Musumeci e il caso Sgarbi | Quel prezzo pagato per vincere - Live Sicilia

Musumeci e il caso Sgarbi | Quel prezzo pagato per vincere

La turbolenta stagione del critico-assessore sembra volgere al termine tra le polemiche.

Proviamo a riavvolgere il nastro. E torniamo indietro, neanche di tanto. Era il 12 settembre dell’anno scorso, giusto sei mesi fa. Vittorio Sgarbi lanciava la sua candidatura solitaria a presidente della Regione siciliana. Parlando con i giornalisti, il critico d’arte diceva la sua sulla coalizione guidata da Nello Musumeci: “Il centrodestra è diventato un accrocchio con Lagalla, Musumeci e Armao. Cosa vuol dire votare uno o l’altro, votare significa scegliere con le emozioni. Dovendo decidere con chi andare al letto, con me o Musumeci, scegliereste me”. E a proposito del candidato presidente di centrodestra, aggiungeva: “Porterò via voti a Musumeci perché io ho una storia e lui non ce l’ha. Musumeci alle 22 già dorme, io sono vivo”,

Di questa seconda dichiarazione qualcuno prese una parte molto sul serio. Non tanto quella sull’ora in cui l’attuale governatore prende sonno, quanto quella sulla possibilità che Sgarbi portasse via voti al centrodestra. Voti che nel testa a testa contro il candidato grillino Giancarlo Cancelleri potevano essere assai pesanti. E così si giunse all’accordo. Il professor Sgarbi Vittorio sarebbe entrato nella giunta regionale della Sicilia. Detto fatto.

Fu quello uno dei prezzi politici che Musumeci accettò di pagare pur di vincere le elezioni. Per la verità nemmeno il più salato. Altri contemplarono rospi ben più indigesti da ingoiare, vedi certe candidature imbarazzanti che Musumeci disse di avere appreso dai giornali.

Ma la presenza di un battitore libero insofferente alle regole come il vulcanico Vittorio si è rivelata assai ingombrante per Musumeci. E il prezzo per il governatore è diventato sempre più caro. Fino all’exploit di oggi, quando Sgarbi parlando con LiveSicilia ha usato parole tutt’altro che accomodanti verso il “suo” presidente della Regione. “Se Musumeci pensa che io sia un assessore del c… che mi cacci lui. Io non mi dimetto. Almeno non adesso”, ha detto Sgarbi dopo che non si era presentato a una conferenza stampa alla quale aveva annunciato con un comunicato la sua presenza. E ancora: “Raffaele Stancanelli ha avuto tre anni per decidere tra il Senato e il posto di sindaco a Catania. Musumeci conosce bene quella situazione quindi perché non mi riserva adesso la stessa cortesia istituzionale che ha riservato al suo migliore amico? Forse perché gli serve il mio posto in giunta per tenere buona la sua maggioranza? Bene, allora che mi cacci lui”.

Il tutto arriva all’indomani di una insolita nota della presidenza dell’Ars che dava notizia delle imminenti dimissioni di Sgarbi (un “errore” di Cordaro, dice ora il Vittorio furioso). Che sin dall’inizio è stato considerato un assessore con data di scadenza: durerà tre mesi o sei?, questo il livello del dibattito. Accompagnato da quello sulle sue uscite spesso sopra le righe, dai video che lo ritraevano seduto al gabinetto a quelli in cui ricopriva di improperi e volgarità gli odiatissimi grillini. In mezzo anche una richiesta di mozione di censura, presentata dagli stessi grillini, e un’attività amministrativa con qualche guizzo. “Non sono la badante di Sgarbi”, ha detto qualche giorno fa il presidente della Regione, che di certo non ha beneficiato delle intemperanze del critico.

Musumeci venerdì ha già parlato del dopo-Sgarbi, annunciando che il quasi ex assessore sarà sostituito da “un altro tecnico”. Questo, ovviamente, quando Sgarbi toglierà il disturbo, forse i primi di maggio, data entro la quale il critico e grande comunicatore finirà di confezionare la sua uscita di scena quale vittima “sgradita” al governo di quel centrodestra-accrocchio di cui parlava in campagna elettorale. A cui, c’è da aspettarsi, riserverà ancora i suoi strali da qui al momento delle sue dimissioni, che rappresenterà come una cacciata. Solo quel giorno il governatore cesserà di pagare il prezzo della sua ardita mossa elettorale.


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