Le scuole dell'infanzia, Ippolito: | "Investimenti per 110 milioni" - Live Sicilia

Le scuole dell’infanzia, Ippolito: | “Investimenti per 110 milioni”

L'annuncio dell'assessore alla Famiglia.

PALERMO – “La scelta di Palermo e della Sicilia, come sede del XXI Convegno Nazionale dei Servizi Educativi e delle Scuole dell’Infanzia, ci onora e ci sprona ad un grande impegno per quella fascia generazionale, per la quale sono previsti 110 milioni di euro di investimenti, ma che in alcuni anfratti della nostra terra è classificata ancora con il nome di ‘carusi’ come se Ciaula non fosse uscito più dalle miniere a scoprire la luna”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro Mariella Ippolito intervenendo alla giornata conclusiva di “Narrare le Infanzie”.

“In atto – ha spiegato l’esponente del Governo Musumeci -, parte dei fondi riguarda l’avviso rivolto ai Comuni in particolare stato di disagio finanziario ai fini della riduzione delle rette per le famiglie e per tutti i Comuni per l’ implementazione dei servizi, l’avviso rivolto al privato sociale per un contributo in regime di de minimis per l’adeguamento delle strutture adibite a servizio per la prima infanzia, l’avviso rivolto ai Comuni per l’adeguamento e la ristrutturazione dei servizi pubblici. Un avviso gemello a questo, supportato da circa 15 milioni di euro derivanti dalla riprogrammazione delle economie del programma Obiettivi di Servizio è in via di definizione e verrà pubblicato entro il prossimo mese”.

Nel corso del suo intervento, l’assessore Ippolito ha smentito la recente uscita del Movimento Cinque Stelle sulla mancata emanazione delle linee guida per il riparto annuale del fondo nazionale per il Sistema Integrato di Educazione ed Istruzione da parte della Regione Siciliana. “Le linee guida – ha puntualizzato Ippolito – sono state trasmesse ai Comuni siciliani beneficiari lo scorso 28 marzo, a firma congiunta dei dirigenti generali dei Dipartimenti delle Politiche Sociali e dell’Istruzione. Nella direttiva, è stato chiesto ai Comuni di redigere un programma che riguarderà le modalità di attuazione, le entità delle somme destinate a ciascuna azione e gli obiettivi quali – quantitativi che si intendono raggiungere. Non tutti hanno ancora risposto, ma il Ministero dell’Istruzione ha impegnato oltre 13 milioni di euro che serviranno al consolidamento e all’ampliamento della rete dei servizi educativi a titolarità pubblica e privata convenzionata, alla stabilizzazione e al potenziamento graduale delle sezioni primavera aggregate alle scuole dell’infanzia statali o paritarie o inserite nei Poli per l’infanzia, per superare progressivamente gli anticipi di iscrizione alla scuola dell’infanzia. Si mira inoltre ad ampliare e sostenere la rete dei servizi per bambini, nella fascia d’età compresa tra zero e sei anni, in particolare nei territori in cui sono carenti scuole dell’ infanzia statali”.

Anche il presidente regionale della Federazione Italiana Scuole Materne Dario Cangialosi ha apprezzato questo passaggio dell’assessore Ippolito. “Il riordino e la messa a sistema dei servizi educativi dell’infanzia – ha detto – contribuiranno alla generalizzazione e al potenziamento dei servizi nel territorio, concorrendo a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali. È per questo che i Dipartimenti regionali competenti, in sinergia con l’Ufficio Scolastico Regionale, Anci, Fism e altri enti rappresentativo del terzo settore, delle scuole e delle famiglie hanno già da tempo emanato le linee guida e di programmazione 2017/2018 degli interventi previsti nei 390 comuni siciliani. Con la costituzione della cabina di regia – ha concluso Cangialosi – e con l’arrivo delle indicazioni ministeriali per l’ anno scolastico 2018/2019, la Regione Siciliana si appresterà, prima tra le altre regioni siciliane, a dare attuazione e sviluppo al Sistema Integrato anche per il prossimo anno scolastico”.

“Le linee guida emanate, sfuggite all’attenzione dei grillini – ha aggiunto l’assessore Ippolito –, si integrano al Piano sui Servizi Socioeducativi per la Prima Infanzia di cui i miei uffici hanno dotato la Regione Siciliana e che rappresenta un modello per tante realtà italiane. Dopo un’attenta analisi differenziata abbiamo individuato le diverse strategie da adottare proprio in funzione alle molteplici realtà. Alla analisi della domanda segue quella della offerta sul territorio sia pubblica che privata tramite i dati di monitoraggio disponibili e soprattutto quelli aggiornati dell’albo regionale della L.R. 22/86 che evidenziano la disomogeneità della distribuzione dei servizi e la loro consistenza rispetto alla domanda e, quindi, ai bisogni. Abbiamo così individuato – ha concluso il componente della Giunta Regionale – degli indicatori di risultato quantitativi e qualitativi in funzione a degli obiettivi misurati per step temporali che diano una prospettiva nel tempo ragionevole e fattibile con verifiche periodiche che consentano l’aggiustamento del tiro”.

“Alla base del confronto di questi giorni a Palermo, ci sono le differenze che costellano il Paese sul fronte dei servizi educativi, marcando le distanze tra Nord e Sud. Distanze che oggi anche Save the children ha ricordato nel suo rapporto”. Lo ha detto l’assessore del Comune di Palermo Giovanna Marano intervenendo al convegno “Narrare le Infanzie” in corso fino a domani. “Oltre ai numeri – ha continuato Marano – ci sono però le esperienze e le storie che si attivano sul territorio per colmare questo gap. Essere tutti insieme a Palermo è volere mettere in evidenza lo sforzo di tanti operatori e provare a fare massa critica perché sull’infanzia e contro le povertà educative ci sia un’attenzione politica a tutto campo e che sia raccolta dalle Regioni”.

Questi i numeri del secondo giorno dell’evento ‘Narrare le infanzie’, cominciato ieri all’università di Palermo e che si concluderà domani con una plenaria al teatro Politeama: oltre settecento partecipanti, cinque tavoli di lavoro, trenta relatori tra educatori, pedagogisti, esperti, amministratori locali.

Tra i dati emersi oggi di particolare interesse quelli messi in evidenza da Aldo Fortunati, direttore dell’area educativa dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, struttura che per conto del governo nazionale si occupa di monitorare e studiare le politiche dell’infanzia. “Abbiamo appena completato il monitoraggio del sistema nazionale dei servizi per i bambini e le bambine da zero e sei anni – ha spiegato – Uno studio che evidenzia che, in media, solo un bambino su quattro frequenta un nido. Inoltre, la situazione nella fascia 0-3 è molto diversificata nel Paese. In alcune regioni del centro-nord un bambino su tre va al nido mentre nel meridione meno di uno su dieci ha la stessa opportunità. Bisogna lavorare per creare un sistema diffuso ed equilibrato in tutta Italia. Un diritto di tutti i bambini e di tutte le bambine non può essere condizionato dal luogo in cui si nasce. Speriamo che i nostri dati aggiornati servano a costruire l’attuazione equlibrata della riforma di questo settore educativo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la relazione di Aldo Cerini, componente della Comissione ministeriale 0/6. “Non sarà facile concretizzare la riforma del sistema educativo 0/6 – ha affermato – perché attualmente l’offerta educativa è divisa in strutture molto diverse in un Paese dalle tante sfaccettature. I nidi destinati alla fascia 0/3, esperienza che ha grande valore educativo e pedagogico, oggi sono frequentati solo dal 23% dei bimbi. E tra l’altro con grandi oscillazioni che vanno dal 50% di utenza in alcune città del nord al 5% di alcune città del sud. I nidi hanno un costo molto elevato per i Comuni e per i privati riconosciuti, questo si traduce in una spesa troppo alta per i genitori. Gli investimenti pubblici previsti dal decreto 65, dunque, devono avere una priorità: abbattere le rette di iscrizione ai nidi per favorire l’accessibilità delle famiglie al servizio, soprattutto di quelle più in difficoltà”. Diversa la situazione delle scuole dell’infanzia per i bambini da tre a sei anni, che hanno tradizione molto più antica. “Oggi sono frequentate dal 95% dell’utenza complessiva – ha specificato Cerini – e l’obiettivo è di arrivare al 100%. Il 60% sono statali, il 10% comunali e il resto sono private. Qui il problema è garantire una buona qualità a tutte le strutture, a prescindere da quale tipo di gestione abbiano”.

“La regione Sicilia, ma anche Calabria e Campania, hanno fortissime criticità sulla fascia educativa 0-3. Sono tutte regioni che coprono meno del 10% dell’utenza mentre l’Europa ci chiede di allinearci al 33%. La Sicilia, poi, ha un altro primato negativo: è la regione con il più alto numero di scuole dell’infanzia con orario antimeridiano, cioé che non garantiscono l’orario fino a metà del pomeriggio. Qualche migliaio di persone potrebbero trovare occupazione implementando il servizio. In generale, ci sono molti sforzi ancora da fare, a tutti i livelli, per incrementare i servizi nell’educazione dell’infanzia”.

Tra le relatrici anche Arianna Saulini, di Save the children, organizzazione che oggi ha presentato il suo Rapporto sulla povertà educativa. “Abbiamo aggiornato l’indice sulla povertà educativa nelle nostre regioni – ha detto – e in Italia permane un grosso divario tra il nord e il sud del Paese con quattro regioni che sono il fanalino di coda, tra cui proprio la Sicilia. Per questo a Palermo la nostra organizzazione è presente con propri centri in due quartieri, allo Zen e alla Zisa, in collaborazione con i partner locali. Qui abbiamo avviato “Punti luce”, destinati a giovani dai 6 ai 16 anni, e spazi mamme, destinati alla fascia 0/6”.

A tirare le somme della giornata di studi è stata Nice Terzi, presidente del gruppo nazionale Nidi e infanzia. “Siamo molto contenti della massiccia partecipazione all’evento che ha superato tutte le nostre aspettative. Ieri, giorno di apertura del convegno, è stato molto interessante ascoltare il confronto tra i servizi educativi offerti dalla città di Palermo e quelli di Milano. Oggi abbiamo esaminato anche i modelli organizzativi di Torino e Bologna in uno scambio di esperienze e riflessioni molto utile. Palermo città dell’accoglienza è un esempio per tutti noi ed è per questo che abbiamo scelto di tenere il nostro XXI convegno biennale proprio qui”.


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