Ispezione a Sicilia e-Servizi |"Ingroia non ci fece entrare" - Live Sicilia

Ispezione a Sicilia e-Servizi |”Ingroia non ci fece entrare”

Antonio Ingroia

Pochi giorni fa un dirigente è stato sentito nell'inchiesta che vede l'ex pm indagato per peculato.

PALERMO – Dopo avere chiesto invano chiarimenti la Regione mandò gli ispettori a Sicilia e-Servizi. Il commissario Antonio Ingroia li lasciò alla porta. L’ex pm era fuori per lavoro, ma fece sapere, tramite un dirigente, che aveva comunicato al presidente della Regione, Rosario Crocetta, la sua intenzione di non autorizzare l’accesso per i controlli.

Era l’ottobre 2016. Filippo Nasca, dirigente del Servizio partecipazioni, ricorda bene quei giorni e lo scorso 28 marzo ha raccontato quanto accadde ai pubblici ministeri Enrico Bologna e Pierangelo Padova. Proseguono, dunque, le indagini che hanno portato al sequestro di 151 mila nei confronti di Ingroia e del revisore contabile Antonio Chisari.

Il dirigente di Sicilia e-Servizi mostrò la missiva che Ingroia aveva inviato al governatore e in cui, il 16 ottobre di due anni fa, parlava di “indebito accesso ispettivo, e di “condotta che appare arbitraria e vessatoria” e che “simulando l’esercizio della prerogativa del controllo analogo, travalica (in modo mirato, solo ed esclusivamente nell’indirizzo dello scrivente e della società da me amministrata) il proprio perimetro di competenza”. Con quell’ispezione la Regione avrebbe voluto verificare il compenso che Ingroia si autoliquidò e le spese per vitto e trasporti di cui ha ottenuto il rimborso.

Nei giorni scorsi Il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di dissequestro. Secondo la Procura, da amministratore unico di Sicilia e-Servizi, Ingroia avrebbe percepito indebitamente rimborsi per 34 mila euro e si sarebbe liquidato un’indennità di risultato di 117 mila euro bypassando l’assemblea dei soci, quindi in conflitto di interessi. Oltre all’aspetto dell’autoliquidazione, i pm puntano il dito contro l’ammontare dell’indennità. La legge, infatti, stabilisce che non possa essere superiore al doppio dello stipendio annuo lordo del manager. Stipendio fissato per Ingroia in 50mila euro, ma che per il 2013, avendo lavorato solo tre mesi, era di molto inferiore.

Nell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, è coinvolto anche Antonio Chisari, all’epoca dei fatti revisore contabile della società partecipata Anche lui come Ingroia è accusato di peculato per avere avallato la liquidazione dell’indennità.

La testimonianza di Nasca, sentito assieme all’ex ragioniere generale della Regione Salvatore Sammartano, è stata depositata al Riesame assieme ad un’informativa in cui vengono riepilogate ulteriori spese sostenute da Ingroia e finora non contestate. Tra queste quelle per alloggiare, dal 17 al 19 luglio 2017, nei giorni che ricorreva il venticinquesimo anniversario della strage di via D’Amelio, a spese della società nella suite presidenziale di Villa Igiea – dormiva quasi sempre nelle migliori camere – in compagnia della fidanzata, spendendo 600 euro. Il 6 giugno 2015 Ingroia usò la carta di credito della partecipata per pagare una gita in barca (520 euro). Il denaro fu restituito perché fu un errore dell’albergo, ha detto Ingroia.

Ingroia ha effettuato due compensazioni: una il 18 dicembre 2015 e l’altra il 6 marzo 2017, il giorno prima del suo interrogatorio in Procura, ma protocollata nel sistema elettronico di Sicilia e-Servizi il 14 marzo. In base ai regolamenti varati da Ingroia nella qualità di amministratore unico della società, le spese che egli stesso dichiarò “non ammesse” ammontano a 9.086,05 euro, quelle rimborsate a 55.449,31 euro.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI