La cupola dei Mazzei |Raffica di condanne - Live Sicilia

La cupola dei Mazzei |Raffica di condanne

La sentenza del processo, rito abbreviato, scaturito dall'inchiesta Target.

CATANIA – Una nuova condanna per Nuccio Mazzei. I vari processi che vedono alla sbarra il capo dei “Carcagnusi” si stanno chiudendo con sentenze pesantissime. A un anno di distanza arriva la conclusione del processo di primo grado, rito abbreviato, scaturito dal blitz della Squadra Mobile denominato Target. Poche ore fa il Gup Giancarlo Cascino ha letto il dispositivo nell’aula bunker di Bicocca. L’indagine ha portato a fotografare i nuovi equilibri del gruppo durante la latitanza del boss Nuccio Mazzei e dopo la sua cattura. Alcuni mesi di intercettazioni e di pedinamenti hanno permesso di ricostruire l’organigramma criminale e di inchiodare i personaggi più fidati del “Carcagnusu”, come Carmelo Occhione, Carmelo Giusti e Giuseppe Cardì.

Il Gup Giancarlo Cascino ha condannato Nuccio Mazzei a 12 anni. Pena più pesante per Carmelo Occhione che aveva una posizione di primissimo piano nella cupola dei Carcagnusi. Sono 15 gli anni inflitti dal giudice per il boss che durante la latitanza del capomafia avrebbe mantenuto i contatti anche con gli altri clan. Un ruolo che fa ben comprendere il potere che aveva all’interno della cosca di Cosa nostra: Occhione sarebbe stato al vertice del gruppo dei catanesi (quello del Traforo, via Belfiore a San Cristoforo). La squadra di Lineri invece sarebbe stata “diretta” da Giovanni Motta, processato con il rito ordinario. Il Gup Cascino ha comminato condanne non certo leggere agli altri due uomini di fiducia del boss considerata la riduzione già prevista nel giudizio immediato. Carmelo Giusti è stato condannato a 11 anni e mesi, Giuseppe Cardì, invece, a 10 anni e 4 mesi.

L’inchiesta, coordinata dai pm Rocco Liguori e Giuseppe Sturiale della Dda di Catania, ha permesso anche di ricostruire la mappa delle estorsioni e di fare luce su alcuni colpi e rapine messe in segno dai “Carcagnusi” anche fuori dai confini catanesi. Alla sbarra anche due donne: la moglie del capomafia Enza Scalia e Gioacchino Fiducia. Quest’ultima, accusata di concorso esterno e falso, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella latitanza di Mazzei. Nel covo la Squadra Mobile ha trovato un documento con la foto della moglie di Mazzei e nome e cognome di Gioacchina. E’ la carta di identità usata per la stipula del contratto di locazione della villetta di Ragalna, che era diventata il nascondiglio dell’ex latitante. Fiducia è stata condannata a 4 anni e 8 mesi. Enza Scalia, accusata di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, è stata condannata a 2 anni. La pena però è stata sospesa.

Ha scelto il rito abbreviato anche Rosario Seminara, una sorta di custode delle armi dei Carcagnusi. Nel 2015, nel corso delle indagini, è stato arrestato perché nella parete della sua casa a San Cristoforo i poliziotti trovarono un vero e proprio arsenale.

LE CONDANNE – Giuseppe Barbagallo, 11 anni e 4 mesi, Vito Danilo Caputo, 2 anni 8 mesi e 2000 euro di multa, Giuseppe Cardì, 10 anni e 4 mesi, Gioacchina Fiducia, 4 anni e 8 mesi, Carmelo Giusti, 11 anni e 4 mesi, Carmelo Grasso, 10 anni e 8 mesi, Salvatore Guglielmo, 8 anni e 8 mesi e 8 mila euro di multa, Sebastiano Mazzei, 12 anni, Carmelo Occhione, 15 anni, Enza Scalia, 2 anni (pena sospesa), Rosario Seminara, 12 anni e 4 mesi e 10 mila euro di multa (riconosciuta continuazione con un’altra sentenza definitiva), Francesco Spampinato, 3 anni.


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