"Questo compito fa ridere" | Ma con i soldi si risolveva tutto - Live Sicilia

“Questo compito fa ridere” | Ma con i soldi si risolveva tutto

Il porto di Palermo

Inchiesta per corruzione alla Direzione marittima di Palermo. Le correzioni svelate dalle microspie.

PALERMO – I finanzieri li hanno pedinati per mesi. Sono stati intercettati persino mentre correggevano i compiti e interrogavano i candidati. Duri con chi non era sotto la loro protezione. Di manica larghissima con chi aveva pagato per superare gli esami.

Nello spaccato che emerge dalle indagini del Gico della Polizia tributaria e della Capitaneria di Porto, ancora una volta, è la meritocrazia la grande sconfitta. Su richiesta del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Francesco Gualtieri il giudice per indagini preliminari Wilma Mazzara ha emesso dodici ordinanze di custodia cautelare.

Per diventare primo ufficiale di macchina o di coperta i candidati dovevano ottenere un’abilitazione. I corsi di formazione si svolgevano in via Francesco Crispi nella sede dello “Studio De Santis” accreditato presso il ministero dei Trasporti.

Il banco è saltato quando un candidato nel 2016 ricevette la telefonata di Leonardo Busalacchi, impiegato civile della Direzione marittima di Palermo: “… sai come funzionano queste cose in commissione ci siamo noi ed un altro, tra di noi non ci mettiamo i bastoni tra le ruote sino ad ora chi ha partecipato al corso non ha mai avuto problemi… “.

Il corso era quello dello “Studio De Santis”, dove il capitano superiore di lungo corso Giovanni Paterna incontrava i candidati ai quali anticipava gli argomenti su cui sarebbero stati successivamente interrogati: “… di pianificazione che sapete?… lasciate stare siete asciutti… e allora allora cos’è che sapete voi?… forza …andiamo al contrario… avanti… aspettate due minuti che vengo… scrivete uno per uno e l’altro quello che voi sapete di più, convenzione internazionale”. Non era certo una coincidenza che le domande si sarebbero poi concentrate sugli argomenti concordati. Paterna, per evitare rischi, se li appuntava in un foglio di carta che tirava fuori il giorno dell’interrogazione.  

Bisognava pagare in cambio della certezza che non sarebbero stati messi in difficoltà all’esame. “… mi dica chiaramente quant’è perché io ho portato qualcosa”, diceva un candidato a Paterna, che rispondeva: “… dammi i soldi che hai portato… quanto hai portato?” “Duemila”, era la risposta: “Ci siamo, la possiamo chiudere così?”. Paterna non era convintissimo: “… e poi, se eventualmente gli aggiungeremo qualche oltre cinquecento euro punto”.

Con i soldi l’esame sarebbe filato liscio. “Sono il vostro papà io… ricordatelo questo qua….”, diceva il direttore di macchina Giuseppe Tarantino, pure lui indagato. Non era l’unico ostacolo da superare. C’era anche la temuta prova di inglese. E qui sarebbe entrata in gioco la professoressa di inglese Alessandra Schirò, docente al Nautico e membro esterno della commissione esaminatrice della Direzione marittima. Fu lei a dire: “Allora… io parto dal principio che su cinquanta candidati almeno trenta me li hanno raccomandati gli altri venti me li raccomando io”.

Erano quelli a cui la prof seguiva privatamente. Prendeva venti euro a lezione per preparare i ragazzi, nei confronti dei quali avrebbe avuto più di un occhio di riguardo al momento della correzione dei compiti. Solo che anche il momento della correzione è stato intercettato. A volte lo stesso presidente della commissione Giosuè Messina, pure lui indagato, diceva a Schirò: “Alessà questo compito se qualcuno lo legge si mette a ridere… lo vuoi leggere questo compito?”. Schirò non voleva sentire ragioni: “Vabbè, riderà di me non di te a sto punto… va”. Messina insisteva:“Alessà leggiti questo compito”. E la prof ribadiva: “Escludo qua… eventualità di cambiare il voto, poi può darsi pure che il compito faccia schifo”. Messina: “… cioè… appena… se viene un controllo…”. Schirò: “… facciamolo venire il controllo… facciamolo venire e gliene darò conto io, che sono la professoressa d’inglese qua dentro, facciamolo venire, perché forse è il momento di farlo venire…”. Il presidente: “Alessandra perché dobbiamo inclinare qua il rapporto sereno che ci abbiamo avuto…”. Schirò: “… perché il rapporto sereno si ottiene con il rispetto reciproco …”.

Il botta e risposta proseguiva: “Ma secondo te questo è un compito buono?… tre righi ci sono qua, leggi… questo scrive regolamento invece di regola… ma se tu dici la regola 7 e dici il regolamento 7 è italiano?, è la stessa cosa tradurre la regala 7 e il regolamento 7…” ; “… e allora ti dirò di più mi hanno chiesto durante gli esami regola o regolamento lo stesso?… io ho detto si, il vocabolario li dà come sinonimi, se tu vuoi scrivere un vocabolario scrivilo, e ne riparliamo”; “Vabbe’ dai correggiti questo compito”.

Alla fine i controlli sono arrivati davvero. E sono finiti tutti sotto inchiesta. I finanzieri hanno fatto emergere un sistema basato sulla corruzione. I marittimi ottenevano l’abilitazione pagando una cifra compresa fra mille e tremila euro.


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