Tentata concussione, indagini |chiuse sulla senatrice M5s - Live Sicilia

Tentata concussione, indagini |chiuse sulla senatrice M5s

La difesa della senatrice: "Chiederemo un nuovo interrogatorio".

PRESSIONI PER UN'ASSUNZIONE
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CATANIA – Indagini chiuse sulla senatrice grillina Ornella Bertorotta, accusata di tentata concussione per aver fatto “pressioni” e tentato di far assumere un’attivista del movimento 5 stelle all’interno di un centro di accoglienza di Mascali. La Procura di Catania ha già notificato l’avviso di chiusura indagini, ma non si è ancora espressa sulla possibilità che venga chiesto il rinvio a giudizio.

Una fase delicata, Ornella Bertorotta ha già annunciato, a Repubblica, che chiederà nuovamente di essere interrogata: prima, però, visionerà gli atti di indagine a suo carico.

L’INCHIESTA – L’indagine nasce dalle dichiarazioni di Giovanni Pellizzeri, gestore di un centro di alcuni centri di accoglienza a Mascali. Le presunte pressioni sarebbero state avanzate nel 2015: anno in cui l’ex senatrice ha svolto un’ispezione nel centro di accoglienza di Mascali. Secondo l’accusa la Bertorotta avrebbe abusato del suo ruolo di pubblico ufficiale e avrebbe esercitato pressioni al fine di fare ottenere un posto di lavoro a una militante dei 5 stelle. La struttura inoltre è stata oggetto di un’interpellanza parlamentare della senatrice, depositata dopo la pubblicazione di diversi articoli stampa.

LA DIFESA – Ornella Bertorotta, difesa dall’avvocato Salvatore Leotta, sostiene di aver agito correttamente. Dopo l’invito a comparire, notificato alla vigilia della campagna elettorale delle politiche, la senatrice ha ritirato la sua candidatura e ha scelto di essere interrogata.

“Solo adesso – spiega l’avvocato Leotta a Livesicilia – con l’avviso di chiusura indagini potremo controllare gli atti e verificare le accuse che provengono da un imprenditore, Giovanni Pellizzeri, coinvolto in una vicenda delicata”.

Il legale della senatrice grillina sostiene che “la senatrice non conosce la persona che sarebbe stata favorita per ipotetiche assunzioni, se, al contrario, avesse voluto far assumere qualcuno, avrebbe scelto un centro di accoglienza migliore”. Sotto questo profilo, insiste il legale, “l’accusa è illogica, soprattutto perché c’erano molte pressioni per far chiudere quel centro di accoglienza e Giovanni Pellizzeri era responsabile di queste strutture nonostante formalmente non apparisse”.

La grillina tornerà quindi nel palazzo di giustizia, a sostenere la sua verità e lì, ad attenderla, ci saranno i pubblici ministeri Sebastiano Ardita e Fabio Regolo.


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