L'Italia è un paese per vecchi | Ma che colpa abbiamo noi? - Live Sicilia

L’Italia è un paese per vecchi | Ma che colpa abbiamo noi?

Si vive troppo a lungo e gli anziani "costano" troppo. Dobbiamo vergognarci per questo?

MANOVRA A TINAGLIA
di
3 min di lettura

Ormai non passa giorno senza che politici, economisti, analisti, pongano l’accento sulle condizioni del nostro paese, rimarcando che l’Italia è ormai un paese di vecchi e di anziani; ci viene detto in tutte le salse e a tutte le ore, che la situazione è destinata a peggiorare col continuo aumento della vita media e col correlativo calo della natalità. Argomenti come il conflitto generazionale, la tenuta del sistema pensionistico e del welfare sono, insomma, più che ricorrenti. Si tratta di analisi che appaiono ineccepibili anche agli occhi di un profano e che io, naturalmente, condivido. Ma non da ora, sia chiaro. Le condividevo anche quando ero un baldanzoso quarantenne, perché, casomai vi fosse sfuggito, questi temi vengono agitati da almeno 20-25 anni. Ma allora mi scivolavano addosso, per quanto sapessi che un giorno sarei entrato anch’io a far parte, a pieno titolo, del “problema”. Cosa puntualmente verificatasi e della quale -ma che ve lo dico a fare?-, non mi lamento affatto. Il punto è che ora, over 60, queste martellanti analisi hanno cominciato ad insinuarmi un vago, vaghissimo, indefinito, disagio. Disagio che non può essere etichettato come senso di colpa, però ne sembra un lontano parente. Avete presente quando, in occasione di un funerale, qualcuno vi dice, magari guardandovi negli occhi , “se ne vanno sempre i migliori”? Ecco.

Forse sarà un fatto di deformazione professionale, ma è come se mi sentissi personalmente coinvolto in una chiamata in correità.

Sono sensazioni che io provo a neutralizzare dicendomi che gli anziani rappresentano indiscutibilmente una vera e propria risorsa. Sono loro, in definitiva, che, specie negli ultimi tempi di conclamata crisi economica, hanno sostenuto il welfare aiutando concretamente con le loro pensioni ed i loro risparmi le giovani generazioni. E poi fanno i nonni, accompagnano i nipoti a scuola, vanno a prenderli e via di seguito.. Un vero e proprio servizio sociale che mette una discreta pezza alle colpevoli omissioni della politica.

Però, nulla da fare. Questa sorta di sottile ed indecifrabile malessere finisce con l’avere sempre il sopravvento. Perché è così che funzionano i sensi di colpa e simili. Una volta che approdano con la loro testa di ponte, lentamente cominciano a scavare, a farsi strada, ti fanno perdere lucidità, al punto che da qualche mese a questa parte, quando giornali e talk show mi sputano in faccia le disastrose condizioni del sistema, mi declinano che il fottutissimo problema è legato al fatto che si vive a lungo (dicono, per fortuna, ma poi ti ricordano che l’alzheimer è in aumento e che prima o poi lo becchiamo tutti), e che dunque la società deve pur rassegnarsi a fronteggiare le necessità di un’ampia fascia di anziani bisognosi di cure, assistenza, e che non si sa dove cavolo andare a reperire le relative risorse, ho come la sensazione di intravedere inconsapevoli ed indistinti sottotesti, sfumati ed evanescenti “non detti”, un qualcosa di molto simile a riti propiziatori, una danza della pioggia 3.0, se non addirittura ad una subliminale sollecitazione agli anziani a darsi loro una mossa che non so quale potrebbe essere, e in tutta franchezza, mi riesce davvero difficile immaginare. Anche se, a dire il vero, un mezza idea me la sarei pure fatta.

Naturalmente si tratta niente più che di suggestioni.

Però, queste analisi macroeconomiche, un pochino a torroncino ce la stanno pure facendo.

Non vi pare?


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