Santapaola-Ercolano, 37 indagati |Mafia nel "chaos", inchiesta chiusa - Live Sicilia

Santapaola-Ercolano, 37 indagati |Mafia nel “chaos”, inchiesta chiusa

Fotografata la mappa degli affari della famiglia catanese di Cosa nostra.

CATANIA – Sono 37 gli avvisi di conclusione indagini notificati, a firma dei sostituti procuratori della Dda Raffaella Vinciguerra e Marco Bisogni, nell’ambito dell’inchiesta sfociata nel novembre dello scorso anno nell’operazione denominata Chaos. Un’attività investigativa che fotografa in pieno la fase di transizione attraversata dal clan Santapaola Ercolano, in cerca di nuovi assetti dopo i duri colpi inferti dalla magistratura etnea, non solo alla famiglia catanese ma anche ai gruppi operanti nella provincia. Tra le accuse contestate, oltre all’associazione mafiosa, numerose estorsioni, rapine, traffico di stupefacenti, porto d’armi ed anche un tentato omicidio ed un sequestro di persona.

I NOMI. Angelo Arena, Rocco Biancoviso, Salvatore Bonanno (collaboratore), Francesco Caltabiano, Alessandro Caruso (collaboratore di giustizia), Salvatore Catania, Alfio Davide Coco, Giuseppe Pasquarello Conti, Orazio Coppola, Angelo Di Benedetto, Santo Di Benedetto, Orazio Di Grazia, Carmelo Distefano, Cristian Carmelo Fallica, Salvatore Fiore, Fabrizio Iachininoto, Giovanni La Mattina, Salvatore Leonardi, Angelo Marcello Magrì, Antonio Mancano, Luca Marino, Roberto Marino, Girolamo Danilo Marsiglione, Alfio Maugeri, Mario Maugeri, Arturo Mirenda, Giuseppe Modica, Corrado Monaco, Francesco Lucio Motta, Carmelo Pantalena, Mario Pappalardo, Christian Paternò, Carmelo Rannesi, Carino Rizzo, Alfio Romeo, Antonio Tomaselli, Sebastiano Vespa.

LA NUOVA CUPOLA CATANESE. È un momento di assetto per la famiglia Santapaola-Ercolano. I boss cercano di riprendere il controllo degli affari e di ricostruire dalle ceneri dell’inchiesta Kronos che ha azzerato i vertici della famiglia catanese di Cosa nostra e degli alleati calatini e siracusani (clan Nardo). Antonio Tomaselli, delfino degli Ercolano, sarebbe diventato il “perno” della ricostruzione mafiosa. Già il suo nome e il suo volto fanno capolino – anche se sulle seconde fasce, per usare il gergo calcistico – già in alcuni summit immortalati dal Ros nell’inchiesta Kronos. Levatura criminale e carisma mafioso permettono al boss di prendere il mano “la carta” della famiglia. Prende il timone al posto di Angelo Marcello Magrì, che è finito in manette alla fine del 2016. Il Ros fotografa il nuovo organigramma: capi, gregari e soldati. E ricostruita anche la mappa criminale. A San Giovanni Galermo il ruolo di vertice lo avrebbe avuto Luca Marino. A Lineri invece Carmelo Distefano e il suocero, ex malpassotu, Carmelo Rannesi. Alla Stazione, storica roccaforte degli Ercolano, Alfio Davide Coco. Quest’ultimo avrebbe avuto non pochi screzi con alcuni affilati del clan Mazzei. Tensioni, poi, appianate dopo un vertice. Poi ci sarebbe stato Carmelo Cristian Fallica che avrebbe avuto invece il ruolo di “portavoce” di Tomaselli e inoltre avrebbe fatto da “cerniera” per gli affari di Paternò. E mentre a Catania si opera per le “messe a posto”, il baricentro imprenditoriale si sposta nel calatino. Il gruppo mafioso di Palagonia avrebbe avuto come referente Sebastiano Vespa.

INCHIESTA CHAOS 2 – È passato anche da Scordia, piccolo centro del calatino, un affare criminale che riguardava l’accordo economico per la fornitura del cemento all’impresa che sta eseguendo i lavori della posa della fibra ottica a Catania. Il secondo capitolo dell’inchiesta Chaos, che è stato riunito in un unico procedimento, ha portato all’arresto anche di un imprenditore: Giuseppe Pasquarello Conti, che sarebbe “la testa di legno” di Antonio Tomaselli.

IL GRUPPO DI GIARRE. Un’ascesa improvvisa e rapida alla guida del gruppo di Giarre quella compiuta da Orazio Di Grazia, detto Graziano. Dopo gli arresti di Pietro Carmelo Olivieri, Carmeluccio, con l’operazione Santa Barbara, e di Salvatore Brunetto, con Gotha, sarebbe stato lo stesso Francesco Santapaola ad indicare in Graziano il nuovo responsabile di Giarre. Un endorsement di “prestigio” svelato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia e coindagato Salvatore Bonanno. Indicato dai sodali con il nome “Fiume”, Di Grazia avrebbe partecipato a più di un summit mafioso a Catania, accompagnato dal braccio destro Salvatore Leonardi. Nel corso dell’attività investigativa però emergono una serie di perplessità tra gli associati sulle reali capacità di Orazio Di Grazia, ritenuto inadatto a guidare il gruppo giarrese ma soprattutto a recuperare i crediti. In un’occasione, addirittura, si era reso necessario l’intervento in prima persona di Antonio Tomaselli, reggente del clan Santapaola.

IL CLAN NARDO. E’ dal summit organizzato a Francofonte nell’ottobre del 2016 tra gli esponenti della famiglia Nardo di Lentini e Carmelo Cristian Fallica, portavoce di Antonio Tomaselli, che emerge in modo nitido il nuovo assetto provinciale del clan Santapaola Ercolano. Il momento delicato traspare dalle questioni all’ordine del giorno, sollevate in particolare da Francesco Caltabiano, ritenuto dagli inquirenti ai vertici dell’organizzazione nell’area di Lentini. Con lui anche i gregari Salvatore Catania, Fabrizio Iachininoto e Cirino Rizzo. A preoccupare sono in particolar modo le mire espansionistiche del clan Mazzei, pronto ad approfittare del “periodo di scopertura” per estendere i propri affari nel territorio storicamente controllato dai Nardo. Altra esigenza che traspare è quella di fare cassa nel più breve tempo possibile, attraverso le estorsioni ed il traffico di stupefacenti. Troppi gli associati rinchiusi in carcere da mantenere e la conseguente necessità di disporre di contanti. Nel corso dell’attività investigativa i Ros documentano diversi incontri, successivi a questo, tra Caltabiano e Tomaselli. Un vertice a due per discutere questioni più riservate.

 


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