Giancarlo, Luigi e gli impresentabili | "Questa vittoria è contaminata" - Live Sicilia

Giancarlo, Luigi e gli impresentabili | “Questa vittoria è contaminata”

Il reportage dalla sede di M5S. IL VIDEO.  LE FOTO (di Antonio Giordano)

CALTANISSETTA – Alle 18.28, ora di Caltanissetta, Giancarlo Cancelleri fende la folla del ricovero elettorale grillino, accolto da un robusto applauso che sottolinea la migliore delle sconfitte possibili. Sembra rilassato, anche da ‘perdente’, perché il consenso si è manifestato con oggettiva imponenza. Così il guerriero a cinque stelle dismette (un po’, solo un po’, eh) la faccia truce che aveva indossato – lui come gli altri – in una campagna elettorale rozza che ha lasciato pochissimo spazio all’umanità. Ha atteso il verdetto delle urne – narrano gli scudieri – a casa di suo papà pensionato e della mamma casalinga, Giancarlo. Di lui dicono che sia un mite. Un romantico che suona la chitarra e scrive canzoni. Innamorato pazzo della sua Elena che lo veglia protettiva. E tanto altro di bellissimo dicono, ma è pure vero che siamo tra le mura amiche.

> GUARDA IL VIDEO DEL DISCORSO DI CANCELLERI

L’incipit è sorridente: “Dobbiamo festeggiare. Il popolo ha mandato un messaggio fortissimo. Qualcosa può davvero cambiare”. Segue l’affondo di prammatica: “Se ho chiamato il vincitore? Se ho chiamato Musumeci? No, perché altrimenti dovrei chiamare Genovese e altri, i veri vincitori. Questa vittoria è contaminata dagli impresentabili con la complicità dei media nazionali. E con loro non ci sarà dialogo”. E ancora: “Continueremo la nostra battaglia, siamo la prima forza politica della Sicilia. Voglio ringraziare quanti in questi anni si sono battuti per la nostra sfida. Siamo una grande comunità di cittadini. Ringrazio la mia città che mi ha dato il 50 per cento delle preferenze. E ringrazio Elena la mia compagna”. C’è pure Luigi Di Maio: “Siamo molto soddisfatti. Quest’onda può portarci al quaranta per cento a livello nazionale. Noi abbiamo il voto libero, pulito e bello. Molti si pentiranno di essersi astenuti”.

Infine, colui che dice di avere vinto dopo colui che è arrivato primo si concede il lusso di un bacio con Elena. Una tenerezza dopo giorni di colpi bassi da tutte le parti e di polemiche che hanno superato, spesso, il limite della decenza.

Prima della conferenza celebrativa, una giornata piena di immagini, di metafore, di suggestioni. Il viaggio da Palermo fino a Caltanissetta, innanzitutto, la perfetta sintesi del disastro siciliano. Un’autostrada esile nel nulla. Un continuo rammendo di asfalti. Una sequela di lavori in corso e rotatorie. Sicchè, ti viene naturale leggere nel sentiero disconnesso il grande libro dei siciliani disastrati. Catastrofe su catastrofe, come se ogni dosso fosse la dimora di una speranza crocifissa.

I cinquantenni espulsi dal lavoro e da un’esistenza serena, ciechi e girovaghi, senza guida né riparo, troppo vecchi per trovare un posto, troppo giovani per la pensione. Gli anziani che hanno dato soccorso ai figli adulti e disperati, sbriciolando piccoli patrimoni costruiti col sudore della fronte e il dolore delle braccia. I pazienti degli ospedali e di reparti che sono didascalie di campi di concentramento, al netto dell’eroico impegno di medici e infermieri. I disabili trattati come mendicanti, nonostante la loro meravigliosa smania di esistere.

Procedi su questa Via Crucis chiamata autostrada e osservi la Sicilia come metafora. La Sicilia come cumulo di macerie. E allora comprendi meglio il risentimento che anima gli aficionados delle cinque stelle. Aggressivi nei social, con poco da dibattere in concreto, se non la retorica già polverosa del Vaffanculo. Eppure così feriti e così traditi. Anche loro siciliani. Era tanto difficile prevedere che qualcuno avrebbe preso all’amo la rabbia con la canna della protesta?

Ecco il comitato dei Cinque Stelle in via Ferdinando Primo. Una mattina di sole appena velato. I furgoni della tv. Un servizio d’ordine impeccabile. Nessuna scalmana nei confronti dei giornalisti. Nessuno che voglia masticarli e vomitarli, neanche un po’. E’ il lato presentabile del grillismo, quello che ha messo insieme persone di estrazione diversa richiamate dall’illusione di una rivoluzione prossima. Il ragazzo sorridente che smista gli accrediti. Il consunto militante che è approdato qui dopo troppe delusioni e che non si cura dell’adipe che fuoriesce dalla magliettina col fregio pentastellato. La signora dal profilo ‘vecchio cuore Dc’ che si accora: “Che futuro darò ai miei figli? Dobbiamo cacciarli tutti questi cialtroni”.

C’è Rocco Casalino, dal Grande Fratello al reality di un mondo migliore. C’è Marco che non si risparmia e ha lasciato la moglie e la figlia piccolissima a casa. C’è Tony, esperto navigatore della comunicazione, d’aiuto a tutti. C’è Carlo. C’è Andrea… E ci sono i risultati che cominciano a sciamare, all’apertura dei seggi. Il distacco tra il nisseno e il catanese, all’inizio, pare sottilissimo, aggredibile. La folla minuta si accende di una prospettiva per lei luminosa. Vuoi vedere che questa è la volta buona?

In sala stampa – di rimando – si diffondono voci incontrollate, mentre si pasteggia a Fanta e arancini (qui li chiamano così). Fava è il vincitore e La Rosa ha segnato di testa su calcio d’angolo.

L’eccitazione cresce e le ore passano. Nel televisore che campeggia in sala compaiono e si dissolvono le ombre dei politicamente massacrati, dei veri ‘stracciati’ di questa campagna di Sicilia: sono loro, i dignitari del Pd, fra telecamera e siti web. C’è Davide Faraone con la faccia da quaresima, incipriata dall’alibi di maniera. Poi interviene Fausto Raciti, un autunno irredimibile. Poi Leoluca Orlando che schiuma inutile furore per il suo stesso fallimento. E Rosario Crocetta che somiglia al ritratto di una gioia funesta che non si può dichiarare completamente. Riverbera lo sport in cui il centrosinistra è specialista olimpionico: la divisione, la ricerca del colpevole della disfatta, ma è già il segno di un regno cancellato per sua colpa.

Il divario con Musumeci si allunga, si accorcia, rimane stabile. Breve comizio del deputato nazionale Manlio Di Stefano davanti a microfoni e taccuini: “Prendiamo atto del grande successo del Movimento che ha raddoppiato i consensi. Un evento storico. Purtroppo, però, queste rischiano di essere ricordate come le votazioni degli impresentabili. Ci sono episodi strani. La richiesta di riconteggio? Non la escludiamo, ma deciderà Giancarlo”. A un certo punto tutti capiscono che il finale è già scritto. Nello ha vinto. Ed è in quel preciso istante che Giancarlo e Gigino piombano sulla scena.

La rappresentazione conclusiva soddisfa il pubblico che si spella le mani dall’entusiasmo. Però è già tardi. Nella sala dedicata ai cronisti si consumano gli avanzi di una giornata interminabile, resti di gazzosa e arancini. Ed è già tempo di tornare lungo l’autostrada rosicchiata e inghiottita dalla notte. Perfino troppa disgrazia per una metafora dello sfascio.

(ha collaborato Antonio Giordano)

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI