Presentata “Altrove 2018” |La rassegna itinerante estiva - Live Sicilia

Presentata “Altrove 2018” |La rassegna itinerante estiva

Da fine aprile agli inizi di ottobre un articolato programma di cinque spettacoli.

teatro stabile
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CATANIA – Una finestra sulle novità teatrali che parlano di noi, dei nostri giorni, dei demoni che li agitano e ci agitano. Un invito a scoprire opere e autori, dando appuntamento al pubblico in sedi alternative, eleggendo a palcoscenico i luoghi storici della città. È la formula di “Altrove 2018 – Visioni di teatro contemporaneo”, la rassegna itinerante che il Teatro Stabile di Catania rinnova e rilancia dopo il successo dello scorso anno. L’edizione odierna propone cinque testi selezionati per qualità e contenuti: il più vecchio risale al 2012, il più recente è venuto alla luce in questi mesi. I lavori in prima italiana di due pluripremiati scrittori europei figurano accanto ad altri tre titoli firmati da drammaturghi siciliani. E sono tutte produzioni targate TSC: uno sforzo produttivo che a livello nazionale pone lo Stabile catanese tra gli enti teatrali maggiormente attenti alla nuova drammaturgia. Tanto più che gli allestimenti schierano artisti tutti isolani, per rafforzare il dialogo tra le varie realtà teatrali del territorio e valorizzare l’apporto sinergico alla costituzione di un polo forte, coeso. E da “Altrove 2018” partono allestimenti che varcheranno lo Stretto: sono, come si è anticipato, le prime italiane di due narratori e drammaturghi di primissimo piano, come Guillem Clua e Laurent Mauvignier, che si sono imposti nel panorama internazionale per la scrittura innovativa e rivoluzionaria.

Al tempo stesso, in linea con i propri fini istituzionali, lo Stabile consolida un fondamentale rapporto di consonanza con la società civile, chiamata a riconoscersi in rappresentazioni che trattano temi di stringente attualità: dall’omofobia che straripa nel terrorismo alla mafia che si riduce a caricatura di se stessa, dal cinquantenario del Sessantotto alle intime problematiche del “fine vita”, passando per la cieca, quotidiana furia assassina che si scatena sui più umili e indifesi.

Il risultato è un itinerario affascinante che si snoderà da fine aprile agli inizi di ottobre in luoghi emblematici del vetusto e prestigioso impianto urbanistico: la corte medievale del federiciano Castello Ursino, il Centro fieristico e culturale delle Ciminiere, esempio di archeologia industriale, nonché due location che fanno parte del monumentale complesso benedettino di Piazza Dante, ovvero la Chiesa di San Nicolò l’Arena e il Coro di notte all’interno del Monastero, sintesi dell’architettura barocca del distretto del Sud Est, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. 

Un’offerta che bene si armonizza nella più ampia stagione estiva dello Stabile, un lungo arco che – complice il clima isolano – si estenderà per oltre cinque mesi. Come sottolinea la direttrice Laura Sicignano: «La proposta estiva del Teatro Stabile di Catania ci mostra capaci di intercettare le più scottanti tematiche del dibattito contemporaneo, traducendo la cronaca in poesia. Chiese, monasteri, spazi industriali e castelli storici sono i teatri sacri e profani dove vanno in scena le paure e i desideri che attraversano la nostra società, dove passato e presente creano cortocircuiti di senso sorprendenti. In “Altrove” si incontrano nuovi talenti e nomi affermati, drammaturgie locali e internazionali per un teatro presente, pensante e necessario.»

Destinatario è un pubblico diversificato, trasversale, in gran parte attratto da un rinnovamento dei linguaggi scenici che certo non s’improvvisa, che richiede ricerca, studio, formazione. Lo evidenzia Massimo Tamalio, curatore della rassegna: “Obiettivo di “Altrove” è promuovere il teatro contemporaneo con strategie e in modalità “altre”, svolgendo altresì un ruolo di incubatore delle qualificate risorse teatrali attive nell’area etnea. Un ambizioso progetto approdato a produzioni pensate per circuitare nella penisola”. 

S’inaugura con una prima nazionale, La rondine di Guillem Clua (26-29 aprile e 3-6 maggio, Monastero dei Benedettini, Coro di notte), che sarà rappresentata nella traduzione di Martina Vannucci e nell’adattamento di Pino Tierno, per la regia di Francesco Randazzo. Il drammaturgo catalano, classe 1973, s’ispira alla strage del Bar Pulse di Orlando, in Florida, scenario di un attacco terrorista islamico di matrice omofoba. Nella sparatoria, in quella notte di giugno del 2016, morirono 49 omosessuali, uccisi semplicemente perché presenti nel locale, notoriamente frequentato da avventori gay. La struggente scrittura di Clua sarà affidata all’interpretazione di Lucia Sardo, qui madre e insegnante di musica colpita nell’affetto più grande, e di Luigi Tabita, nel ruolo di un amico del figlio della donna. Le musiche sono di Massimiliano Pace, i costumi Riccardo di Cappello, le luci di Salvo Orlando. Nel 2019 l’allestimento farà tappa a Roma, Napoli, Trieste, Brescia, Palermo.

Ai dolorosi percorsi del “fine vita” è dedicata L’ombra di Euridice del catanese Mario Giorgio La Rosa, al suo esordio nella drammaturgia (7-10 e 14-17 giugno – Corte di Castello Ursino). La regia di Angelo D’Agosta ci condurrà con delicatezza nei meandri della straziante esperienza di dover lasciare andare chi ci è caro e si spegne lentamente nella sofferenza di una malattia inesorabile. Mentre a chi resta non è dato che di accompagnare la persona amata al capolinea di una lotta a volte impari e sempre vana. Nel cast Liliana Randi, Filippo Brazzaventre, Giovanna Mangiù, Amalia Borsellino, Costanza Paternò e lo stesso regista. La direzione del coro è di Costanza Paternò, regista assistente Agnese Failla. I movimenti scenici sono di Amalia Borsellino, arrangiamenti e musiche di Vincenzo Gangi, costumi di Riccardo Cappello, luci di Salvo Orlando. 

Altra messinscena in prima nazionale è Storia di un oblio di Laurent Mauvignier (19 giugno-1 luglio; Chiesa San Nicolò l’Arena), in cui l’autore francese, nato a Tours nel 1967, affronta un’altra gravissima tematica sociale e civile. Quanto vale una vita oggi? Si può morire per aver rubato una lattina di birra? Come può accadere che il personale di sicurezza di un supermercato massacri di botte il ladruncolo, dopo averlo preso in consegna senza alcuna garanzia legale? Tratto da una storia vera, il racconto volge lo sguardo verso quelli che non contano e non hanno voce, quelli che subiscono violenze inaudite ma la cui sofferenza passa senza lasciare traccia, quelli che gli aguzzini sanno di poter annientare restando impuniti. Rappresentata per la prima volta nel 2012 al Théâtre de la Comédie-Française, anche questa pièce, come La rondine di Clua, debutterà in Italia, grazie all’edizione dello Stabile di Catania e girerà nei teatri della penisola. La produzione punta su due nomi siciliani di risonanza internazionale: il regista e scrittore Roberto Andò presenterà a Catania uno studio indicativo del work in progress, mentre Vincenzo Pirrotta declinerà – nella traduzione di Yasmina Melaouah – il lungo monologo, scritto in un’unica frase, senza un vero inizio, senza una vera fine, senza punteggiatura, ma con una prosa perfetta che in un crescendo emozionante risveglia in noi sentimenti di pietà e indignazione.

La comicità più amara attraversa invece Mafia Pride del ragusano Salvo Giorgio, giornalista e scrittore, oltre che drammaturgo (13-16 e 20-23 settembre – Corte di Castello Ursino). Si può sorridere di una piaga atroce come la piovra tentacolare di “Cosa nostra”, che l’autore conosce bene per avere seguito da vicino la cronaca del “maxi processo”? Si può, ma solo a patto di ironizzare su certe realtà che si rivelano tanto più assurde e grottesche in quanto tragicamente vere. Situazioni in sé caricaturali alimentano il mal riposto “orgoglio” mafioso, senza bisogno di aggiungere altri elementi a quelli forniti dalla Storia e dalla cronaca: rituali pseudo-sacri d’iniziazione, codici e “preti d’onore”, “pentiti” veri e falsi. Lo spettacolo è prodotto dallo Stabile in collaborazione con lo Spazio Naselli di Comiso, in forza di un consolidato rapporto. Il regista Giampaolo Romania – che da anni coltiva con Salvo Giorgio uno stretto sodalizio artistico – guida sei giovani attori: Alice Canzonieri, Carla Cintolo, Leandra Gurrieri, Lella Lombardo, Milena Torrisi e Giuseppina Vivera.

Di un anniversario cruciale tratta infine lo spettacolo “68 punto e basta”, ideato e diretto dal catanese Nicola Alberto Orofino, che vanta collaborazioni con grandi personalità teatrali italiane ed europee, da Luca Ronconi a Peter Stein (27-30 settembre e 4-7 ottobre, Complesso fieristico Le Ciminiere). È l’occasione per riflettere, mezzo secolo dopo, su quelle che furono le ripercussioni del movimento rivoluzionario sessantottino nella Catania di quegli anni. Meglio, allora, se in scena agisce un folto numero di attori rigorosamente cresciuti alle pendici dell’Etna: Roberta Amato, Alessandra Barbagallo, Giorgia Boscarino, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Egle Doria, Salvo Drago, Valeria La Bua, Silvio Laviano, Marcello Moltalto, Lucia Portale e Luana Toscano. La città del Vulcano attraversava all’epoca una straordinaria espansione economica, culturale e di costume: fu solo una parentesi felice e irripetibile, o un esempio da cui ripartire? 

Tanti, come si vede, gli spunti di una rassegna dal programma stimolante e variegato, aperto alla sperimentazione. Gli appuntamenti di “Altrove” incrementano così la qualità dell’attività dello Stabile di Catania, che anche nel 2018 si riconferma a pieno titolo tra i teatri di maggiore rilevo nazionale.


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