Mafia militare e il "salto finanziario" |La cupola dei Cappello alla sbarra - Live Sicilia

Mafia militare e il “salto finanziario” |La cupola dei Cappello alla sbarra

Il processo scaturito dall'operazione Penelope si è diviso in due tronconi.

udienza preliminare
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CATANIA – Udienza preliminare ieri a Bicocca del processo (cosiddetto) Penelope, scaturito dalla maxi inchiesta che lo scorso gennaio ha totalmente azzerato la cupola militare e imprenditoriale del clan Cappello di Catania. Il processo si è diviso in due tronconi: il 28 febbraio 2018 proseguirà davanti al Gup (ancora da nominare) il procedimento per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, mentre il 24 febbraio si aprirà davanti alla IV sezione penale del tribunale di Catania il processo ordinario per gli imputati rinviati a giudizio dal Gup Santino Mirabella.

Gli atti dell’indagine Penelope sono composti da decine di faldoni: intercettazioni, video, informative, verbali di collaboratori di giustizia. La Squadra Mobile è riuscita ad azzerare la cupola della cosca criminale, che nel 2009 aveva tentato di ingaggiare una guerra contro i Santapaola-Ercolano. Tra i nomi degli imputati anche il patriarca Turi Cappello, da tempo detenuto in carcere al 41 bis, che però attraverso la sua storica partner Maria Rosaria Campagna sarebbe riuscito a mantenere le redini dell’organizzazione criminale che porta il suo nome (i due sono stati rinviati a giudizio). Gli investigatori della Squadra Mobile – coordinati dalle pm Antonella Barrera e Tiziana Laudani – hanno ricostruito l’organigramma della cosca, azzerando vertici, responsabili operativi e soldati. I nomi dei boss di spessore sono quelli di Salvatore Lombardo, detto “u ciuraru” e Massimiliano Salvo, detto “U Caruzzieri”.  Le telecamere dei poliziotti hanno immortalato summit e incontri organizzativi che si sono svolti tra il 2014 e il 2015.

Il clan Cappello voleva fare il salto finanziario.  La cosca, infatti, grazie alla figura di Giuseppe Guglielmino, titolare di diverse aziende nel settore dei rifiuti e organico al clan, sarebbe riuscita – secondo le prove raccolte dalla Squadra Mobile –  a infiltrarsi nel sistema degli appalti arrivando anche ad aggiudicarsi gare fuori dai confini della Sicilia e conquistando i territori “governati” dalle ‘ndrine calabresi.

I nomi degli abbreviati. Calogero Giuseppe Balsamo, Massimiliano Balsamo, Salvatore Balsamo, Giovani Bruno, Sebastiano Calogero, Andrea Cambria, Alessandro Castiglione, Andrea Ciravolo, Carmelo Di Mauro, Orazio Di Mauro, Roberto Ferri, Carmelo Gianninò, Giovanni Gerace, Domenico Greco, Giuseppe Guglielmino, Balahassen Ranchi, Carmelo Licandro, Giuseppe Salvatore Lombardo (Salvuccio u ciuraro), Giuseppe Palazzolo, Gaetano Passalacqua, Michelangelo Pennisi, Giuseppe Piro, Giovanni Matteo Privitera, detto “Peri i iaddina”, Giuseppe Raffa, detto “Pippo ‘ntacca”, Fabio Rafa, Antonio Fabio Rapisarda, Giuseppe Ravanesci, Claudio Calogero, Rindone, Massimiliano Salvo, detto U Carruzzeri, Antonio Scalia, Santo Strano, detto “facci i palemmu”, Tommaso Tropea, inteso “Racci”, Mario Ventimiglia, Luigi Sebastiano Vinci, Nunzia Zampaglione, detta Nancy.

I nomi dei rinviati a giudizio. Salvatore Cappello, Maria Rosaria Campagna, Biagio Caruso Catia Maria Caruso, Giovanni Catanzaro (U Milanesi), Agatino Fabio Corso, Luigi Dainotti, Salvatore Gallo, Michela Indomenico, Giovanni Linares, Giuseppe Nigro Emanuele, Giuseppe Privitera.

Mario Lupica ha patteggiato una pena a due anni (pena sospesa).


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