Garozzo e lo scandalo in Procura| "Non ci siamo mai arresi" - Live Sicilia

Garozzo e lo scandalo in Procura| “Non ci siamo mai arresi”

La conferenza stampa di Giancarlo Garozzo

Parole di fuoco dopo il blitz che ha portato in carcere 15 persone (nella foto Giancarlo Garozo).

SIRACUSA – Il Comune di Siracusa si costituirà parte civile e chiederà il risarcimento dei danni, economici e d’immagine, nell’eventuale processo contro la cricca di magistrati, consulenti e professionisti che secondo le procure di Messina e Roma modificava processi secondo i propri interessi.

Lo ha annunciato un impetuoso sindaco Giancarlo Garozzo, stamattina in conferenza stampa. C’è tanta Siracusa, infatti, nelle oltre 400 pagine di ordinanza con cui il gip del tribunale messinese ha giustificato le misure cautelari in carcere e ai domiciliari per quindici persone, tra cui l’ex pm alla Procura aretusea, Giancarlo Longo , e i due legali Piero Amara e Giuseppe Calafiore.

C’è soprattutto il caso Open Land, che “ha condizionato pesantemente – parole di Garozzo – la vita di questa città”. Una lunga storia di autorizzazioni negate da parte dell’ente per la costruzione di un centro commerciale in zona tutelata, che portarono a una sentenza di risarcimento di 20 milioni ottenuta dai privati, secondo le carte dell’indagine, ‘attraverso una consulenza falsa’”.

Quel consulente, Salvatore Pace, è uno degli arrestati (ai domiciliari); il legale del gruppo Frontino (i privati richiedenti) era Giuseppe Calafiore, raggiunto dal provvedimento cautelare in carcere. Un ennesimo ricorso ribaltò quella sentenza al Cga ma nel frattempo il Comune aveva già pagato 2,8 milioni.

“Abbiamo rischiato il dissesto – ha detto Garozzo -. Abbiamo comunque dovuto pagare 2 milioni e 800 mila euro che secondo l’ultima decisione del Cga non era dovuta. Lascio immaginare ad ognuno di voi quante strade avremmo potuto asfaltare”. Ma l’ira di Garozzo non si è fermata a questo. Il risentimento del sindaco si ndirizza verso il sistema all’interno della Procura siracusana che non avrebbe “rappresentato correttamente o addirittura strumentalizzato il potere dell’istituzione”. E che insieme a “pezzi della politica e colletti bianchi” avrebbe attaccato lui e la sua amministrazione “al fine di ribaltarla”.

Ha ricordato che il 31 ottobre 2016 aveva già denunciato pubblicamente l’operato di due magistrati, Longo (oggi agli arresti) e Marco Di Mauro, indagato. Ha ricordato di aver ricevuto in questi anni di sindacatura parecchi avvisi di garanzia “senza motivo”. In questo momento nei suoi confronti la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per due vicende: l’appalto acqua e la cosiddetta “firmopoli”. In entrambi i casi si attende l’udienza preliminare con cui il giudice deciderà se mandarlo a processo o meno. “Credo di poter sostenere, senza paura di essere smentito – ha detto Garozzo – che i poteri forti c’erano e che io e questa amministrazione siamo stati contro questi poteri forti senza paura e quasi sempre in estrema solitudine. Siamo stati assediati per quasi tre anni. Qualcuno ci ha rimproverato di esserci rinchiusi nel palazzo. Forse a molti è sfuggito cosa stava accadendo. A noi no. Non ci siamo rinchiusi, ci siamo difesi e non ci siamo arresi”.


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