Il clan Cappello e i supermercati |Polizia, sequestro da 41 milioni - Live Sicilia

Il clan Cappello e i supermercati |Polizia, sequestro da 41 milioni

La catena di supermercati GM è finita sotto amministrazione giudiziaria. LA REPLICA DELLA DIFESA 

CATANIA – Un tesoro imprenditoriale di 41 milioni di euro. Numeri da capogiro quelli che vengono fuori dall’operazione della Polizia che ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale Misure di Prevenzione nei confronti di Michele Guglielmino, 48 anni, imprenditore legato – secondo gli investigatori – al clan Cappello-Bonaccorsi. Questa volta è il settore della grande distribuzione ad essere stato colpito. La catena di supermercati GM è finita sotto amministrazione giudiziaria. Tredici punti vendita presenti a Catania e anche nell’hinterland etneo che secondo gli inquirenti sarebbero frutto di capitali illeciti. Oltre ai supermercati sono finiti sotto sequestro terreni edificabili, ville, automobili, conti correnti e rapporti bancari (per un valore di 250.000 euro).

Michele Guglielmino, conosciuto come “Michele da Gesa” (LEGGI IL PROFILO CRIMINALE) si sarebbe “distinto nella capacità di inserirsi nel mercato della grande distribuzione di generi alimentari – si legge nella nota stampa della Questura –  reimpiegando il denaro di presunta provenienza illecita nell’acquisto di beni e nella costituzione di numerose attività commerciali”. Il legame con il clan Cappello è Angelo Cacisi (detto Ramazza) elemento di vertice nei primi anni 2000 della famiglia mafiosa. Nel corso della sua latitanza lo avrebbe anche aiutato a nascondersi (inequivocabile un’intercettazione in cui parla con il boss). Guglielimino è stato assolto dalle accuse di mafia contestate nell’inchiesta Ramazza ed è stato invece condannato per droga al termine dei processi scaturiti dalla inchieste Nightlife della Squadra Mobile (2007) e Clapton della Procura di Enna (2006). “E’ stato analizzato sia il profilo criminale che imprenditoriale di Guglielmino – ha detto il dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago – la cui ascesa è iniziata nel 2004”. Particolarmente significativa l’intercettazione (ASCOLTA) di dicembre del 2004 quando Guglielmino commenta l’inaugurazione della panineria con un altra persona. “Il suo interlocutore lo stesso giorno è stato arrestato per droga”, spiega ancora Salvago.

“La sua ascesa è stata inarrestabile – racconta Ferdinando Buceti della Divisione Anticrimine – lui stesso si vanta di queste sue presunte capacità imprenditoriali. Diceva che gli altri dovevano ringraziarlo perché riusciva a produrre ricchezza e a far lavorare molte persone”. La crescita esponenziale che si attestata su un aumento di introiti del 36% annuo. E inoltre quando è stato notificato il provvedimento è stato scoperto che erano pronti altri due supermercati. Buceti spiega: “Dal 2004 al 2017 sono stati inaugurati 13 supermercati, due erano quasi pronti, è stato creato un deposito di oltre 22 mila metri quadri. Risultati che fanno pensare a una mente imprenditoriale dalle grandi capacità. Evidentemente Guglielmino nelle sue esternazioni ha omesso di dire che queste capacità derivano da quella linfa che una persona perbene e che lavora onestamente non ha”. I supermercati sono stati affidati alla gestione di un amministratore giudiziario e le attività non sono mai state interrotte.

L’operazione è il risultato di una delicata indagine patrimoniale svolta dal pool specializzato nelle Misure di Prevenzione e composto da poliziotti della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile. Non è la prima volta che la forza finanziaria del clan Cappello è duramente colpita da una misura patrimoniale. Negli ultimi mesi è stato sequestrato il compendio aziendale riconducibile a Giuseppe Guglielmino, volto imprenditoriale della cosca (come emerge nel processo Penelope in corso a Catania) e anche le società di trasporti riconducibili a Mario Strano, che nel 2007 sarebbe transitato dai Santapaola ai Cappello-Bonaccorsi. “Sono operazioni complesse che necessitano di un’analisi accurata – ha detto il Questore di Catania Alberto Francini – e sono importanti perché permettono all’economia sana di questa città, che esiste, di non essere pregiudicata da una concorrenza sleale e infiltrata dalle organizzazioni mafiose. Il prossimo passo – conclude – è quello di riappropriarci del territorio”.

L’elenco delle Imprese sequestrate. 

“G.M. GRAN MANGIARE DI BRUNO SALVATORE & C. S.A.S.” di Salvatore Bruno e Michael Giuseppe Guglielmino (figlio di Guglielmino), avente sede legale in Misterbianco (consistente in 13 unità locali di cui 12 supermercati (a marchio G.M.) dislocati in Catania e provincia e, nello specifico: Misterbianco (CT) via Sonnino e via Galermo 215; Gravina di Catania (CT) via Don Bosco 36; Mascalucia (CT) via A. De Gasperi 58; Motta Sant’Anastasia (CT) via Verona 4; Catania via Zia Lisa 143, viale Mario Rapisardi 336, via Cesare Beccaria 37, via Curia 19, via Gorizia 34, viale M. Rapisardi 663 e via Lineri 6. 2. Società “G.M. SUPERMERCATI S.R.L.di Salvatore Bruno e Michael Giuseppe Guglielmino (figlio di Guglielmino)” avente sede legale in Misterbianco

BENI IMMOBILI

1. Appezzamento di terreno edificabile, costituto da cinque particelle contigue, sito nel territorio del Comune di San Pietro Clarenza (CT), di proprietà di Michael Giuseppe Guglielmino);

2. Fabbricato, Villino (Cat. A/7), sito nel Comune di Catania della consistenza di vani 4,5.

BENI MOBILI REGISTRATI

1. Autovettura Renault Clio; 2. Autovettura Opel Adam

3. Motoveicolo Honda SH3600;

4. Autovettura Smart For Two;

5. Motociclo BMW C600;

L’operazione è il risultato di una delicata indagine patrimoniale svolta dal pool specializzato nelle Misure di Prevenzione e composto da poliziotti della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile. Non è la prima volta che la forza finanziaria del clan Cappello è duramente colpita da una misura patrimoniale. Negli ultimi mesi è stato sequestrato il compendio aziendale riconducibile a Giuseppe Guglielmino, volto imprenditoriale della cosca (come emerge nel processo Penelope in corso a Catania) e anche le società di trasporti riconducibili a Mario Strano, che nel 2007 sarebbe transitato dai Santapaola ai Cappello-Bonaccorsi.


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