Belìce, 50 anni fa il terremoto | Mattarella: "Fiducia nel futuro" - Live Sicilia

Belìce, 50 anni fa il terremoto | Mattarella: “Fiducia nel futuro”

Mattarella al suo arrivo a Partanna

La cerimonia a Partanna con il capo dello Stato. "Il Belìce non è morto", ha detto il sindaco Nicola Catania. Presente anche Musumeci.

L'ANNIVERSARIO
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PARTANNA (TRAPANI) – “Il Belice non è morto”, anzi è riuscito a “rialzarsi dopo la catastrofe” ma lo Stato deve onorare i suoi debiti. Davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il coordinatore del comitato dei sindaci, Nicola Catania, rivendica alla “dignità di un popolo” la spinta decisiva alla rinascita. Il Capo dello Stato, è stato nell’auditorium ‘Leggio’ a Partanna per la cerimonia dell’anniversario dei 50 anni del terremoto che colpì il Belice nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968.

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Mattarella è stato accolto dall’inno nazionale. Prima di entrare nell’auditorium, è stato salutato dalla folla che si trova all’esterno dell’edificio e che ha urlato ‘presidente… presidente’.

“Nei giorni scorsi – ha detto Mattarella nel suo intervento – alcuni sindaci del Belìce hanno detto: stiamo costruendo il futuro. Questa affermazione non è soltanto un messaggio di rassicurazione ma manifesta orgoglio protagonista, determinazione per lo sviluppo della vita di queste comunità, convinzione di poter superare, con il necessario sostegno della comunità nazionale, le difficoltà che rimangono nel presente. Quelle parole manifestano ragionevole, fondata fiducia nel futuro. E’ un messaggio che tengo a condividere con tutti voi. I sindaci rappresentano il riferimento primo che compongono il nostro Paese”.

Mattarella ha sottolineato che “al disastro naturale in questi centri si aggiunse un ulteriore danno sociale, che non si riuscì a evitare, e che toccò famiglie e comunità, con episodi di emigrazione verso il Nord Italia e verso l’estero che coinvolsero migliaia di siciliani: un ulteriore dissanguamento per queste terre”. “A mezzo secolo di distanza si misura qui come non basterà mai, nelle tragedie della natura, la lena dei soccorritori, la generosità dei donatori, l’impegno delle istituzioni, la laboriosità dei cittadini, a colmare un vuoto, a ricostruire l’anima di un luogo, a indicare un futuro – è il monito del capo dello Stato. – Tutto questo è indispensabile, reca sostegno e sollievo, ma rappresenta una premessa, per quanto preziosa. Al centro delle esigenze non può che esservi la determinazione di adoperarsi per la sopravvivenza delle identità, della cultura del luogo colpito”.

Alla cerimonia erano presenti il ministro per la Coesione, Claudio De Vincenti, il sottosegretario Davide Faraone, il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, i prefetti di Trapani e Palermo, il presidente dell’Anci siciliana Leoluca Orlando, gli amministratori dei comuni del Belice, il cardinale Francesco Montenegro, vescovi e autorità ecclesiali.

La storia di questi 50 anni nel Belìce è una storia di sacrifici, impegno sociale, politico e culturale, lotte di tanti anni, caparbietà imprenditoriale. “Questa terra – ha detto Catania – oggi vuole mostrarsi come un insieme di bellezze naturali, di eventi culturali di alto spessore, di beni culturali di rara bellezza, innovative reti museali, rinomati percorsi enogastronomici e di un’offerta turistica di alta qualità”. Nell’auditorium di Partanna resta lontana l’immagine della terra povera e disperata sconvolta dal terremoto di 50 anni fa. Nelle parole di Catania emergono un nuovo quadro socio-economico e la volontà di costruire velocemente il futuro che però si confronta con il rischio che le cose siano lasciate “nella trappola di un eterno presente”.

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Sul passato, fatto di sprechi e inefficienze, i sindaci non fanno sconti ma ora si aspettano che si faccia tesoro degli errori. Allo Stato chiedono di sostenere un “percorso virtuoso” già avviato sanando “piaghe ancora aperte”, di completare le infrastrutture e di realizzare le opere di urbanizzazione che ancora mancano. Poi serve un aiuto alle amministrazioni locali perché siano messe in condizioni di gestire “aree urbanizzate a dismisura rispetto alla popolazione residente”.

“Se dopo 50 anni gli amministratori del Belice sono costretti ancora ad appellarsi allo Stato per avere fondi mentre in Friuli è da tempo chiusa la ricostruzione post-terremoto significa che qui l’intervento pubblico ha parzialmente fallito“, ha detto il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. Il governatore ha parlato di “ricostruzione lenta e ancora incompleta, di inchieste giudiziarie concluse senza colpevoli, di inefficienza nei controlli delle imprese” e ha ricordato l’azione dell’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella assassinato dalla mafia e fratello del Capo dello Stato, “che nel 1978 davanti al Parlamento denunciò il notevole ritardo nella ricostruzione”. Il governatore ha sottolineato che all’epoca del sisma era uno studente di terza media. “Le immagini in bianco e nero della televisione – ha detto Musumeci – ci consegnarono paesi ridotti in macerie, pianti, disperazione, superstiti avvolti nelle coperte, soccorritori che scavavano nel fango. Assistemmo impotenti, la morte entrava nelle nostre case”.

Una manifestazione dalla valenza fortemente simbolica per ricordare il cinquantesimo anniversario del terremoto si è svolta a Gibellina, subito dopo la cerimonia ufficiale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella nell’auditorium di Partanna. Un corteo aperto dai sindaci di tutti i comuni della Valle ha attraversato la Porta del Belice, la grande stella realizzata da Pietro Consagra all’ingresso del paese. Nell’occasione è stata scoperta una stele di marmo con i nomi dei paesi del Belice e una cartina topografica. Le autorità istituzionali e i sindaci della Valle si sono quindi spostati tra Salaparuta e Poggioreale.

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