Contratto, assunzioni e ospedali | La protesta dei medici siciliani - Live Sicilia

Contratto, assunzioni e ospedali | La protesta dei medici siciliani

Corteo del Cimo, sciopero anche delle altre sigle: "Vogliono smantellare il sistema pubblico"

PALERMO – Vecchi contratti e perdita di risorse: i medici radunati davanti all’assessorato regionale alla Sanità protestano per i tagli sempre più frequenti e per il trattamento sempre peggiore riservato agli addetti ai lavori. L’occasione è la mobilitazione nazionale che questa mattina ha visto manifestazioni davanti a tutte le sedi dirigenziali italiane. Ma in Sicilia c’è anche un nuovo assessore, Ruggero Razza, a cui i camici bianchi vogliono sottoporre i propri problemi, e a cui chiedono la risoluzione di nodi organizzativi e di gestione che si sono accumulati negli ultimi anni.

Al centro della contestazione il rinnovo dei contratti, fermo al 2009: secondo una nota del sindacato Cimo, al nuovo contratto dei medici non sarebbero state destinate risorse economiche sufficienti, ma si sarebbe invece deciso di “definanziare il Sistema sanitario nazionale non consentendo alle strutture pubbliche di garantire i livelli essenziali di assistenza e negando ai cittadini l’adeguato accesso alle cure”. L’erosione delle risorse destinate alla sanità è alla base, per il sindacato dei medici, di un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro: “Sono state bloccate nuove assunzioni e ci sono sempre più medici precari – dice Angelo Collodoro, della segreteria regionale siciliana del Cimo – ci troviamo sempre più spesso con reparti in cui l’organico è ridotto e i medici fanno gli straordinari. Si fa appello al senso di dedizione dei medici verso la professione, ma turni troppo serrati possono causare stanchezza ed errori”.

Un drenaggio di risorse che per Riccardo Spampinato, segretario nazionale della Cimo presente alla manifestazione siciliana, risponde a un disegno preciso: “Credo che ormai sia sotto gli occhi di tutti la volontà di liberare lo Stato dal peso della sanità pubblica. Questo è dimostrato dal fatto che una grande percentuale di attività a media e bassa intensità vengono ormai destinate al privato. Il 30 per cento della spesa sanitaria in servizi privati, oggi, viene dalle tasche dei pazienti, ed è anche ovvio: quando un paziente va in un ospedale e trova code di mesi per esami urgenti è ovvio che si sposti sul privato”. Questa spesa in servizi privati o convenzionati è, per Spampinato, indotta da una mancata risposta da parte del servizio pubblico: “I nostri strumenti di lavoro sono obsoleti e non si capisce perché alcuni strumenti diagnostici debbano funzionare a tempo limitato. Tutto questo ricade sul cittadino”.

Alle questioni nazionali il Cimo Sicilia affianca quelle regionali. “Vogliamo richiamare l’attenzione dell’assessore Razza – dice Collodoro – perché accanto ai problemi di tutti i colleghi italiani noi scontiamo anche altri nodi: non abbiamo ancora una rete ospedaliera regionale, e senza direttive chiare da parte dell’assessorato la sanità siciliana sta diventando un far west in cui ciascun direttore generale può gestire la propria Asp in modo autoreferenziale”. Collodoro chiede chiarezza anche sui medici precari: “Il nuovo assessore deve dirci in che modo intende applicare la legge Madìa per la stabilizzazione dei precari nelle pubbliche amministrazioni”.

Non era in piazza davanti all’assessorato regionale la Cgil medici, che però ha aderito alla protesta nazionale. “Non eravamo all’assessorato perché sul rinnovo dei contratti la competenza è del governo nazionale – dice Renato Costa, segretario della Cgil Medici – quello che voglio sottolineare è che in questo momento è in corso un vero attacco al servizio sanitario nazionale attraverso i medici”. Per Costa, il blocco degli stipendi ha lo scopo di dirottare i migliori professionisti sul settore privato: “Ci troviamo nella condizione in cui il medico è incentivato a svolgere attività all’esterno del servizio pubblico: viene pagato di meno ma gli si permette di esercitare attività esterne e al tempo stesso di occupare posizioni apicali nelle strutture pubbliche. Quello che noi proponiamo invece è un ritorno al ruolo unico all’interno del sistema sanitario nazionale – conclude Costa – incentivando i medici a stare dentro con un sistema che fa arrivare i medici a incarichi apicali solo se lavorano in esclusiva per ospedali pubblici”.


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