"La mafia mi fa orrore| Chiedo solo di lavorare" - Live Sicilia

“La mafia mi fa orrore| Chiedo solo di lavorare”

Il ristorante La Scuderia

Parla il titolare del ristorante 'La Scuderia' di Palermo, raggiunto da un'interdittiva antimafia.

PALERMO – “La mafia mi fa orrore, ho solo voglia di lavorare. Spero di potere ricominciare da un’altra parte, di sicuro lontano dalla Scuderia”. Filippo Gugino risponde al telefono mentre sta sistemando le ultime cose nel ristorante all’interno dell’ippodromo di Palermo. Oggi riapre dopo che il Tar ha sospeso temporaneamente lo sgombero del locale, accogliendo l’istanza dell’avvocato Giuseppe La Barbera e dei professori Salvatore e Luigi Raimondi.

Il Comune contesta al gestore del ristorante la procedura attraverso cui è subentrato alla vecchia gestione. È inutile girarci attorno, non è questo il cuore della questione. A pesare sulla vicenda è l’ombra della mafia che avrebbe messo le mani sull’ippodromo e sul ristorante. Da qui l’interdittiva emessa nelle scorse settimane dalla prefettura di Palermo. Nel provvedimento si ricorda la figura di Pietro Francesco Gugino, padre di Filippo, condannato per mafia. Nel suo locale, il “Baglio degli antichi papiri”, ospitava i summit dei boss di Resuttana. Il locale oggi è sotto sequestro e prosegue l’attività in amministrazione giudiziaria. Formalmente era intestato a Filippo Gugino e alla sorella, ma il vero dominus sarebbe stato il padre. Il gestore della Scuderia non ci sta: “Non è vero. Mio padre veniva solo per incontrare i figli. C’è il mio duro lavoro nell’apertura del locale e spero di poterlo dimostrare”.

Questa è un’altra storia. Nel frattempo Filippo Gugino prende le distanze dal comportamento del padre: “Mi dissocio da quello che ha fatto. Sono estraneo a ciò per cui è stato condannato. Ho fatto la mia vita, la mia strada, il mio percorso. Non posso che criticare le sue scelte. Certo non posso dissociarmi dal rapporto padre-figlio che ci lega. Lo ribadisco, a me la mafia fa orrore”. Condanna la vita che il padre si è scelto, ma prova a trovare una giustificazione: “Non era più lo stesso dopo la morte di mio fratello (colpito da una grave malattia, ndr). È una vicenda che ha segnato tutti noi. La nostra famiglia ha sempre vissuto nella legalità. Abbiamo scoperto certe cose dopo averle lette sui giornali”.

Giustificazione, non assoluzione del padre. È un concetto che Gugino ripete spesso. Le sentenze devono essere rispettate. Poi, ricorda la prima volta che andarono a chiedergli il pizzo. Era il 2008, quando tre boss seduti al tavolo del ristorante stopparono gli uomini del racket che si erano presentati senza autorizzazione. Filippo Gugino non denunciò il fatto, “ho chiamato mio padre, ho avuto paura, non avevo idea di cosa mi stesse succedendo e lui mi tranquillizzò”.

Dai carabinieri, invece, si sarebbe presentato qualche anno dopo, quando bloccarono con l’attak la serratura del ristorante. Una denuncia, però, di cui non è rimasta traccia scritta. Circostanza che sorprende lo stesso Gugino, il quale sostiene di avere raccontato tutto a un maresciallo.

Le ombre restano, le indagini proseguono. Nel frattempo Gugino ha preso la sua decisione. La Scuderia riapre, ma a tempo determinato. Gugino non aspetterà che il Tar, dopo la sospensiva del provvedimento di sgombero, si pronunci nel merito della questione: “Proverò a ricominciare da un’altra parte. Ho fatto tanto per La Scuderia, l’ho portata ad altissimi livelli. Quello che mi è successo non mi appartiene. Spero solo di poterlo cancellare al più presto”.


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