Estorsione all'autofficina | Due condanne e una scarcerazione - Live Sicilia

Estorsione all’autofficina | Due condanne e una scarcerazione

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Sconti di pena al processo d'appello.

PALERMO – Due condanne, altrettante scarcerazioni e un’assoluzione. L’accusa per i tre imputati era di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Non ha retto per Pietro Caviglia, condannato a 4 anni in primo grado, ora assolto e subito rimesso in libertà. Era difeso dall’avvocato Filippo Gallina. Dimezzate le pene inflitte a Giuseppe e Mauro Licata, padre e figlio. Tre anni al primo e due anni al secondo imputato che è stato scarcerato grazie alla sospensione condizionale della pena. Erano difesi dagli avvocati Giovanni Di Benedetto, Michele Giovinco, Rosolino Ulizzi e Stefania Rubino. La sentenza è della quarta sezione della Corte d’appello presieduta da Mario Fontana.

Tutto iniziò con le intimidazioni. Serrature bloccate con la colla e bottiglie di benzina lasciate all’ingresso di un’officina per automobili nella zona di viale Regione Siciliana. Il titolare, dopo avere denunciato le intimidazioni, capì che doveva “cercarsi la strada” per parlare con il mafioso di turno. Giuseppe Licata, 82 anni, all’appuntamento con la vittima si stava presentando con un coltello. I carabinieri lo fermarono con la scusa di un normale controllo e lo disarmarono

I Licata avrebbe imposto la cifra da pagare: duemila e cinquecento euro subito e altrettanti il successivo Natale. Padre e figlio, titolari di un autolavaggio, avrebbero agito per conto di Pietro Caviglia, 61 anni. Nel passato di Caviglia c’era un’inchiesta per mafia chiusa con l’assoluzione. Solo che il suo legale ha spiegato che le telefonate con i Licata nulla c’entravano con la programmazione dell’estorsione. Tra di loro solo rapporti leciti.

 

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