"Stipendi assurdi, tratteremo |Neanche Grasso li ha tagliati" - Live Sicilia

“Stipendi assurdi, tratteremo |Neanche Grasso li ha tagliati”

Intervista a Miccichè. "Se tagliassimo senza trattare coi sindacati perderemmo tutti i ricorsi".

Presidente Gianfranco Miccichè, la novità delle ultime ore è la decisione dell’ufficio di presidenza di limitare gli stipendi dei burocrati dell’Assemblea Regionale. Come?

“La nostra volontà è quella di andare verso il ripristino del tetto che c’è stato in questi anni. Abbiamo dato questo mandato al questore, onorevole Giorgio Assenza. Quando quel tetto fu inserito lo si fece sulla scorta di una legge, che oggi non c’è. E la Corte Costituzionale ha ritenuto che più di tre anni questa misura non potesse durare. Questa è la situazione con cui dobbiamo confrontarci. La gente deve chiedersi perché Piero Grasso non ha fatto una cosa simile al Senato? Perché non può. Bisogna riaprire una trattativa sindacale, vediamo se verrà accettata. Quello che è stato in vigore in questi anni non era un taglio degli stipendi ma un contributo di solidarietà”.

Ma lei aveva detto che questa soluzione non le piaceva.

“Sì, a me così non piace. Oggi Cancelleri in consiglio di presidenza ha sottolineato che non ha senso che il segretario generale guadagni quanto un assistente parlamentare anziano. Ci sono cose da rivedere”.

Lei sa però che per l’opinione pubblica quegli stipendi rappresentano una sorta di monumento al privilegio.

“Se si può, si deve intervenire, perché sì, sono stipendi enormi. Possiamo farlo di certo per i nuovi assunti. Ma se io taglio indiscriminatamente adesso, mi fanno ricorso e lo vincono. Io ricordo che per i parlamentari il taglio si è fatto. Quando ho fatto il presidente dell’Ars dieci anni fa io guadagnavo il doppio. I tagli qui sono stati fatti, al Senato no”.

Sì, ma qui parliamo di stipendi anche di 200mila euro per uno stenografo, le sembra facile accettare una cosa del genere per chi vive fuori dal Palazzo sopratutto di questi tempi?

“Questi stipendi sono un’assurdità. Vediamo come andrà la trattativa. Dobbiamo però evitare la demagogia e soprattutto evitare di ritrovarci una classe dirigente scadente. Un mio amico ha un ristorante, il suo cuoco guadagna tremila euro, ma se uno che ha fatto l’università e vinto un concorso pubblico per un ruolo così delicato guadagna tanto quanto, qualcosa non funziona. Quando abbiamo bandito il concorso durante la mia presidenza era riservato a laureati con 110 e lode. È sbagliato che guadagnino 300mila euro ma sarebbe sbagliato se ne guadagnassero 30mila”.

Intanto questa polemica ha portato alle dimissioni di un assessore regionale…

“No, non c’è stata una polemica. Una polemica si fa in due. Io invece non ho risposto a Figuccia. Mi sembra di capire che questa polemica unilaterale gli sia servita, forse ha capito che non è adatto a quel difficile assessorato che gli era stato dato perché sembrava uno dei più bravi”.

Come le sono sembrate le primissime battute di questa legislatura?

“Non male. Abbiamo aperto l’ufficio di presidenza e le commissioni alle opposizioni. Che il Pd non lo abbia sfruttato in modo unitario non è un problema mio. Cracolici voleva fare l’accordo con i 5 Stelle, ma difficilmente si può fare un accordo vincente tra due che hanno perso. Io auspico un dialogo tra maggioranza e opposizioni nell’interesse della Sicilia”.

Ora c’è un passaggio molto delicato e impellente, l’approvazione dell’esercizio provvisorio. È ottimista?

“Sono molto contento che l’assessore al Bilancio sia arrivato per parlare con gli uffici dell’Assemblea per capire se potevano esserci degli stalli. Il fatto che ci sia il dialogo tra la Regione e l’Assemblea può fare solo il bene della Sicilia”.

Che clima c’è nel nuovo ufficio di presidenza?

“Molto buono. Sulla proposta relativa agli stipendi siamo stati tutti assolutamente d’accordo. Così come siamo tutti d’accordo nel rivedere alcune cose del regolamento che sono un po’ arcaiche. Va reso tutto più semplice nel funzionamento dell’Assemblea se vogliamo salvare la Sicilia. Faccio un piccolo esempio: ho dotato ogni posto di un microfono, era assurdo che si dovesse parlare al pulpito, manco in chiesa si fa più”.

Una riforma che è stata auspicata da Nello Musumeci è l’abolizione del voto segreto. Si farà?

“Assolutamente. Io potrò dire che ho avuto successo come presidente se lo eliminerò. Ma per farlo si dovrà votare e forse col voto segreto. Bisogna fare un grande accordo tra i partiti per evitare quello che è successo nella scorsa legislatura”.


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