L'incerto futuro di Sicilia Futura |Manovre centriste per le Politiche - Live Sicilia

L’incerto futuro di Sicilia Futura |Manovre centriste per le Politiche

Due soli eletti, l'inchiesta su Tamajo. Non è un buon momento per il partito. Intanto a Roma si lavora a un nuovo contenitore.

Dopo le Regionali
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PALERMO – Un movimento col Futuro nel nome, che adesso si trova a interrogarsi sul suo futuro. Con qualche certezza in meno. Non è andata malissimo ma sarebbe difficile dire che è andata bene per Sicilia Futura a questo giro di Regionali. Il movimento di Totò Cardinale ambiva a un risultato a doppia cifra, si è fermato al 6 per cento e con 115mila voti è riuscito a portare all’Ars solo due deputati. Uno dei quali, l’eletto di Palermo Edi Tamajo, si trova adesso nella scomoda posizione di indagato per una presunta compravendita di voti, dalla quale si proclama del tutto estraneo.

Certo, i piani erano diversi. Cardinale e i suoi ambivano ad altro tipo di rappresentanza. Ma la Caporetto del centrosinistra ha travolto tutto. Colpa della sinistra e del Pd, spiegava Cardinale in un’intervista a Meridionews: “Ne abbiamo avuto prova con queste regionali, le abbiamo provate tutte, hanno perfino scelto Micari come candidato, poi quando hanno capito che Renzi poteva vincere se ne sono andati a sinistra, bisognava farlo perdere Micari per fare perdere Renzi. Ne prendiamo atto”. E dire però che nel Pd si ricordano bene come in quella fase proprio Cardinale abbia appoggiato subito la candidatura di Micari in tandem col vecchio compagno di partito e di corrente, e coetaneo, Leoluca Orlando.

Il danno ormai è fatto. E il partito si lecca le ferite sperando in una rivincita alle Politiche. Che per come sta messo il centrosinistra nell’Isola non sarà facile. La classe dirigente di Sicilia Futura è uscita con le ossa rotte. Beppe Picciolo ha preso una valanga di voti a Messina (solo in tre in quella provincia hanno ottenuto più preferenze di lui), rimanendo fuori dall’Ars. Così come due dei tre uscenti di Palermo, i due uscenti di Agrigento (incluso il veterano Michele Cimino), l’ex assessore Gianluca Miccichè, che  a Caltanissetta aveva cercato riparo sotto l’ala del vecchio mentore lasciando Gianpiero D’Alia.

Riuscirà Cardinale a tenersi stretti i suoi in un partito che nella scorsa legislatura si è irrobustito grazie a un trasformismo politico spinto dal vento che soffiava verso sinistra? O il rischio è quello di un progressivo sfaldamento del movimento? Di certo, Cardinale dovrà usare tutta la sua grande esperienza politica e la sua democristiana arte di mediare per gestire questa fase non facile.

In questo contesto, le Politiche alle porte possono fare gioco all’ex ministro. Purché vi si arrivi con un disegno competitivo. Da qui le sferzate post-voto di Cardinale al Pd e il suo richiamo a un’attenzione verso il “centro”.

Già, il centro. O almeno quel pezzo che resta alleato del Pd., E che da qui alle Politiche dovrà trovare un progetto per tornare in Parlamento. Nel weekend i centristi di Pierferdinando Casini hanno fatto il punto a Bologna. La prospettiva sembra quella di attrezzare una lista moderata che si allei col Pd alle Politiche e cerchi di raggiungere il 3 per cento. Qualcosa di speculare a quello che altri centristi (l’Udc di Cesa, Quagliarello, Rotondi, altri pezzi di Scelta Civica) stanno mettendo su nel centrodestra e che oggi sembra più affollato rispetto allo “spazio” moderato di centrosinistra.

Nel nuovo contenitore centrista accanto al Pd potrebbero starci i casiniani (in Sicilia D’Alia e quelli che ancora restano, tra gli altri Ardizzone e Forzese), i De Mita in Campania, i reduci di Scelta Civica, qualche movimento centrista sparso qua e là per l’Italia. E magari pezzi di Alternativa popolare che rischia di finire in brandelli, con mezzo partito che non vuole stare col Pd e ammicca alla destra, e un altro pezzo che ancora guarda a sinistra. Gli alfaniani mettono in conto persino l’idea di andar da soli, ma la solitudine potrebbe essere davvero totale.

E così a Roma si lavora al contenitore moderato (“Italia popolare” è un nome di cui si parla), che potrebbe non limitarsi ai democristiani ma aprirsi ad altri, come il Nuovo Psi e l’Italia dei Valori (che a questo giro in Sicilia sosteneva proprio la lista centrista). Ed è facile immaginare che in questa prospettiva Sicilia Futura sarebbe un interlocutore naturale del progetto. Non a caso nel weekend in un’intervista a La Sicilia il casiniano Gianpiero D’Alia si è detto d’accordo con Cardinale su alcuni punti politici. Il futuro di Sicilia Futura potrebbe incrociare quella strada.Che per quanto appaia in salita può comunque portare al futuro.


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