Avvocati, procacciatori ed ex legali |“Raggiri seriali ben congegnati” - Live Sicilia

Avvocati, procacciatori ed ex legali |“Raggiri seriali ben congegnati”

Ecco il sistema di truffe documentato dagli inquirenti.

Gli interrogatori di fronte al gip
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MESSINA. I quattro indagati dell’inchiesta sulle presunte truffe celate dietro una finta associazione a tutela dei consumatori hanno risposto per ore alle domande del gip. Più brevi gli interrogatori di Vincenzo Vanaria, assistito dal legale Carmelo Crisafulli e ritenuto il vero deus ex machina dell’associazione a delinquere, e di Carmelo Paterini, difeso invece dall’avvocato Giovambattista Freni. Si sono invece protratti fino a sera quelli dei due avvocati coinvolti nell’inchiesta, Cinzia Tavano e Domenico Risiglione, entrambi assistiti dal difensore di fiducia Antonio Noè. Questi ultimi hanno anche prodotto un corposo faldone che conterrebbe una serie di querele contro Vanaria presentate dagli stessi legali, ben prima dell’operazione dei carabinieri, per conto di svariati clienti. “I colleghi hanno risposto punto su punto su ogni addebito – dichiara l’avvocato Noè – Hanno dimostrato di non aver mai rinunciato ai mandati ma di essere stati revocati. Quindi quella sorta di consecutio temporis sulla quale il gip ha basato la convinzione che i miei assistiti fossero d’accordo con il Vanaria non esiste. Per quanto riguarda i due assegni incassati – conclude il legale – si trattava soltanto di un rimborso spese previsto dalla convenzione con la Feo. Sono solo due assegni di 700 euro cadauno. Ciò dimostra che non hanno tratto alcuna utilità dall’attività”. Entro martedì il gip si pronuncerà sulle istanze di revoca della misura cautelare.

LE TRUFFE. “Seriali, artate e ben congegnate”, così il gip Carmine De Rose definisce il sistema di raggiri messo in piedi da Vincenzo Vanaria, ex avvocato radiato dall’albo di Messina, dopo un procedimento disciplinare, per condotte che sarebbero simili a quelle contestate nell’odierno procedimento. L’obiettivo della presunta associazione era, secondo la Procura peloritana, uno solo: raggirare persone per raccogliere soldi. Ad incappare nella rete, non a caso, erano spesso persone in difficoltà economiche che, pensando di rivolgersi ad un’associazione a tutela dei consumatori, la Feo di Giardini Naxos, chiedevano assistenza legale gratuita poiché non riuscivano a pagare le rate del mutuo o a rientrare da una scopertura bancaria. A loro Vanaria chiedeva un anticipo in denaro per pagare le spese, in realtà le somme erano di gran lunga spropositate e spesso in contanti. In un caso una delle vittime, dopo aver ricevuto un atto di pignoramento immobiliare, si rivolge alla Feo e consegna la somma di 11mila e 500 euro in contanti a Vincenzo Vanaria. Dopo un po’ però la donna, insospettita dall’atteggiamento dell’uomo, decide di verificare lo stato della causa e scopre che nessun legale si è mai costituito. A quel punto chiede conto e ragione ma l’indagato la rassicura spiegando che è in corso una trattativa per via stragiudiziale con la banca. Ancora una volta si tratta di una menzogna. La proposta di definizione transattiva della vertenza era infatti già stata rigettata dall’istituto di credito. Tra i truffati persino un socio della prima ora della Feo. L’uomo avrebbe consegnato a Vanaria ben 40mila euro complessivi, di cui 17mila in assegni ed il resto in contanti. “Emerge – si legge nell’ordinanza del gip – come l’associazione Feo non sia nient’altro che una copertura dietro la quale si cela un apparato che concretamente ha tutta la parvenza di uno studio legale gestito dal Vanaria”. In una circostanza Vanaria si sarebbe addirittura presentato in udienza, spacciandosi per l’avvocato Risiglione.  

I RUOLI. Per il gip non ci sarebbero dubbi sulla sussistenza di un’associazione, seppur semplice, con ruoli ben determinati. Carmelo Paterini avrebbe avuto il compito di procacciare i clienti e di millantare le grandi capacità professionali di Vincenzo Vanaria. L’indagato in più di un’occasione avrebbe anche rassicurato alcune vittime che avevano subodorato la truffa e minacciavano azioni legali. Nel novembre del 2015 invia un sms ad uno dei clienti raggirati per rassicurarlo: “Ti comunico che l’avvocato ti ha fatto già annullare una cartella di 50.000,00 euro”. Si tratta dell’ennesima menzogna. I due avvocati del foro di Catania, Cinzia Tavano e Domenico Risiglione, sarebbero stati chiamati a prestare fittiziamente la propria attività professionale e, quando i clienti presentavano rimostranze, ad opporre motivazioni per giustificare l’operato. Infine Vincenzo Vanaria, a cui era affidato il coordinamento, la direzione ed il contatto diretto con i privati da raggirare. In 4 anni di attività della Feo gli indagati avrebbero incassato qualcosa come 100mila euro dalle vittime. Un bilancio che, per gli investigatori, potrebbe ancora essere parziale.

 

 

 


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