Cga e Tar all’Albergo delle Povere | Sgarbi: “Un errore madornale” - Live Sicilia

Cga e Tar all’Albergo delle Povere | Sgarbi: “Un errore madornale”

La vecchia giunta ha deliberato il trasferimento. L'assessore: “Fermiamo tutto”.

PALERMO – È uno degli atti del governo Crocetta. Ma presto quella decisione potrebbe essere cancellata. L’attribuzione di buona parte del sontuoso edificio dell’Albergo delle Povere, in corso Calatafimi a Palermo, al Tar e al Cga (delibera 15 marzo 2013), con la conseguente trasformazione del primo e secondo piano in uffici. Un percorso, in realtà, intrapreso “in costante raccordo tra gli uffici della Regione siciliana con quelli, ai vari livelli, della Giustizia amministrativa”. Ma adesso in tanti chiedono di tornare indietro. Dal governo regionale ad alcune associazioni.

La sottrazione di gran parte del complesso monumentale al Servizio Museografico del dipartimento dei Beni Culturali, e la necessaria variazione di destinazione d’uso, è stata resa possibile dal nulla-osta rilasciato dall’allora sovrintendente di Palermo, Maria Elena Volpes, sul progetto redatto dal Centro Regionale Progettazione e Restauro.

Il provvedimento è stato definito da più parti come una decisione “illogica” in quanto disattende la vocazione espositiva dello storico palazzo (causa prima dell’acquisto da parte della Regione nel 1999), capace di ospitare anche sette o otto mostre contemporaneamente. Così la pensa ad esempio Vittorio Sgarbi, assessore ai Beni Culturali: “Questa decisione è un errore madornale, ho già inviato una lettera al presidente della Regione e all’assessore all’Economia Armao. Non ho fatto alcuna fatica a convincere Musumeci della necessità di cambiare rotta – sostiene Sgarbi – perché nell’accompagnarlo alla mostra Il ruggito della velocità, allestita all’Albergo delle Povere, aveva ammirato gli spazi e ne era rimasto compiaciuto”.

Ma l’iter amministrativo è stato già avviato, quindi che fare? “Il fatto che il Presidente si sia convinto della destinazione impropria è naturalmente utile alla causa – continua Sgarbi – se c’è una buona ragione si può sperare in una conciliazione”. É possibile dunque tornare indietro? “Si tratta di un atto scellerato, per cui la restituzione dell’immobile è necessaria. Si può pensare a un gentlemen’s agreement, a una soluzione che accontenti tutti. Per dirla in maniera chiara: questo atto non ha senso. C’è la volontà della Presidenza e di due assessorati della Regione siciliana –aggiunge l’assessore – ma potrebbe non esserci l’accondiscendenza del Tar, bisogna tuttavia capire che ci sono luoghi che hanno una vocazione prevalente su un’altra e questo deve indurre al buon senso. Tra l’altro se andrò al governo come Ministro lo farò in maniera ancora più perentoria. Il Tar – conclude Sgarbi – potrebbe prendere in considerazione un’altra sede, più vicina al centro, meglio servita e più adatta allo scopo, già utilizzabile o che richieda meno tempo per essere rifunzionalizzata”.

Perplessità desta peraltro l’estrema vicinanza in cui verrebbero a trovarsi i due tribunali del Tar (tribunale amministrativo regionale) e del Cga (consiglio di giustizia amministrativo), creando quasi una relazione di promiscuità tra primo e secondo grado di giudizio: sarebbe come mettere le Procure insieme ai giudici giudicanti.

Il Real Albergo dei Poveri (così venne chiamato in origine) fu costruito per volere di Carlo III di Borbone sullo “stradone di Mezzo Monreale”, allo scopo di offrire assistenza ai bisognosi. Progettato nel 1746 dall’architetto Orazio Furetto fu portato a termine dal regio architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia. Anche le Associazioni culturali di Palermo (Anisa, Fondazione Salvare Palermo, Italia Nostra-sezione Palermo, Dimore Storiche, e Settimana delle Culture) sostengono Sgarbi e contestano uno degli ultimi atti del governo precedente. “Speriamo si torni indietro – dichiara la professoressa Maria Antonietta Spadaro – destinando l’intera superficie espositiva alle mostre. L’Albergo dei Poveri può e deve diventare una meravigliosa kunsthalle, il Palazzo delle Esposizioni di una Palermo Capitale. Pertanto – aggiungono- chiediamo la revoca di tale sconsiderato provvedimento, riprendendo l’idea originaria di sede museale a carattere regionale del pregevole complesso architettonico, meritevole di migliore sorte”.

Uno degli strumenti di cui Sgarbi dispone per “stoppare” l’operazione potrebbe essere quello di procedere con un atto ispettivo che verifichi, ed eventualmente metta in discussione, la compatibilità della nuova destinazione d’uso con le caratteristiche del bene tutelato dal vincolo. La direttrice del dipartimento, Maria Elena Volpes a quel punto però si troverebbe paradossalmente costretta a revocare il parere autorizzativo da lei stessa rilasciato il 3 ottobre 2017 quando ricopriva il ruolo di Soprintendente di Palermo.


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