Immigrazione, povertà, disabilità |Le politiche sociali a convegno - Live Sicilia

Immigrazione, povertà, disabilità |Le politiche sociali a convegno

Massimo Rizzuto

Verrà presentata alla Gam il 24 novembre il progetto pilota di collaborazione Università-Comuni.

PALERMO – Immigrazione e povertà sono problemi lasciati spesso all’iniziativa dei singoli comuni, che a volte non hanno risorse né conoscenze sufficienti per un’azione efficace. Partendo da questa constatazione è nato un progetto, il Piano regionale multiazione, che coinvolge le tre università siciliane e prevede che gli atenei mettano a disposizione le proprie risorse per aiutare le pubbliche amministrazioni. Il progetto, che sarà presentato venerdì 24 novembre a Palermo alla Galleria d’arte moderna, è il primo di questo tipo in Italia.

A spiegare l’iniziativa è Massimo Rizzuto, uno dei coordinatori del progetto: “Molto spesso i fondi europei per l’immigrazione o per altri ambiti vengono persi, perché i comuni non hanno le competenze necessarie a scrivere i progetti, a gestirli e a rendicontarli”. La soluzione, dice ancora Rizzuto, è stata trovata pensando un nuovo ruolo per le università: “Finora le università non si sono mai occupate di pianificazione e progettazione insieme alle pubbliche amministrazioni. Oggi invece condividono con gli enti incaricati di elaborare politiche pubbliche, come comuni e regioni, un processo in due parti: pianificazione, ovvero raccolta di dati per rispondere a un bisogno concreto, e la creazione di reti e network con altri soggetti, sia pubblici che privati”.

È così che è nato il Piano regionale multiazione, che usa risorse del Fondo attivo migrazioni e integrazione per favorire l’ingresso di migranti nel mondo del lavoro: “È un progetto che favorisce l’uscita dei migranti dalla dimensione dell’assistenzialismo – dice Rizzuto – la principale risorsa dell’integrazione infatti è il lavoro. Si spende tanto in attività di integrazione, ma noi vogliamo attivare un percorso efficace, e i soggetti migranti spesso hanno professionalità che possono essere condivise, al contrario della percezione comune che li vede incapaci di svolgere qualsiasi attività. Molti di loro – conclude Rizzuto – hanno un vissuto e una capacità professionale significativa, e infatti il nostro progetto è proprio quello di certificare le loro competenze”.

In questo disegno, dunque, le università diventano non solo l’istituzione da cui passa il dialogo tra diversi enti, ma anche fornitori di servizi a costo zero per le pubbliche amministrazioni: “Per ogni progetto l’università – dice ancora Rizzuto – costruisce un progetto con il comune, che si assume il ruolo di ente capofila e viene affiancato dall’università per la rendicontazione, il monitoraggio delle attività e interfacciandosi con i soggetti che erogano i fondi. Noi, come università, facciamo ad esempio molti report sulla povertà, molto dettagliati, mentre i comuni non hanno i dati e non riescono a pianificare. Da oggi, con questo progetto pilota, è possibile fare in modo che l’università lavori per i comuni”.

 


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