Corruzione alla Pubbliservizi |Ecco le richieste di pena - Live Sicilia

Corruzione alla Pubbliservizi |Ecco le richieste di pena

Il legale di Messina, Ivan Maravigna, respinge le accuse. Tutti i particolari.

CATANIA – Scandalo corruzione alla Pubbliservizi, arrivano le richieste di pena. I pubblici ministeri Fabio Regolo e Fabio Saponara davanti al Gup Simona Ragazzi, hanno chiesto 6 anni e 2 mesi di reclusione per l’ex presidente Adolfo Messina e 5 anni e 4 mesi per Alfio Massimo Trombetta, consulente della partecipata della Provincia regionale. Si tratta del processo scaturito dalla maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Catania. Adolfo Messina, crocettiano, assistito dal legale Ivan Maravigna, respinge le accuse, in particolare l’avvocato catanese sostiene che, da presidente della Pubbliservizi, società partecipata, non abbia operato da pubblico ufficiale e, per questo, “non possa essere contestato il reato di peculato”.

IL LEGALE –

“Esprimo una parziale delusione per le conclusioni della Pubblica Accusa per una , a mio avviso, insufficiente valorizzazione del contributo dato dal Messina alle indagini in relazione alla posizione di altri soggetti allo stato estranei al processo”. È il commento a caldo dell’avvocato Ivan Maravigna, difensore di fiducia di Adolfo Messina che, contattato da Livesicilia, aggiunge: “La discussione dei P.M. Ha avuto, nella sua quasi totale interezza, riguardo unicamente al “fatto”e non già ai complessi profili di diritto che investono il processo. Il giudizio non è diretto ad affermare se le condotte ascritte al Messina , e da questi pacificamente ammesse, siano o meno eticamente reprensibili; quanto alla concreta verifica, in punto di diritto,che tali condotte integrino, in tutti i richiesti elementi costitutivi, fattispecie di reato.

Le stesse condotte del Messina , infatti, se poste in essere da soggetto non pubblico ufficiale, sarebbero perfettamente lecite. Adolfo Messina , così come tutti gli altri imputati, non rivestiva la qualifica di pubblico ufficiale e, pertanto, tutte le condotte poste in essere – conclude Maravigna – non realizzano i reati contestati.”

CONTATTI DEL CONSULENTE TROMBETTA. Il punto di contatto interno sarebbe stato il dipendente della Pubbliservizi Raffaele Pedi, che avrebbe avuto costanti rapporti con il consulente Trombetta. In particolare il Gip Francesca Cercone, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, ha messo in evidenza le conversazioni “sullo stato dei pagamenti delle fatture emesse” dalle aziende coinvolte nell’inchiesta e sul “possibile affidamento ad essere di alcuni lavori da effettuare” in una scuola di Caltagirone. Gli inquirenti hanno analizzato i dialoghi (intercettati) tra Alfio Giuffrida, amministratore di fatto della Ma.Gi. srl e il consulente. Trombetta in diverse occasioni avrebbe rassicurato Giuffrida dell’imminente emissione dei mandati di pagamento da parte della Pubbliservizi per i lavori svolti.

IL DONO DELLA BMW. Alfio Giuffrida avrebbe ceduto (a titolo gratuito) ad Alfio Trombetta una Bmw del valore di circa 4 mila euro. Dalle intercettazioni emerge che i due stavano cercando di simulare una compravendita che in realtà non sarebbe mai avvenuta. Trombetta, Pedi e Giuffrida cercano di trovare un sistema attraverso assegni e bonifici farlocchi per “simulare, in caso di controlli, la vendita della vettura”. Ad un certo punto si rompe il cambio alla macchina. Per Giuffrida si tratta di un caso da sfruttare a loro vantaggio. A Trombetta infatti dice: “No… ascoltami… la macchina proprio te l’ho data mille euro perché aveva il cambio rotto… Non c’è più bisogno di fare quel passaggio di soldi… tu me l’hai pagata mille euro perché aveva il cambio rotto…”

LA FESTA DEL PRESIDENTE. “Li abbiamo addosso”. Gli indagati intercettati dalla Finanza si sentono braccati dalla Guardia di Finanza per la loro stretta frequentazione con Adolfo Messina. Ad ottobre l’ex Presidente di Pubbliservizi compie 60 anni, per l’occasione è stata organizzata una festa che sarebbe stata “sovvenzionata” da Alfio Giuffrida. Dalle intercettazioni e anche dalle dichiarazioni di Branchina (indagato che ha collaborato con la magistratura, attuale direttore tecnico ndr) gli investigatori riescono a ricostruire i tasselli della vicenda. “La festa…. è difficile che mi inc..” commenta Giuffrida parlando con Trombetta., che risponde: “La festa è stata a casa tua (villa di Trecastagni, ndr), non è che gli hai pagato il locale”.

Il ROLEX DA 23 MILA EURO. Non solo la festa di compleanno, l’imprenditore di Trecastagni avrebbe anche partecipato con una cospicua somma (circa 13 mila euro secondo le stime degli investigatori) all’acquisto di un Rolex da regalare ad Adolfo Messina. “Questo orologio è costato venticinque mila euro, allora?”, chiede Giuffrida a Trombetta, che risponde: “Ventitrè e mezzo per la precisione”. L’imprenditore facendo i conti ribatte: “Io gli devo dare la differenza per arrivare a ventitré e mezzo…”. La notizia di un regalo del genere avrebbe messo in allarme Messina che avrebbe voluto scegliere un modello di Rolex meno vistoso. “… Un altro Rolex! Che se lo sta andando a scegliere… non è quello là così appariscente”…. Ma Giuffrida fa notare che “… si ma non cambia niente… sempre un Rolex… se c’è questa voce in giro non se lo doveva prendere questo coso…”.

MESSINA CONVOCA I SUOI A PATERNO’. Adolfo Messina lascia la carica di Presidente della Pubbliservizi a dicembre 2016, pochi giorni prima le cimici della Guardia di Finanza captano conversazioni molto interessanti da cui emergerebbe la paura dell’ex amministratore di essere nel mirino degli inquirenti. Ad un certo punto Messina convoca i “suoi” a Paternò per una sorta di riunione. Trombetta parla con Pedi e lo avverte: “… di chiamare a te e vederci a Paternò…”. I due cercano di ipotizzare il perché della “convocazione”: “lo stai capendo perché ci sta facendo sedere con lui per andargli a parlare…”. L’obiettivo sarebbe quello di disfarsi dell’orologio e di cambiarlo con altri oggetti e arredi per la casa. Ma gli indagati si chiedono: “ora come se lo leva l’orologio che c’è una fattura per acquisto di cose?… “. Pedi, il presunto dipendente infedele, fa delle osservazioni sull’inchiesta in corso della magistratura e chiede: “…secondo te in mezzo a noi quattro c’è Adolfo?”. Trombetta non ha dubbi: “Lui è il capo fila… noi siamo tutti e due… tutti e quattro nel mirino”.


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