere quella cifra di violenza verbale che fa da corollario alle campagne mediatiche pentastellate, sempre accompagnate da un florilegio di bava e di ira vomitata sul web dagli “incazzati” di turno.

D’altro canto, per una forza politica che ha costruito la sua casa sulle fondamenta d’un vaffanculo, certe intemperanze non fanno né caldo né freddo. E abituati a tanta violenza verbale, ai grillini non fa nessuna specie che il proprio candidato tiri fuori la storia del lutto subito da Musumeci (la perdita precoce del figlio) per spiegare il voto accordato dal Movimento all’attuale competitor quando questi fu eletto presidente dell’Antimafia. Caduta di stile, si potrebbe dire. Già, ma di quale stile?

Nel clima di veleni, lo stesso Cancelleri ha lamentato – senza scomodarsi nell’autocritica – di essere stato bersaglio di aggressioni verbali da parte di Nello Musumeci, che non si è certo risparmiato quanto ad aggressività verbale verso l’avversario: “Mi ha detto che sono un vampiro che mi nutro di sangue umano, un cialtrone, poi, pensando di offendermi, un geometra. Oggi è arrivato un altro insulto, ancora più pesante, mi ha dato dell’imbecille. Io rispondo dicendo che lui non sorride mai, ha l’odio e il livore nel cuore, è troppo arrabbiato”.

È il grande circo del livore. E della violenza verbale. Che si contagia come un virus, da destra a sinistra, infettando anche i più misurati (ieri il segretario del Pd siciliano prendeva per “scemi” e “banditi” gli avversari).  Vecchia storia, si obietterà, magari appellandosi al ricordo dello squadrismo missino d’un tempo, e osservando che è sempre meglio un tweet del manganello. Ma davvero vi sfugge, cari incazzati, come le due cose siano strettamente imparentate?

 

 


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