Musumeci, gli auguri alla stampa |"Stiamo lavorando in silenzio" - Live Sicilia

Musumeci, gli auguri alla stampa |”Stiamo lavorando in silenzio”

"Dobbiamo - ha detto - restituire alla Regione credibilità, dignità, decoro ed efficienza".

CATANIA – “Per adesso lavoriamo in silenzio”. Così, Nello Musumeci, in occasione dello scambio di auguri con i “colleghi” giornalisti, ha parlato alla stampa catanese del lavoro intrapreso alla Regione dopo l’elezione del 5 novembre. Il colloquio informale con i rappresentanti della stampa, e del sindacato Assostampa, Gigi Ronsisvalle, Alberto Cicero e Daniele Lo Porto, in occasione del tradizionale scambio di auguri, è stato dunque preziosa occasione per illustrare, in una delle prime uscite pubbliche catanesi del neo presidente, per fare il punto del nuovo corso intrapreso dal governo regionale.

Che intende, come spiegato dall’ex presidente della Provincia di Catania, essere in completa discontinuità con quello precedente, anche nel rapporto con i giornalisti e, in generale, con l’informazione. “Questa fine anno è densa di aspettative – ha detto. Noi abbiamo iniziato con profilo basso – ha aggiunto – per non alimentare attese. Perché il clima è carico di attesa – ha precisato: a causa delle tante incompiute e dell’inconsistenza del fatturato governativo della precedente esperienza”.

Ci sarà tempo per entrare nei dettagli, per spiegare, sottolinea il presidente della Regione. “Adesso occorre lavorare e tacere – ha continuato: vogliamo dimostrare di essere in discontinuità con il passato. Dobbiamo restituire alla Regione credibilità, dignità, decoro ed efficienza”.

Musumeci ha poi parlato di quanto già avviato, dei dialoghi con Roma e della volontà di dare impulso a tutto quanto è rimasto fermo, di ripristinare il voto nelle Province e, anzi, di dotarle di maggiori responsabilità. Della predisposizione del Bilancio di previsione e del lavoro su quello definitivi. E soprattutto ha ribadito la volontà di essere il presidente di tutti, non un ostaggio dei partiti. “Sono la cerniera tra la base e il Palazzo – ha concluso – ma non si può accettare la troppa ingerenza nelle istituzioni”.

 


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