Il libro mastro del pizzo VIDEO | Chi si ribella e chi nega di pagare - Live Sicilia

Il libro mastro del pizzo VIDEO | Chi si ribella e chi nega di pagare

Il pentito Giuseppe Tantillo

In 18 collaborano con i carabinieri. Alcuni commercianti saranno incriminati per favoreggiamento.

PALERMO - IL BLITZ
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PALERMO – C’erano i nomi di venticinque di commercianti nel libro mastro del racket. In diciotto, convocati dai carabinieri, hanno ammesso di pagare la tassa di Cosa nostra. Si sono liberati del giogo mafioso. Non era facile in una borgata dove si hanno addosso gli occhi di tutti. Ce l’hanno fatta. Altri, invece, hanno negato persino l’evidenza e saranno inevitabilmente indagati per favoreggiamento.

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Sborsavano poche centinaia di euro al mese. Se si rifiutavano subivano ritorsioni. Oppure due pagamenti per le le feste comandate, Pasqua e Natale. “Mi davano i soldi a me, tutti i conti li facevo io, il libro mastro lo avevo io – aveva confessato Tantillo – anche delle entrate, dei traffici, la droga, estorsioni… tutto”. È stata una delle prime cose riferite ai pubblici ministeri nel maggio 2016, quando ha deciso di lasciarsi alle spalle la militanza in Cosa nostra: “Ce l’ho nascosto nella consolle, in un primo momento era messo dentro un fono, quindi non lo hanno trovato i carabinieri… c’ho una consolle in marmo… si sposta e c’è il foglio… quello che mi ha dato Giuseppe Di Giacomo”.

I carabinieri si sono messi al lavoro sulla sfilza di nomi e cifre annotate nella contabilità del clan. C’erano I riferimenti a commercianti nuovi rispetto a quelli resi noti da un altro collaboratore, Francesco Chiarello con cui, spiegava Tantillo, “non ho avuto niente a che fare”.

Di alcune estorsioni il neo collaboratore aveva fornito i particolari. Onofrio Lipari, detto Tonino, ad esempio “un paio di vole è venuto per delle estorsioni… c’erano delle ditte che facevano dei lavori a Borgo Vecchio… lui mi diceva che si interessava lui per farci avere i soldi delle estorsioni”. Un’altra volta Stefano Comandè “è venuto insieme a Tonino Lipari per quanto riguardasse un’estorsione a un costruttore che stava facendo un lavoro in via Ugo Bassi in cui lui, Stefano Comandè, ci disse che se ne sarebbe occupato lui per questa estorsione facendoci avere dei soldi, 1500 euro… stavano facendo un lavoro di ristrutturazione ad un prospetto”.

Tutte le altre storie di pizzo fino ad oggi erano state coperte dagli omissis.

 

 

 


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