Quelle ragazze perdute e ritrovate | "Gli uomini possono essere mostri" - Live Sicilia

Quelle ragazze perdute e ritrovate | “Gli uomini possono essere mostri”

La prostituzione. Il sesso violento. La sopraffazione. E un luogo per ricucire tutti gli strappi.

PALERMO- La casa delle anime che cercano una stoffa di carezze per essere ricucite si trova nel cuore vecchio di Palermo. Un portoncino che dà sul teatro Montevergini. Una stanza con la porta a vetri. Le ragazze dagli occhi splendidi, le anime sdrucite e preziose, sono qui, allo sportello dell’associazione ‘Donne di Benin City’.

Hanno avuto giorni di orrore. Settimane al parco della Favorita, nei catoi di Ballarò, in certe stanzette sudicie di via Oreto, ovunque maschi arrapati e violenti le abbiano frugate, in cerca di sesso, nulla sapendo dell’amore. Giorni dannati, sotto la pioggia, passati a infrattarsi negli angoli e nei cespugli, con i soldi nascosti nelle scarpe per non subire la beffa di un’altra rapina. Loro, le ragazze dagli occhi splendidi, luce che illumina la nostra cattiva coscienza: di quelli che ci sono stati per un furto continuato di umanità, di quelli che non le conoscono, che le hanno intraviste sul ciglio di una strada, e le hanno stuprate, col silenzio, con l’indifferenza. E sono qui perché vogliono cambiare tutto, assistite dall’associazione che si occupa delle donne nigeriane vendute come merce.

Le conduce Osas, battagliera ragazza nigeriana che governa lo sportello. “Abbiamo salvato venticinque ragazze – racconta -. Può capitare che qualcuna vada via dalle strutture protette, perché non vede prospettive, per tanti motivi. Ci vuole una maggiore sensibilità. A Palermo circa cinquecento nigeriane sono attualmente vittime della tratta, soprattutto a Ballarò, in via Oreto, in via Roma”. Chiedere a Osas cosa pensi della recente ordinanza del Comune, che prevede multe per donne e clienti, è come incendiare una scatola di fiammiferi. “Non va bene. Bisogna affrontare il problema dal punto di vista umano e favorire i percorsi di fuoriuscita”.

Nino Rocca è uno dei capisaldi dell’associazione. Si occupa di vie intrecciate tra disperazione e speranza e lo fa da anni. Il suo intervento approfondisce l’ampiezza dell’abisso: “Ci sono organizzazioni criminali che guadagnano migliaia di euro sullo sfruttamento, con un forte radicamento nel centro storico. E si contano almeno trenta case di appuntamento. La realtà è sotto gli occhi di tutti. Di recente, però, c’è stata una svolta importante: l’oba, la massima autorità religiosa della Nigeria, ha revocato tutti i riti vudù che rappresentano un vincolo potentissimo di superstizione in mano agli sfruttatori”.

Le ragazze dall’anima pulita, intoccata dalla sporcizia che ne ha violato i corpi sono qui, sopra un divanetto verde nell’ingresso delle ‘Donne di Benin City’. Si può scrivere quello che narrano, non i nomi e sarebbe pericoloso indugiare su riferimenti fisici che potrebbero renderle riconoscibili. Bisognerà arrangiarsi con le suggestioni. Acqualeggera – che rammenta con la sua voce, goccia a goccia, una tenue pioggerellina primaverile – culla un bambino tra le braccia: non è ancora il suo, ma si sta allenando a imparare il mestiere di madre, perché è incinta da tre mesi.

Forse, pure lei abbiamo sfiorato lungo un incrocio, mentre procedevamo in macchina e l’abbiamo notata, col suo sorriso, chiedendoci da dove nascesse, prima di scomparire. Forse danzava sotto la sua pioggia, Acqualeggera, cercando un po’ di sole.

Adesso è qui. Riposa con le palpebre socchiuse, col respiro calmo, con le spalle abbandonate allo schienale. Culla quel bimbo non suo, sognando colui che le apparterrà. Il suo compagno, nella sediolina accanto, le accarezza le dita. Chiacchiera in un inglese stentato che Osas traduce: “Sono partita come tante amiche, perché mi avevano promesso un futuro migliore. Ho scoperto dopo quello che mi aspettava, sopportando cose terribili. Da me arrivavano in cinque o in dieci al giorno. Tutti: ragazzini, uomini sposati, ragazzi. Tutti…”. Osas domanda: “Cosa c’è stato di brutto nella tua vita”. La risposta: “Everything”.

Un’altra testimonianza: “Gli uomini sono cattivi. Sono dei mostri. E non sai mai chi può esserci dietro un cliente che sembra tranquillo. Ma tutti i clienti sono mostri. Chi sceglie di andare con una donna imprigionata è un violento, sa che se ne sta approfittando”.

Ma qui ci sono ago e filo per ricucire ciò che era stato strappato, rubato, assassinato. C’è una ragazza con gli occhi splendidi, c’è un ragazzo innamorato che le sostiene le dita, c’è un bambino che c’è e c’è un bambino che verrà.

C’è Acqualeggera che stringe l’amore al petto e canta una ninna nanna con la voce di una madre. L’abbiamo già sentita, la sua voce, mentre lei danzava sotto il sole e la pioggia. Un tintinnio di anima e cristalli. E magari abbiamo pensato che sarebbe stato giusto fermarci per offrire soccorso. Ma avevamo fretta. E non ci siamo fermati.

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