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LiveSicilia.it / Archivio / Il costruttore condannato per mafia “Sono vittima, ridatemi 400 case”

Il costruttore condannato per mafia
“Sono vittima, ridatemi 400 case”

Condannato definitivamente in sede penale, ricorre in Cassazione per "salvare" il patrimonio.

IL RICORSO
di Riccardo Lo Verso
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PALERMO – Vittima dello strapotere dei fratelli Graviano, altro che imprenditore mafioso. Gaspare Finocchio si gioca l’ultima carta contro la misura personale e patrimoniale. Spera che la Cassazione cancelli il bollo di “pericolosità sociale” e gli restituisca un patrimonio milionario composto soprattutto da immobili. I legali del costruttore, gli avvocati Santi Magazù e Corrado Sinatra, hanno presentato un ricorso ai supremi giudici convinti di potere ribaltare il giudizio di primo e secondo grado.

Finocchio, oggi alla soglia degli 88 anni, finì nei guai giudiziari la prima volta negli anni Ottanta. Fu arrestato, ma arrivò l’assoluzione in primo grado per la vecchia insufficienza di prove e in appello con formula piena. E così riprese la sua attività edilizia. Nel 2006, però, fu condannato per mafia. Saltarono fuori della pesantissime intercettazioni con alcuni boss della provincia. I fatti contestati erano avvenuti fra il 1989 e il 2004.

Ed ecco il cuore della questione. Secondo i legali, non c’è alcuna prova dell’attuale pericolosità sociale di Finocchio. Una pericolosità che, aggiunta alla sperequazione fra guadagni e investimenti, sta alla base della decisione di confiscargli i beni. I legali cercano di dimostrare che negli anni antecedenti al 1989 Finocchio sarebbe stato una vittima dei soprusi dei mafiosi e non un imprenditore in affari con Cosa Nostra. Ritengono per questo che dovrebbe rientrare in possesso di un patrimonio sterminato di case e ville a Palermo e provincia. In particolare a Campofelice di Roccella. In totale, si tratta di circa 400 immobili.

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Nel primo processo, quello che si concluse con l’insufficienza di prove, il costruttore veniva accusato di essere legato ai Graviano, capimafia stragisti di Brancaccio. Mentre nel secondo, quello che gli costò una condanna di poco inferiore a sei anni, in ballo entravano i Rinella di Trabia.

Finocchio nega ogni accusa e cita a sua discolpa il fatto che un pezzo grosso della mafia, poi pentitosi, come Nino Giuffrè non ricordasse neppure il suo nome. I Graviano? “Non è vero che lo hanno agevolato nell’acquisizione di alcuni terreni edificabili – scrivono i legali nel ricorso – visto che è stato poi costretto a cedere in permuta un certo numero di case”.

E poi ci sono le richieste di pizzo e i danneggiamenti che ha subito. Se davvero fosse stato legato ai boss, è questo il cuore della difesa, non lo avrebbero preso di mira. Così come se dietro la sua scalata imprenditoriale ci fossero stati i capitali di Cosa Nostra Finocchio non avrebbe avuto necessità di accendere mutui miliardari con le banche, garantiti con i suoi immobili.

Ce n’è abbastanza, a dire della difesa, per ribaltare il giudizio che finora lo hanno sempre visto soccombere. Condannato con sentenza ormai definitiva nel penale, in primo grado e appello in sede di misure di prevenzione. I giudici hanno sempre sostenuto che la forza della mafia lo ha reso uno dei costruttori palermitani attivi.

Tags: beni · confisca · costruttore · gaspare finocchio · mafia · mafia del mattone · misure di prevenzione · patrimonio

Pubblicato il 13 Gennaio 2018, 19:17
5 Commenti Condividi
Commenti
  1. Lucio 3 anni fa

    A 88 anni mi sembra ovvio che non ci sia nessuna pericolosità sociale…

    Rispondi
  2. Tresca 3 anni fa

    Certo che 400 immobili sono un numero davvero spropositato per una normale attività imprenditoriale.

    Rispondi
  3. Toroseduto 3 anni fa

    Da come si legge su live Sicilia X me è una vittima e de giusto ridarle tutto .

    Rispondi
  4. piero 3 anni fa

    400 case io neanche una

    Rispondi
  5. Leone 3 anni fa

    Quando non ci sono prove tangibili ma solamente supposizioni, non è corretto distruggere l’immagine di un imprenditore.

    Rispondi

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