Il razzismo al contrario | E l’onestà di uno sfottò - Live Sicilia

Il razzismo al contrario | E l’onestà di uno sfottò

Il vigile e il disabile. E noi che forse carichiamo gli eventi di significati che non hanno.

MANOVRA A TINAGLIA
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2 min di lettura

Da oggi LiveSicilia ospita i contributi dell’avvocato penalista palermitano Ennio Tinaglia. Ecco il primo.

Ho letto di quel vigile urbano di Acquaviva delle Fonti (ma dov’è?) che ha lanciato un petardo tra i piedi di un disabile di 65 anni affetto da disagio psichico. Ed ho visto il video (guardalo qui) che è subito diventato virale suscitando la indignazione di molti che lo hanno giudicato come un gesto vile e di bullismo.

Il vigile si è scusato dell’accaduto, rimarcando però la esistenza di rapporti di conoscenza col disabile, rapporti che lo avrebbero indotto ad un gesto di mera goliardia, e quindi privo di quel disvalore sociale che non può che connotare gli atti di bullismo in genere, e quelli commessi in danno di disabili in particolare. Sono portato a credergli. Forse perché ho conosciuto (purtroppo) assai bene le sopraffazioni e le vessazioni subite “gli scemi del villaggio” soprattutto nelle micro realtà come i quartieri o i piccoli centri.

Potete credermi, nulla, ma proprio nulla di paragonabile al lancio di quel piccolo petardo, un gesto che, se compiuto nei confronti di un “normale”, sarebbe passato del tutto inosservato. Forse siamo noi a caricare gli eventi di significati che non hanno. Per dire, se in malo modo mandi a quel paese un tuo concittadino è un fatto normale, se invece lo fai nei confronti di un migrante, è facile che nasca la questione razziale.

Ecco, non credo affatto che la vicenda del vigile vada dilatata più di tanto e proiettata nella tematica del rifiuto o del dileggio del diverso. Anzi, per dirla tutta, se io fossi il sindaco di quel paese, piuttosto che avviare un’azione disciplinare nei confronti del vigile, gli darei un encomio.

Perchè quel vigile, col lancio di un piccolo, innocuo petardo ha mostrato di considerare il disabile alla stregua di un amico, un comune, comunissimo concittadino col quale potere tranquillamente scherzare e, se il caso, prendere in giro. Esattamente come facciamo noi “normali” quando scherziamo reciprocamente sulle nostre calvizie, sulle circonferenze del giro-vita e via di seguito. Credo che sia proprio questa la vera integrazione, e quel vigile ne è stato un formidabile esempio. Naturalmente a sua insaputa. Ma il bello è proprio questo

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