Patrizia Messina Denaro | Le microspie nelle brioches - Live Sicilia

Patrizia Messina Denaro | Le microspie nelle brioches

L'arresto di Patrizia Messina Denaro

La sorella del capomafia e i contatti con il latitante. Quando Grigoli rischiò di essere ucciso.

CONDANNA DEFINITIVA
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PALERMO – “Matteo dice… “, il fratello ordinava e lei eseguiva. Patrizia Messina Denaro era un vero boss. Adesso c’è anche la conferma della Cassazione che ha reso definitiva la sua condanna. In carcere dovrà restarci fino al 2027.

È una delle quattro sorelle dell’ultimo padrino latitante di Cosa nostra. A lei e al marito, Vincenzo Panicola, resta legato uno degli episodi più misteriosi della presenza-assenza del latitante.

Si era sparsa la voce che Giuseppe Grigoli, il braccio economico di Matteo Messina Denaro, l’uomo del business della grande distribuzione targata Cosa nostra, avesse iniziato a parlare con i magistrati. E Panicola aveva incaricato la moglie di sondare il terreno, di capire quale contromisura prendere. In ballo, forse, c’era addirittura l’ipotesi estrema di eliminare Grigoli. Poi, arrivò il diktat di Matteo: “Non toccatelo, perché se parla può fare danno”.

“Di’ a tuo marito – le avrebbe detto il fratello latitante – di mettersi nella stessa cella con lui”. Per controllare Grigoli, per tenerlo buono. Per evitare che facesse danno. Anche se Patrizia non era d’accordo. “Mica se lo può accudire in carcere”, avrebbe risposto al latitante energica com’era. Il pericolo Grigoli alla fine rientrò.

Era in contatto con il padrino? La sorella, 46 anni, negò: “Non vedo e non sento mio fratello Matteo da più di vent’anni. Non faccio parte di Cosa nostra. Se avessi avuto contatti con mio fratello Matteo, chi mi controllava se ne sarebbe accorto. Ci mettono le microspie pure nelle brioches”.

 

 

 


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