Hotspot allo Zen, è polemica| L'Urbanistica lo boccia - Live Sicilia

Hotspot allo Zen, è polemica| L’Urbanistica lo boccia

Il Comune contro il centro per migranti. Il 22 maggio l'assemblea di Sinistra Comune.

PALERMO – Strada in salita per il centro di prima accoglienza dei migranti che dovrebbe sorgere allo Zen di Palermo, accanto al Velodromo. Dopo il parere negativo degli uffici e la contrarietà espressa dal sindaco Orlando, oggi arrivano i pareri delle commissioni consiliari prima che l’atto approdi a Sala delle Lapidi. La prima commissione a esprimersi è stata quella Urbanistica, presieduta da Giovanni Lo Cascio (Pd), che ha condiviso il parere negativo degli uffici.

“Uno scempio del territorio per violare i diritti umani – lo definisce su Twitter il capogruppo di Sinistra Comune Giusto Catania, componente della commissione – Imbarazzante il parere positivo della Sovrintendenza che ignora i vincoli paesaggistici per un insediamento preistorico”. Il luogo scelto è infatti il Fondo San Gabriele, in cui sono presenti tracce del passato fra i quali anche i famosi Qanat arabi.

La struttura, pensata per rimanere due anni al costo di 7,2 milioni di euro, dovrebbe consentire di svolgere le operazioni di identificazione e prima accoglienza dei migranti sbarcati al porto. La Regione ha chiesto al consiglio comunale di esprimersi con urgenza sulla compatibilità urbanistica, altrimenti invierà un commissario. Per oggi sono attesi anche i pareri della Quarta e della Settima commissione, anche se il dibattito infuria: per il 22 maggio alle 16 è prevista un’assemblea di Sinistra Comune in Aula Rostagno, a Palazzo delle Aquile.

LE REAZIONI

“Il progetto di un hotspot alle Zen di Palermo, oltre a essere concettualmente sbagliato, rischia anche di rivelarsi inutile – dice Paolo Caracausi (Mov139) – il prossimo governo nazionale, secondo gli annunci, adotterà politiche sull’immigrazione profondamente diverse da quelle del passato che non prevedono nuovi centri, ma che invece comporteranno una stretta agli sbarchi. Il rischio che ho anche manifestato all’assessore regionale al Territorio Toto Cordaro, che sta seguendo la vicenda, è che si costruisca una struttura che poi non sarà utilizzata: non è così che si riqualificano le periferie. Lo Zen, come lo Sperone o Brancaccio, meritano ben altre attenzioni e progetti su cui investire i soldi pubblici”.

“Orlando mente sapendo di mentire – dice Sabrina Figuccia dell’Udc – perché sa benissimo che un hotspot è letteralmente un “punto d’accesso”, ossia una struttura allestita per identificare rapidamente, registrare, foto segnalare e raccogliere le impronte digitali dei migranti. Orlando la smetta di giocare con le parole e cominci, invece, seriamente ad occuparsi di Palermo e dei palermitani, soprattutto di chi non ha neanche di che campare”.

Contrari anche i consiglieri Armetta, Costantino, Galioto, Gottuso, Puma e Sandovalli della Settima circoscrizione: “Siamo contrari a ogni centro migranti da realizzare nel territorio e lo faremo votando negativamente il parere che sarà richiesto, come previsto dalle norme, sulla variante al Prg. Nel verde storico non sono ammesse tensostrutture o qualsivoglia altra opera”.

“Anche in settima commissione – dice Marcello Susinno Consigliere Comunale di Sinistra Comune – dovrebbe uscire il parere contrario, manca solo il voto finale che sarà reso lunedì dopo aver ascoltato un Dirigente dell’Asp di Palermo. Il mio è un no fermo perché rischierebbe di generare una miscela esplosiva tra ingiustizie e conflitti in una zona complicata di suo quale è lo Zen, dove invece negli ultimi anni si è assunto l’impegno di migliorarla e dove le priorità sono diverse”.

“La tutela dei diritti umani per noi viene prima di tutto – afferma Ugo Forello, capogruppo del M5S al Comune di Palermo – Per questo non crediamo che l’hotspot che vogliono costruire a Palermo, struttura chiusa, caratterizzata da un forte controllo di polizia e con un divieto assoluto di ingresso, sia lo strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti. Palermo non ha bisogno di luoghi in cui vengono violati i diritti fondamentali e che offrono poche garanzie a chi vi è ospitato. Oltretutto l’area individuata, vicino lo Zen 2, è sottoposta a vincolo perché sorge su verde storico, in una zona prossima a quanat e necropoli. Si parla di più di 7 milioni per due anni per la sola realizzazione dell’opera, una cifra enorme per qualcosa, sulla carta, di temporaneo che rischia di creare una periferia nella periferia, marginalizzando ancora di più chi vive lontano dal centro di Palermo”.

“Noi diciamo un no secco all’hot spot – dice Igor Gelarda del M5s – Ma non in maniera ipocrita come i millantatori di cultura dell’accoglienza globale, che tra l’altro ignorano che esiste già un hotspot di fatto in città, nella struttura della Polizia Scientifica di Palermo, quasi eroicamente gestito dagli uomini in divisa. O coloro che ipotizzano l’abolizione del permesso di soggiorno, mettendo come gli struzzi la testa sotto la sabbia dinanzi al fenomeno migratorio come fenomeno di impatto socio economico per il nostro paese, per la nostra città. Diciamo no perché il problema dei flussi migratori deve essere limitato fortemente e non può essere gestito in questo modo sconsiderato, come è stato fin ora”.


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