Il centro sportivo abbandonato |È costato un milione di euro - Live Sicilia

Il centro sportivo abbandonato |È costato un milione di euro

I ragazzi di Bronte: "Un peccato, uno spreco".

Viaggio tra le incompiute
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BRONTE – Doveva servire a valorizzare la periferia e invece è diventato simbolo di degrado e abbandono. È il centro sportivo che a Bronte campeggia in contrada Sciara Sant’Antonio attorniato da complessi residenziali di recente costruzione e tra questi anche la nuova caserma dei Carabinieri. Un campo da calcio e una pista di pattinaggio completi di fari per l’illuminazione, rete e barriere di contenimento laterali, e due strutture in legno, una con all’interno grandi vasche di riserva, l’altra adibita a spogliatoi dotati di docce, bagni, stanze e sistemi di climatizzazione pronti ad accogliere i ragazzi che avrebbero fatto vivere la struttura. 985 mila euro, di cui 850 mila finanziati dal Ministero dell’Interno e la restante parte a carico del Comune, per realizzare una struttura collaudata e consegnata a metà 2015, pronta di tutto punto a realizzare lo scopo per cui era nata, ma ad oggi invece completamente vandalizzata e diventata terra di nessuno.

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Pali della luce divelti, quadri elettrici aperti e accessibili a tutti se non addirittura con fili staccati e pendenti. Reti delle porte di calcio ridotte ormai ai minimi termini, spazzatura ai lati interni ed esterni del campo, la cui porta è sempre aperta, testimonianze di partite giocate e tifo vissuto. Ma è nelle strutture in legno che lo scenario si fa ancora più desolante. Serrature e rubinetterie distrutte, finestre e porte aperte, vetri inesistenti o rotti, graffiti di ogni sorta, bagni e docce vandalizzati diventati vere e proprie pattumiere, infissi che ancora portano i segni del rogo sviluppatosi poco tempo fa e a terra cenere, spazzatura e tracce di vite che da lì sono passate trascinandosi come fantasmi. Ed ecco che sparsi sul pavimento si distinguono allora maglioni bruciacchiati, infradito dimenticate, stracci che per alcuni sono stati giaciglio.

Una cattedrale in un deserto fatto di case i cui residenti, giorno e notte, hanno sempre di fronte una struttura utilizzata a volte per qualche partita autorizzata o per svolgervi le ore di educazione fisica degli studenti, ma in cui a farla da padrone sono gruppi di ragazzi che negli anni hanno ridotto il centro allo stato in cui si presenta tuttora. E se sui social non mancano video, post e foto di denuncia da parte di normali cittadini indignati per l’incuria e il degrado in cui versa la struttura, parlando con chi in quella zona vive c’è anche chi confessa di non riuscire più ad affacciarsi dai balconi che danno sulle strutture in legno per via dei ragazzi e delle ragazze che si radunano sia fuori che al loro interno, soprattutto in estate e nel fine settimana, tra schiamazzi dai contenuti spesso irripetibili e più o meno indistinti passaggi di bocca in bocca e di mano in mano.

“È un peccato. Sono soldi persi”. A dirlo sono quegli stessi giovani che per caso capita di incontrare mentre, tra una foto e l’altra, arrivano in quello che per loro è ormai un luogo di incontro. “Dove andiamo? Non c’è niente. Almeno qui ti ripari”. Sono loro stessi a fare da ciceroni tra le stanze fatiscenti, descrivendo con l’amaro in bocca il lento degrado che negli anni ha colpito il loro ritrovo e rivendicando di non generalizzare parlando di giovani ma di fare un giusto distinguo tra chi ha cercato di preservare il bene e chi invece è andato lì per distruggere. E accompagnati dai loro racconti il giro assume un valore tutto diverso. Se all’inizio infatti il problema era la cartaccia buttata a terra da coetanei lì di passaggio, per cui “dicevamo di non farlo, ma alla fine pensavamo noi a raccoglierla, perché qui ci venivamo e volevamo tenere pulito”, a poco a poco il degrado ha assunto ben altre forme non più recuperabili. Gli aneddoti si succedono, dall’incontro fortuito e ravvicinato con alcuni extracomunitari intenti a dormire in quelle stanze, alle perdite di acqua che stavano raggiungendo i fili scoperti e la prontezza nell’andare a chiudere il contatore generale fino alla rottura degli ultimi vetri con qualcuno che si è fatto pure male. Spontaneo rivolgere a loro la domanda che più di tutte attanaglia la gente del posto, ma la risposta è secca. Spinelli capita, ma spaccio no.

“In memoria di Matteo Galati amico indimenticato e indimenticabile”. Sul muro d’ingresso della struttura di destra lo sguardo si posa su questa scritta. I ragazzi ricordano ancora la storia di quel tredicenne brontese morto una sera d’estate di sette anni fa, accoltellato per un diverbio da un ragazzo poco più grande. “Avevamo detto di non toccare almeno questa targa e invece…”. Il mormorio rammaricato del gruppo aumenta, mentre una mano si alza ad indicare l’angolo inferiore destro che qualcuno ha strappato via. “Dovrebbero fare qualcosa, altrimenti è tutto inutile. Anche se lo aggiustano, se non lo danno in gestione a qualcuno, verrà nuovamente distrutto”. Sono loro, poco più che adolescenti, incapaci di trovare una spiegazione al perché ad oggi una struttura del genere non sia mai stata gestita, tutelata e utilizzata, a parlare di gestione e gare d’appalto, nel tentativo di cercare una soluzione per il recupero di un bene nato per loro e sentito ormai loro. E proprio di questo si è tornato a parlare ultimamente. A quanto sembra, infatti, si starebbe ultimando l’iter che porterà il Comune ad affidare la struttura, ma non essendo riusciti a contattare il sindaco, Graziano Calanna, che detiene anche la delega allo sport, manca ancora l’ufficialità.

 

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