"Assunta al Miur? Era maestra..." | Monterosso, le stoccate di Albo - Live Sicilia

“Assunta al Miur? Era maestra…” | Monterosso, le stoccate di Albo

Durissimo atto d'accusa del Procuratore regionale (nella foto): nel "mirino" i titoli della dirigente.

Corte dei conti
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PALERMO – L’atto d’accusa è durissimo. E alcuni passaggi contenuti nell’invito a dedurre inviato a ex governatori ed ex assessori, sono più duri degli altri. Il procuratore regionale della Corte dei conti Gianluca Albo, nel documento che equivale, di fatto, a un “avviso di garanzia” ai componenti di vecchi governi per le nomine di Patrizia Monterosso a Segretario generale non risparmia stoccate alla burocrate (che non è tra gli ‘invitati a dedurre’). Critiche molto aspre legate soprattutto alla “consistenza” dei titoli nel curriculum della dirigente che da anni è a capo delle pubblica amministrazione siciliana.

Intanto, la Monterosso viene identificata come una persona di fiducia della politica. Un legame che avrebbe spinto, secondo la Procura contabile, presidenti della Regione e assessori ad alcuni atti illogici o addirittura illeciti. C’è, infatti, secondo il Procuratore, un principio che “la parte politica dell’amministrazione – si legge nell’invito a dedurre – tende a rimuovere per ottenere la prevalenza dei propri desiderata fiduciari sul rigore normativo”. Il principio ‘rimosso’ sarebbe semplice: bisogna verificare la presenza in “tutti i ruoli” della pubblica amministrazione (quindi anche tra i funzionari direttivi), prima ancora di rivolgersi all’esterno, di persone in grado di ricoprire quello specifico incarico.

Bisogna cioè dimostrare “l’insussistenza di persona di particolare e comprovata qualificazione professionale” all’interno della pubblica amministrazione. Controlli che non sarebbero stati svolti così come la legge imporrebbe. Le giunte di Lombardo e Crocetta si sarebbero limitate “a verifiche preventive di comodo, tali dovendosi ritenere le verifiche di professionalità svincolate da adeguata pubblicità e dai rigorosi limiti di legge”.

Come detto, poi, i magistrati contabili entrano nel merito dei titoli della Monterosso. Per la Procura infatti la “formazione culturale e professionale della dottoressa Monterosso” non era “connotata da quelle peculiarità tali da giustificare il ricorso alla nomina di un soggetto esterno, consentito in presenza di personalità di spicco per titoli culturali ovvero per esperienze manageriali pregresse”. I titoli accademici della dirigente, ad esempio, ossia la laurea in Filosofia, un dottorato di ricerca in Filosofia e un assegno di ricerca non sarebbero “inerenti all’incarico”. E tra i titoli ecco anche quelli ai quali la giunta di Lombardo faceva riferimento parlando di assunzione al Ministero dell’istruzione, università e ricerca. “Meno comprensibile – incalza il procuratore in questo caso – la valorizzazione dell’assunzione a tempo indeterminato della dottoressa Monterosso presso il Miur, che si risolve in una assunzione nel ruolo di docente di scuola primaria (maestra elementare) incarico di grande rilevanza sociale ma all’evidenza sprovvisto di elementi valorizzabili nella scelta dell’incarico apicale tra tutti i dirigenti della Regione siciliana”.

Titoli non sufficienti, quindi, secondo il Procuratore e che non sarebbero stati arricchiti nemmeno nel corso degli anni successivi a quel 2010 in cui venne verificata l’insussistenza dei titoli per svolgere il ruolo dirigente generale esterno. E Albo lo ribadisce con una durissima stoccata: nel curriculum della dirigente non sono rintracciabili, per il magistrato, nuovi e decisivi requisiti utili a sostenere quella nomina “tali non potendosi ritenere, quanto meno ad avviso di questa Procura regionale, – scrive il Procuratore – l’intervento di una condanna per colpa grave ad euro 1.279.007,04 per danno erariale commesso nella qualità di dirigente generale responsabile della formazione professionale in pregiudizio della Regione siciliana”. Il riferimento è alla vicenda degli extrabudget che nel frattempo era giunta alla condanna in appello. Pochi mesi prima che Crocetta, nonostante anche questa condanna, decidesse di mantenere la dirigente sulla poltrona più alta della burocrazia siciliana.


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