Cipi, avviati i licenziamenti |L'appello dei lavoratori a Bianco - Live Sicilia

Cipi, avviati i licenziamenti |L’appello dei lavoratori a Bianco

Si è svolto davanti ai cancelli dell'azienda il sit in di protesta dei 50 lavoratori della Cipi che da fine marzo chiuderà la sede di Catania e trasferirà al'estero le attività della filiera produttiva.

CATANIA – “Sono un’operaia di quest’azienda da circa vent’anni. Da fine marzo la CIPI rischia la chiusura. Abbiamo fortemente bisogno dell’intervento urgente delle istituzioni e soprattutto del sindaco Enzo Bianco perché si eviti questo dramma”. C’erano tanta rabbia e preoccupazione nell’accorato appello lanciato quest’oggi dai lavoratori della Cipi e dai rappresentanti sindacali di Cisl, Ugl e Cgil durante il sit in di protesta che si è svolto davanti ai cancelli dell’azienda nella zona industriale di Catania. Neppure la pioggia è riuscita a fermarli. Il tempo rimanente non è molto, infatti. Sono 50 in tutto le famiglie per le quali incombono le procedure di licenziamento collettivo avviate dall’’azienda dopo aver annunciato la necessità di dover cessare le attività a causa delle difficoltà economiche derivanti dal costo del personale e dalle tasse divenute insostenibili.

Lo stabilimento catanese è stato a oggi una delle due sedi (l’altra è a Milano) dell’intera filiera produttiva della Cipi, azienda leader a livello nazionale nel settore della cartografia pubblicitaria. I problemi non sono iniziati adesso, ma già qualche anno fa. E nonostante il ricorso agli ammortizzatori sociali, le difficoltà non sono però state superate. Per i lavoratori oltre al danno potrebbe inoltre ora aggiungersi la beffa della delocalizzazione. Una piaga che continua a mettere in ginocchio il territorio siciliano. È quasi certo, infatti, che oltre alla sede di Milano, che verrà mantenuta, l’attività di produzione verrà trasferita in qualche paese dell’Est dove i costi sono più sostenibili. 

Ecco perché – sebbene sia stato encomiabile lo sforzo prodigato finora dai lavoratori e dai sindacati – serve un aiuto, concreto, da parte delle istituzioni come ribadisce anche Antonio D’Amico, segretario generale della Fistel- Cisl. “Serve il contributo immediato. Non possiamo essere lasciati soli. L’azienda sostiene che produrre in Italia non conviene perché il costo del lavoro e le tasse sono troppo alte e che all’estero soprattutto nei paesi dell’est ci sono politiche del lavoro e tassazioni di vantaggio, quindi il nostro appello è quello di aiutarci ad abbattere questi costi e a promuovere politiche di vantaggi fiscali, come agevolazioni su Imu, tasse dei rifiuti e altro ancora. Fino adesso i lavoratori hanno fatto enormi sacrifici per tenersi stretto il loro posto di lavoro fra solidarietà, flessibilità, rinuncia al buono pasto e alla maggiorazione dello straordinario. Ma l’azienda, che è un’azienda sana, non può più farcela e ha deciso comunque di chiudere i battenti”. 

Senza contare che sarà proprio la zona industriale di Catania, vessillo delle campagne elettorali, ad essere spogliata dell’ennesimo sito produttivo. “Parliamo di piano industria 4.0, d’investimenti per il rilancio delle aziende, di aumento dei livelli occupazionali, di start up, ma nel frattempo le aziende qui in Sicilia continuano a chiudere. – prosegue la lavoratrice – Ricordiamo che lasciare 50 famiglie a casa in una città come Catania equivale ad una strage sociale. Preghiamo il sindaco di partecipare al prossimo tavolo tecnico che si terrà con l’azienda”.

Da quando l’azienda ha dato annuncio di chiusura circa un mese fa, sono stati pochi i riscontri. L’unica apertura è stata da parte di Confindustria, dove si sono appunto già tenuti alcuni tavoli con i vertici dell’azienda. “I lavoratori ripongono infatti massima fiducia nella grande attenzione che il sindaco Bianco ha sempre riposto nella zona industriale – prosegue D’Amico –. la chiusura dell’azienda qui a Catania rappresenterebbe una sconfitta di tutti, sarebbe uno schiaffo, un fallimento, di istituzioni e di tutte quelle organizzazioni che hanno spinto per il rilancio della zona industriale”. I lavoratori hanno, intanto, già inviato una lettera al sindaco Bianco. 

 


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