Quanto costa davvero | il sacchetto della spesa - Live Sicilia

Quanto costa davvero | il sacchetto della spesa

Alcune cifre che circolano sul web sono delle bufale. E guardando un po' più a fondo, i sacchetti in questione si pagavano anche prima.

NON SOLO SICILIA
di
3 min di lettura

Sacchetti della spesa a pagamento nei supermercati a partire dal 1 gennaio. Un obbligo di legge che ha fatto scattare immediatamente accesissime polemiche sui social network. I consumatori stanno vivendo questa decisione del governo nazionale come un’ulteriore tassa da pagare allo Stato. Ma le cose non stanno proprio così e i costi di questa misura non sono poi così esosi come si è detto. Alcune delle cifre che circolano sul web se non sono bufale, poco ci manca.

Stando ai calcoli diffusi dall’Osservatorio di Assobioplastiche, la spesa per i sacchetti igienici destinati all’acquisto di frutta, verdura, carne e pesce oscillerà fra 4,17 e 12,51 euro l’anno. E non, quindi, la spesa di 50 euro di cui tanto si parla su Facebook, Twitter & co. 

Il provvedimento è previsto dalla legge 123/2017, il cosiddetto decreto Mezzogiorno, approvato lo scorso agosto, in cui si indica che queste buste non possono essere gratis per via delle misure europee che prevedono l’obbligatorietà in tutti i Paesi dell’Unione della cessione degli shopper a pagamento. Questa misura, come recita la direttiva, si è resa necessaria “per aumentare la consapevolezza del pubblico in merito agli impatti ambientali delle buste di plastica per liberarci dall’idea che la plastica sia un materiale innocuo e poco costoso”. 

“Queste prime indicazioni di prezzo ci confortano molto – spiega Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, in un’intervista al notiziario “Eco dalle città”  -, perché testimoniano l’assenza di speculazioni o manovre ai danni del consumatore”. Peraltro, i sacchetti “sono utilizzabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti – aggiunge Versari – e quindi almeno la metà del costo sostenuto può essere detratto dalla spesa complessiva”.

Ma anche su Assobioplastiche si è scatenato un vespaio di polemiche: “Gli unici ad applaudire pubblicamente la norma – scrive un attivista del Movimento 5 stelle su Facebook in un post che è stato condiviso centinaia di volte dal suo profilo e altrettante da ogni altro profilo – sono i vertici di Assobioplastiche, il cui presidente, Marco Versari, è stato portavoce del maggiore player del settore, la Novamont, già nota per aver inventato i sacchetti di MaterBi, il materiale biodegradabile a base di mais”.

Ma, guardando un po’ più a fondo, i sacchetti in questione si pagavano anche prima, solo che erano inclusi nel costo complessivo del prodotto pesato. Adesso, con la nuova norma i supermercati dovranno indicare esplicitamente il costo del sacchetto e, anche su quelli, pagare le imposte. Quindi, la nuova norma semplicemente considera il sacchetto come una cosa che il supermercato ti vende e non come un semplice costo di gestione.

Per il Codacons, comunque, è “un nuovo balzello che si abbatterà sulle famiglie italiane, una nuova tassa occulta a carico dei consumatori”. Per Legambiente, invece, “non è corretto parlare di caro-spesa. L’innovazione ha un prezzo, ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo, che si dovrebbe aggirare intorno ai 2-3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa”.

Le sanzioni per chi viola o elude la legge vanno da 2.500 a 25.000 euro, elevabili fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure un se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10% del fatturato del trasgressore.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI