Marchio, giocatori e diritti tv | "Perché il Palermo non fallirà" - Live Sicilia

Marchio, giocatori e diritti tv | “Perché il Palermo non fallirà”

Maurizio Zamparini

Ecco la consulenza con cui la società di viale del Fante cerca di dimostrare la solidità dei conti.

PALERMO – “I conti sono a posto”, ha detto nei giorni scorsi il presidente Giovanni Giammarva. La società è solida. E non c’è alcun rischio di insolvenza. L’Us Città di Palermo è certa, carte alla mano, di non meritare il fallimento. L’ottimismo dei vertici di viale del Fante si basa sul contenuto della superperizia consegnata al giudice fallimentare del Tribunale, Giuseppe Sidoti.

La questione ruota soprattutto attorno alla cessione della Mepal. Il 26 giugno 2014 l’Us Città di Palermo conferisce a Mepal, amministrata dal figlio di Maurizio Zamparini, Diego Paolo, e partecipata al 100% dalla stessa società, il ramo di azienda per il merchandising. Il marchio viene valutato 23 milioni di euro. Cifra che scende a 17 milioni considerato il debito con Unicredit per il contratto di lease back del marchio. Il 30 giugno 2016 l’Us Città di Palermo vende tutte le partecipazioni di Mepal ad Alyssa, società lussemburghese riconducibile alla famiglia Zamparini. Il prezzo è fissato a 40 milioni di euro. Solo che, secondo i pm, Alyssa non ha onorato la prima rata, scaduta il 30 giugno 2017. Sarebbe la prova di un’operazione solo fittizia per fare quadrare i conti.

Una circostanza smentita dai periti del Palermo. Inizialmente Alyssa si era impegnata a pagare in tre rate, di cui la prima, è vero, scaduta il 30 giugno 2017. Con un accordo successivo, però, i pagamenti sono stati posticipati al 30 maggio 2018 e al 30 giugno 2019. Dunque, nessuna scadenza saltata.

Secondo i pm, Alyssa non avrebbe neppure la solidità economica per onorare il debito. Anche questo punto viene contestato dai consulenti della società. A garantire per Alyssa è intervenuta, infatti, un’altra società dello stesso Zamparini, la Gasda spa, la grande scatola che contiene tutte le attività del gruppo che fa capo all’imprenditore friulano: dal golf all’agricoltura, dagli interessi immobiliari a quelli finanziari. E in ogni caso non si può non tenere conto del fatto che, qualora saltasse l’accordo, il marchio continuerebbe ad avere un suo valore. Per altro, secondo i consulenti di parte, non si è tenuto conto dei diritti televisivi collegati al marchio stesso.

I consulenti di Zamparini dissentono dalla svalutazione del parco giocatori. Ritengono che valga 43 milioni di euro e non i 23 stimati dal perito dell’accusa. Una stima che non avrebbe tenuto conti dell’aumento di valore di calciatori come Rispoli, Cionek, Jajalo e soprattutto Nestorosky che da soli garantiscono una plus valenza di quasi 15 milioni di euro. Inoltre non sarebbe stato preso in considerazione il valore di alcuni calciatori, probabilmente perché provenienti dal vivaio. È il caso di Simone Lo Faso che viene inserito nell’elenco dei giocatori ceduti. Ed invece si tratta di un prestito per 300 mila euro con diritto di riscatto in favore della Fiorentina fissato a 2 milioni e 700 mila euro. Soldi che non sarebbero stati considerati dall’accusa. Proprio il parco giocatori rappresenta la forza della società che escluderebbe la prospettiva di avere flussi di cassa negativi in futuro. L’eventuale cessione di calciatori potrebbe portare liquidità.

Altra contestazione riguarda i 9 milioni di debiti tributari. Il Palermo risponde di avere sempre pagato tutte le rate dei piani di ammortamento concordati con il Fisco. Lo dimostra il fatto che dei 9 milioni iniziali ne sono stati già pagati due milioni e mezzo. A meno che “il ricorso ai piani di ammortamento di per sé non sia indice di insolvenza”. Proprio venerdì scorso sono stati chiusi tutti i contenziosi con l’Agenzia delle Entrate e non ci sarebbe un solo euro di debito fiscale scaduto.

Non è vero infine che la revoca del fido da 2 milioni e mezzo da parte di Unicredit sia l’indice dello stato di insolvenza. La revoca, si legge nella consulenza di parte, nasceva dal pignoramento da parte di Pencil Hill con cui fu poi raggiunto un accordo transattivo, di cui l’istituto di credito non avrebbe tenuto conto. Non a caso la “Centrale Rischi” ha certificato che “l’Us Città di Palermo ha numerose fonti di accesso al credito e non presenta rischi di insolvenza”. Neppure la voce dei debiti nei confronti dei procuratori sarebbe veritiera. Si tratterebbe di debiti non reali “visto che è prassi consolidata il ricorso alla rateizzazione delle somme dovute”. Un sorta di compensazione dare-avere aggiornata ogni qualvolta si registri la compravendita di un giocatore.

Da viale del Fante nessun commento ufficiale. Trapela, però, ottimismo. Nessun creditore si è fatto avanti, la trattativa con Cascio prosegue, la squadra è prima in classifica e tornare in serie A significherebbe nuovi introiti milionari.

Alla perizia di parte hanno lavorato gli avvocati Francesco Pantaleone, Francesca Trinchera, Gaetano Terracchio, Francesco Paolo Di Trapani, Nicola De Renzis e Lorenzo Stanghellini (docente di diritto commerciale alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze) e i periti Ribolla e Ferriani. Sono loro ad essere convinti di potere dimostrare che i conti del Palermo sono sani. Il 16 dicembre la prossima udienza.


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