Nicchi, Miccoli e le estorsioni | Le altre verità di Siragusa - Live Sicilia

Nicchi, Miccoli e le estorsioni | Le altre verità di Siragusa

Il Tribunale di Palermo

Imputato per l'omicidio di Enzo Fragalà, il suo racconto parte dal 2010.

PALERMO – Non c’è solo la ricostruzione dell’omicidio Fragalà nel verbale di Antonino Siragusa dell’11 gennaio scorso. Il dichiarante parla anche di altre vicende. Soprattutto di estorsioni e rapine commesse nel mandamento di Porta Nuova e a Resuttana, zona dove è nato. Il suo racconto – secondo il pm, nella parte dell’omicidio del penalista non brilla di attendibilità – va verificato.

Parte da lontano, dal 2010, quando, racconta Siragusa, “abbiamo dato fuoco al Bar Ciro’s il bidone l’ho preso pure qua io… sono stato io a spararci, nel vetro, un colpo è salito nel vetro e un colpo è salito sopra la scritta lì”. Il locale di vai Notarbartolo oggi non esiste più.

Siragusa scagiona Francesco Castronovo dall’omicidio del penalista, ma sul suo conto riferisce “che è un ragazzo del Borgo Vecchio e lo conoscevamo tutti, gli abbiamo fatto fare pure una rapina a Miccoli, il giocatore del Palermo”. Nel 2009 due ladri entrarono nell’abitazione dell’ex capitano del Palermo in via Archimede, costringendo la moglie a consegnare soldi in contanti e un anello del valore di 30 mila euro. I responsabili non sono mai stati individuati.

Siragusa aggiunge che “è stato Francesco Arcuri che mi ha fatto entrare nella squadra di Tonino Abbate… cioè perché c’era un incontro con Gianni Nicchi e Francecso Arcuri mi ha detto…”. L’incontro sarebbe avvenuto in una trattoria nel 2009. Al Borgo Vecchio superarono la diffidenza nei suoi confronti “perché io in passato avevo fatto uso di droga e magari c’era qualcuno che aveva un po’ di titubanze. Da quel giorno io ho bazzicato sempre con Tonino Abbate e Salvatore Ingrassia facendo estorsioni, danneggiamenti, specificamente con Francesco Arcuri che ci ha fatto fare danneggiamenti. Un furgone a piazza Ingastone, una pala meccanica vicino a piazza Ingasone, una pasticceria…”.

Nicchi in quei giorni era ancora latitante, ma si muoveva con disinvoltura: “Io l’ho visto più di una volta alla trattoria”. Ad un certo punto, i pubblici ministeri Caterina Malagoli e Anna Maria Picozzi lo invitano a concentrarsi sull’omicidio Fragalà. Il resto deve ancora raccontarlo.


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