La "guerra fredda" per lo spaccio |Le tensioni tra i Nizza e i Cappello - Live Sicilia

La “guerra fredda” per lo spaccio |Le tensioni tra i Nizza e i Cappello

Fino a qualche tempo fa il clima era infuocato tra San Cristoforo e San Giorgio.

CATANIA – Scorazzavano a bordo degli scooter, armi ben in vista, tra le stradine di San Cristoforo o in alcune zone di San Giorgio. I soldati dei Nizza avrebbero avuto l’ordine di lanciare un messaggio, chiaro e inequivocabile, a Massimiliano Salvo, U Carruzzeri, capo del clan Cappello. Fino a un anno fa i due clan si contendevano il controllo dello spaccio a Catania. Poi sono arrivati due blitz: Polaris e Penelope, che hanno azzerato il clan Cappello dai vertici ai soldati e il gruppo di spaccio di via Stella Polare. Quest’ultima piazza era gestita da Salvatore Nizza, detto Mpapocchia, rampollo della famiglia di narcotrafficanti (Daniele, Giovanni,  Andrea e il pentito Fabrizio).

La droga è l’affare illecito che permette, in modo sicuro, di fare cassa. Più piazze gestisci, più soldi arrivano nelle tasche della malavita. Nei diversi processi in corso a Catania gli ex picciotti di Librino, come Salvatore Cristaudo e Angelo Bombace, hanno raccontato delle spedizioni organizzate da Andrea Nizza. I soldati in sella a motorini e scooter a farsi vedere da Massimiliano U Caruzzeri. L’avvertimento era chiaro: lasciar perdere ogni ambizione di mettere le mani nelle piazze di spaccio dei Nizza. La latitanza di Andrea, forse, aveva solleticato i Cappello che avrebbero potuto approfittarne per prendere nuovi spazi. Come avevano fatto i Nizza nel 2009 dopo il blitz Revenge che aveva smantellato i Carateddi, frangia armata dei Cappello. In poche notti i boss di Librino avevano messo le mani nelle principali roccaforti dello spaccio di Sebastiano Lo Giudice, oggi al 41 bis e all’epoca vertice dei Carateddi.

Salvatore Nizza finisce in gattabuia a novembre. Un anno fa. Le indagini cristallizzarono quello che accadeva nella via di San Cristoforo dove sorge la sua casa, finita anche sotto sequestro da parte della Dia. Pochi mesi prima la Squadra Mobile aveva sequestrato un arsenale da guerra in via Biagio Pecorino, dove i Cappello e i Santapaola si spartiscono il territorio. Una riserva di fuoco, che forse, era stata preparata per poter essere pronti ad affrontare una guerra, che fortunatamente non c’è stata. Forse perché a gennaio Andrea Nizza è stato catturato e pochi giorni dopo il clan Cappello completamente annientato. Che dietro queste armi (c’era anche una pistola dotata di silenziatore) ci fosse il controllo del mercato della droga è quasi certo: in quei garage gli agenti trovarono anche le scorte di cocaina. 

 

 

 

 


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