Estorsione all'azienda dei rifiuti| A processo il clan Brunetto - Live Sicilia

Estorsione all’azienda dei rifiuti| A processo il clan Brunetto

Sentito Vito Strano, pluripregiudicato ritenuto vicino al clan Cintorino.

l'udienza
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CATANIA. E’ stato Vito Strano, condannato in via definitiva a 4 anni e 10 mesi nel procedimento scaturito dal primo troncone dell’inchiesta, a salire sul banco dei testimoni nel processo sulla tentata estorsione e il furto, aggravati dal metodo mafioso, ai danni dell’azienda Caruter a Calatabiano. Imputati Salvatore Brunetto, ai vertici dell’omonimo clan operante tra Giarre e Fiumefreddo di Sicilia, Alessandro Siligato, considerato il suo braccio destro, e Luigi Franco. I primi due pochi giorni fa sono stati condannati in abbreviato, nell’ambito del processo Kallipolis, a 3 anni e 10 mesi ed a 8 anni, a vario titolo per associazione mafiosa e rapina.

Una testimonianza attesa quella di Vito Strano, dalle cui conversazioni intercettate durante i colloqui nel carcere di Bicocca è scaturito lo sviluppo dell’inchiesta. Durante quegli incontri con i familiari e con Luigi Franco, Strano avrebbe indicato chiaramente i responsabili del furto dei mezzi all’azienda dei rifiuti e della conseguente richiesta estorsiva. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, dopo il furto alla Caruter, Strano, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Cintorino, si sarebbe rivolto a Salvatore Brunetto. Quest’ultimo avrebbe assicurato il proprio interessamento per il recupero e la restituzione dei due mezzi rubati. Pochi giorni dopo quell’incontro, lo stesso Strano avrebbe inviato a Fiumefreddo di Sicilia un proprio emissario per incontrare tra gli altri Alessandro Siligato. Il fedelissimo di Salvatore Brunetto avrebbe condotto l’uomo di fiducia di Strano nel posto in cui era stata nascosta la refurtiva.

Sollecitato dal collegio difensivo, composto da Ernesto Pino, Michele Pansera e Giovanni Spada, Vito Strano in aula ha dichiarato di non aver mai interagito con Salvatore Brunetto, né con Alessandro Siligato. Quelle frasi dette in carcere sarebbero state solo personali ipotesi e proprie valutazioni. Il teste ha ribadito ancora una volta di essere estraneo ai fatti e di non avere idea di chi li abbia commessi. Strano ha infine dichiarato di aver immaginato la presenza di microspie durante i colloqui in carcere, poiché avevano concesso l’ingresso a Luigi Franco, nonostante con quest’ultimo non vi fosse alcun legame di parentela.

Il 9 giugno, data fissata per la prossima udienza, saranno sentiti gli ultimi testimoni: Luigi Franco e l’appuntato dell’Arma giunto per primo al deposito della Caruter dopo il furto.

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