Il M5s e le "assoluzioni preventive" | Una boiata che ha tanti padri - Live Sicilia

Il M5s e le “assoluzioni preventive” | Una boiata che ha tanti padri

Cancelleri ha fatto riferimento a quella categoria parlando di Mori. E' il frutto di una cultura che calpesta il diritto. E la civiltà.

PALERMO – Il fatto in sé è stato già raccontato in tutte le salse. Ma il dettaglio merita un ritorno. Perché è nei dettagli che il diavolo si nasconde. E non fa eccezione la sconquassata storiella della scomposta passerella all’Ars per il generale Mori al di là delle sterili e prevedibili polemiche, tanto prevedibili che buon senso e prudenza avrebbero suggerito altre scelte per tagliare la testa al toro e tenere lontane dalla cagnara le Istituzioni. Ma tant’è. La famosa proiezione c’è stata, con essa il dibattito sopra le righe, e l’immancabile, pavloviana, reazione dei moralizzatori in servizio permanente. Ed è questo che merita una piccola postilla, a distanza di qualche giorno. In particolare sulla reprimenda dell’alfiere del Movimento 5 Stelle siciliano, Giancarlo Cancelleri, che nella sua intemerata verso Sgarbi, Mori e compagnia bella, scrive tra l’altro: “…È un’azione che scredita il Parlamento e, di conseguenza, la Sicilia, considerato che Mori e De Donno sono imputati nel processo trattativa, un processo importante per la Sicilia e l’Italia. Qui siamo all’assoluzione preventiva”.

Già, l’assoluzione preventiva. Un luogo dell’anima, una categoria dello spirito, un sentimiento nuevo, insomma, tutto fuorché qualcosa che sia vagamente imparentato con il diritto, o almeno con il diritto codificato nel Paese con laCostituzionepiùbelladelmondo che guai a chi la tocca. Insomma, una boiata pazzesca, obietterebbe qualcuno. Anzi, qualcuno ha obiettato già. Sgarbi, in particolare. Così: “Non esiste nel nostro ordinamento giuridico l”assoluzione preventiva’, ma, al contrario, la ‘presunzione d’innocenza’, scolpita nella nostra carta costituzionale. Un elementare principio di civiltà giuridica sconosciuto all’ignaro geometra”. Ma liquidare la faccenda così, con la velenosa e ormai consumata chiosa con titolo di studio annesso, non basta. Perché l’uscita di Cancelleri non è una gaffe. È semmai lo specchio, la spia, il rilevatore di una cultura ormai ben radicata nel nostro sventurato Paese. Una sottocultura barbara e forcaiola che affonda le sue radici negli anni oscuri della rivoluzione manettara di Tangentopoli e che ha visto negli anni quel seme, quello dei processi sommari e mediatici, del garantismo guardato con sospetto (anzi, immancabilmente definito “peloso”), degli atti giudiziari sfruttati nella tenzone politica, ha visto quel seme innaffiato non solo dagli interessati moralizzatori della politica stessa ma anche dai loro aedi e cantori, da un certo giornalismo embedded pronto a servire la pietanza delle indagini spacciandola per verità genuina e definitiva. La “società giudiziaria” teorizzata da Luciano Violante, quella della “guida rapida allo sputtanamento” di cui scrivemmo qualche tempo fa, ha nobilissimi padri e padrini e non nasce certo col Movimento 5 Stelle e con i suoi giornali preferiti. Che sono semmai i prodotti naturali di più di vent’anni di inciviltà giuridica.

Solo tenendo conto di questo processo l’uscita sull’assoluzione preventiva dell’onorevole Cancelleri si legge come nitida portatrice di un’idea ben precisa di giustizia, quella in cui il verbo dei pm è sacro come il racconto dell’angelo al Profeta, quella in cui – quante volte avete letto queste parole? – l’indagato “saprà dimostrare la sua innocenza”. E no, l’innocenza dell’indagato e dell’imputato, si presume, ed è semmai chi lo accusa a doversi sobbarcare l’onere di provare il contrario. Quello che, e torniamo per un attimo alla storiella di partenza, i magistrati non sono riusciti a fare nei processi fin qui andati a sentenza a carico di Mori, ad esempio quelli per la mancata cattura di Provenzano, che lo hanno visto assolto, pur con le riserve espressamente manifestate in sentenza dai giudici sulle sue infelici scelte investigative.

Ma le assoluzioni, si sa, se non “preventive” come quelle evocate di Cancelleri, poco interessano i giustizialisti. E il loro circo. Al massimo finiscono archiviate alla stregua di una polemicuzza in consiglio comunale. Come accaduto l’8 novembre scorso, quando il politico Riccardo Minardo è stato assolto perché il fatto non sussiste dopo otto anni di processo, per un’indagine per la quale fu arrestato insieme con la moglie, una storia che ovviamente pose fine alla sua attività politica. Da innocente. Capita. Ma non frega mai niente a nessuno.


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