L'eterna toppa della Resais |Si riapre l'era delle maxi-infornate - Live Sicilia

L’eterna toppa della Resais |Si riapre l’era delle maxi-infornate

Una manifestazione degli ex Pip (Foto d'archivio)

La manovra apre ai Pip  le porte della partecipata. Che da 40 anni mette una pezza al socialismo reale alla siciliana.

PALERMO – L’appuntamento con la maxi-infornata è fissato quindi per l’inizio del 2019. Dal primo gennaio del nuovo anno gli ex Pip di Emergenza Palermo, una platea di circa 2.800 persone, potranno transitare in Resais, società controllata al 100% dalla Regione siciliana e passeranno, quindi, da sussidiati a dipendenti. La norma contenuta nella Finanziaria regionale approvata in zona Cesarini all’Ars riporta agli onori delle cronache la partecipata-parcheggio della Regione, dalla quale da più di trent’anni transitano fiumane di personale di cui non si sa più bene cosa fare. Una lunga storia quella della Resais, che continua a rappresentare oggi come nei lontani anni ‘80 una toppa evergreen alle mostruosità del socialismo reale in salsa siciliana.

La Resais, come si legge nel sito Internet – molto dettagliato – della partecipata “ha per oggetto la gestione, in virtù delle vigenti disposizioni di leggi regionali, del personale già dipendente degli Enti Economici AZASI, EMS ed ESPI, nonché delle società a totale partecipazione dagli stessi controllate”. In pratica è una sorta di grande parcheggio di personale, nato nei primi anni ‘80 sulla falsariga della Gepi, analoga società dello Stato. Assorbì tutto il personale che fuoriusciva dalle partecipate regionali, ai tempi in cui la Regione imprenditrice gestiva minatori e operai a iosa. Nacque così questa specie di agenzia di collocamento che per un bel pezzo ebbe come mission quella di tenere persone a casa pagate per non far nulla. Poi a metà degli anni ‘80 si decise che quest’esercito qualcosa dovesse pure farla per guadagnarsi lo stipendio. E i dipendenti Resais finirono a lavorare alla Regione o negli enti pubblici, magari ad affollare le portinerie degli assessorati, o altrove. Nel frattempo molti sono andati in pensione, anche con una manciata d’anni di contributi, anche a 52 anni d’età, “accompagnati” a spese della Regione stessa con maxi-scivoli da vertigini.

Oggi in attività lavorativa restano, secondo la relazione sulla gestione 2016 pubblicata on line, circa 400 persone e 200 in accompagnamento (non sono dipendenti Resais, fanno capo a un fondo regionale e la società si limita a pagarli), cioè a casa in attesa della pensione con l’80 per cento dello stipendio (uno status di cui ormai i nuovi ingressi non potranno più beneficiare). Nel 2016 il bilancio della partecipata aveva costi di personale per 22 milioni. L’età media dei dipendenti Resais è molto alta perché negli ultimi anni ci sono state poche infornate di personale. L’ultima massiccia risale allo scorso millennio, quella prevista a da una legge del 1999 che portò qualche migliaio di dipendenti delle partecipate, ma di questi al lavoro ormai sono rimaste poche decine. Nel 2002 le porte della Resais si sono aperte per i dipendenti delle ex cantine sociali e consorzi agrari, di questi più o meno un centinaio sono ancora in attività. Nel 2012 sono arrivati gli ex dipendenti della Fiera del Mediterraneo di Palermo, una quarantina, i primi sono già andati in pensione. Nel 2016 una norma ha previsto che i precari dei Comuni se vogliono possono chiedere l’assunzione alla Resais, finora lo hanno fatto solo alcune decine di lavoratori, i più sperano ancora nella chimera della stabilizzazione negli enti in cui lavorano da una vita. Ora si attende per l’anno prossimo l’ingresso in massa degli ex Pip di Palermo, tutti lavoratori che erano in carico a Palazzo delle Aquile attraverso la Spo, Servizi per l’occupazione, la società satellite della Gesip nata il 26 marzo del 2004 per gestire il progetto “Piano per l’occupabilità dei soggetti svantaggiati dell’area metropolitana della città di Palermo”, in cui erano coinvolti 3200 “ex Pip” tra cui 1800 ex detenuti, disoccupati, ex alcolizzati ed ex tossicodipendenti. Categorie svantaggiate, dunque, figlie del celebre progetto “Emergenza Palermo” che affonda le sue radici negli anni Novanta e nella stagione di Leoluca Orlando.

Nel 2010 si calcolava che nel giro di dieci anni la Resais avrebbe esaurito il suo bacino di dipendenti e avrebbe potuto chiudere i battenti. Una pia illusione: la pezza nata per rattoppare il folle socialismo reale siciliano torna di nuovo utile oggi per rimediare a situazioni incancrenite da continue proroghe di anno in anno, come appunto quelle dei contrattisti dei Comuni o dei sussidiati palermitani. E già nuove categorie di precari bussano alla porta.

 


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