Saro, che disastro il tuo governo | Ma come attore ci mancherai - Live Sicilia

Saro, che disastro il tuo governo | Ma come attore ci mancherai

Caro ex presidente, è l'ultima lettera al tuo passo d'addio. Auguri di consapevolezza e felicità.

Carissimo Saro, questa è l’ultima lettera

Non sei più presidente e non ci incontreremo più. Tuttavia, come in ogni esperienza politicamente sciagurata al tramonto, c’è sempre il rischio che, nello scorrere dei mesi, la sostanza venga dimenticata, magari per indulgente simpatia. E tu simpatico lo sei davvero, non sei un protervo, sei onesto.

Oltretutto, quando un cattivo presidente della Regione abbandona la scena, è spesso tutto un accorrere con incenso e acquasantiera per dire che – in fondo – non era poi tanto male. E’ un riflesso che nasce, forse, dal sollievo della dissolvenza. Se ne sta andando, no? Perché rompergli ancora le scatole? E da quel sospiro che sottintende: ‘finalmente’ sgorga la tentazione di dimenticare. Ma noi non possiamo scordare, perché non vogliamo ripetere. Te l’immagini, Saro, un altro Crocetta? O un altro Cuffaro? O un altro Lombardo? Te l’immagini, pur nelle differenze?

Caro Saro, tu sei stato una sciagura politica. Lo senti il sospirone di sollievo che accompagna il commiato? Ti è mai venuto in mente che potrebbe anche essere colpa tua? Un consiglio sommesso. Ora che avrai del tempo, scendi di più in strada, bevi qualche caffè con le persone vere, in carne e ossa, non con i cortigiani che stanno già disertando il tuo carro dismesso per apprestarsi a salire su quello del vincitore. E abbraccia chi puoi, a parziale rimborso.

Abbraccia il lavoratore della formazione dai capelli bianchi che – sotto il tuo governo – ha perso il lavoro. Vive a casa con la madre, dividendo la pensione. Il suo unico desiderio, ormai, è la sopravvivenza nella malattia che lo ha colto, il male di chi si sente prosciugato nella dignità.

Abbraccia i pazienti degli ospedali siciliani che si segnano con la croce, quando varcano la soglia di un pronto soccorso e pregano che non ci sia troppa folla, che il medico sia uno bravo, non un raccomandato, che ci sia un infermiere non troppo oberato, che spunti un posto letto, un’anima caritatevole.

Abbraccia, se ti capita, Lucia Borsellino che accettò il posto da assessore che avrebbe dovuto ricusare, tanto era scoperta la manovra che la portò al vertice dell’assessorato alla Salute e che intendeva santificare col turibolo dell’antimafia un governo incapace, sventolando la memoria del padre, per interposta figlia.

Abbracciala, per le parole ferite e terribili che suo fratello Manfredi sillabò davanti al Presidente della ‘Repubblica’, Sergio Mattarella: “Io non credevo che Lucia, dopo ventitré anni dovesse vivere un calvario simile a quello del padre, nella terra che lo ha eletto a eroe”. E Sergio, il Presidente, si innalzò dalla poltroncina presidenziale e fu lui ad abbracciare il ragazzo di Paolo, stringendolo al cuore come se fosse stato suo padre.

Abbraccia i telespettatori – pure quelli di Bolzano di sotto – per i teatrini nell”Arena’ di Giletti, con le tue cifre improbabili, con le tue affermazioni approssimative, col tuo siculiano da comparsa in un film di Pif.

Ecco, Saro, un teatrino era la tua regione bedda e sfigata. Con l’assessore Battiato e l’assessore Zichichi a reggere lo striscione di una rivoluzione impossibile. Il primo ha scritto grandissime canzoni, ma cosa ti faceva pensare che sarebbe stato un buon assessore? Infatti non lo fu. Il secondo chiacchierava del super-mondo per ore, delle sue ricerche, delle sue fantasticherie. E la Sicilia è affondata nel tripudio del superfluo e dell’irrilevante conservati in accattivanti confezioni mediatiche.

Tu non sei l’unica sciagura politica in catalogo, certo. Lo abbiamo scritto. Però, ci hai messo il talento scenografico della fiction del buon governo, la sceneggiatura del nulla, le puntate del niente. Hai offerto le brioches delle telenovele invece del pane della speranza.Tu, interprete, regista e perfino costumista, innamorato dell’inquadratura, tanto che hai cercato di ergerti a protagonista pure nella cerimonia di passaggio di consegne con Nello Musumeci. E quello ti ha gelato: “Auguri di buon riposo”.

Ora te ne vai, finalmente, Carissimo Saro. Questa è l’ultima lettera. Ti auguriamo ogni bene e ogni felicità. Il presidente che eri non sarà rimpianto. Ma come attore ci mancherai.

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI