Assedio a Messina Denaro | Ventuno arresti, in cella i cognati - Live Sicilia

Assedio a Messina Denaro | Ventuno arresti, in cella i cognati

Matteo Messina Denaro

Protetto, venerato, santificato: il capomafia di Castelvetrano resta l'uomo forte di Cosa nostra.

PALERMO – Come sempre manca il suo nome nell’elenco dei fermati che stavolta sono ventuno. Il blitz che scuote la provincia trapanese obbliga ad aggiornare al 2017 la presenza in Sicilia di Matteo Messina Denaro.

Una presenza che si sarebbe materializzata attraverso i pizzini spediti dal latitante che farebbe la spola fra Sicilia e Calabria. Protetto, venerato, addirittura santificato: il capomafia di Castelvetrano resta l’uomo forte della Cosa nostra trapanese e probabilmente dell’intera organizzazione.

In manette finiscono due suoi cognati, Gaspare Como e Rosario Allegra, mariti di Giovanna e Bice, sorelle del latitante. Il blitz è coordinato dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Claudio Camilleri, Gianluca De Leo, Francesca Dessì, Calogero Ferrara, Carlo Marzella e Alessia Sinatra.  I reati contestati sono associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni.

All’inchiesta hanno lavorato in tanti: i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, la Direzione investigativa antimafia di Trapani, il Servizio Centrale Operativo della polizia di Stato, le Squadre mobili di Palermo e Trapani. C’era il rischio che qualcuno fuggisse e che scoppiasse una guerra di mafia. Ecco perché è stato necessario intervenire con un fermo urgente.

I mandamenti colpiti sono quelli di Castelvetrano e Mazara del Vallo, insieme alle famiglie di Campobello di Mazara e Partanna, su cui regnano da sempre i Messina Denaro. Nel segno della continuità un ruolo da protagonista lo avrebbero ricoperto per ultimi Allegra e Como per un lungo periodo gli unici due maschi rimasti in libertà della famiglia di sangue del latitante. Solo di recente, infatti, sono stati scarcerati il fratello Salvatore Messina Denaro e il cognato Vincenzo Panicola. Il marito della quarta sorella, Filippo Guttadauro, è in carcere da tempo. Allegra avrebbe fatto da tramite con un imprenditore del settore delle scommesse on line arrestato con l’accusa di avere finanziato la cosca di Castelvetrano.

Dopo anni di silenzio, l’estate scorsa si è tornato a sparare in provincia di Trapani. La mattina del 6 luglio scorso i killer hanno crivellato di colpi Giuseppe Marcianò, genero del boss di Mazara del Vallo Pino Burzotta, sospettato di appartenere alla famiglia di Campobello di Mazara. Lo hanno ucciso nelle campagne di Tre Fontane. Non si conoscono ancora i nomi di mandanti ed esecutori, ma il contesto dell’omicidio sarebbe stato delineato dagli investigatori: c’era una dura contrapposizione fra le famiglie di Campobello di Mazara e Castelvetrano. Forse è una casualità, ma Marcianò era stato fra i più critici nei confronti dei nuovi boss di Castelvetrano.

Le nuove indagini confermerebbero la presenza in Sicilia del latitante. Proprio come era emerso in un’intercettazione che coinvolgeva i boss di Marsala. “Iddu si trova in zona”, dicevano i mafiosi riuniti in una cava. Una conversazione già nota, a cui se ne aggiungerebbero altre finora inedite.


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