Il parco dell'Etna, prospettive |dopo il commissariamento - Live Sicilia

Il parco dell’Etna, prospettive |dopo il commissariamento

La gestione del vulcano, patrimonio Unesco.

CATANIA – Tre mesi di commissariamento per il Parco dell’Etna. Quali le prospettive, quali le difficoltà da superare, quali i traguardi conseguiti ad oggi? Abbiamo incontrato Marisa Mazzaglia, presidente del Parco nel quinquennio 2013 – 2018, per ripercorrere in breve la situazione degli ultimi anni. “Alla mia nomina –peraltro la prima del nuovo governo Crocetta- ho trovato una struttura fiaccata dai lunghissimi commissariamenti: l’ultimo durato ben sei anni. La Regione aveva ridotto le risorse umane, quasi nessuna iniziativa era stata portata avanti. A parte l’avvio dell’iter per entrare tra i patrimoni UNESCO: il riconoscimento di tale status ha coinciso con l’insediarsi di una governance stabile”.

Il riconoscimento UNESCO –con l’Etna dichiarata patrimonio dell’umanità- è effettivamente servito a rilanciare l’ente parco. In un territorio dove si era riusciti a frenare la speculazione edilizia, la nuova amministrazione riusciva poi ad avviare la demolizione di alcune costruzioni abusive. “Ma non siamo riusciti a risolvere il problema dei rifiuti, pur avendo puntato l’attenzione sul tema delle microdiscariche”, precisa la Mazzaglia: “Oltre alla persistenza in zone profondamente antropizzate –Adrano, Biancavilla, Tarderia- c’è pure il riflesso della cattiva gestione dei rifiuti in tutta la Sicilia. Sulla questione ci sono state amministrazioni comunali più sensibili di altre”.

Le giornate “Meglio Parco che sporco”, nella loro episodicità, hanno giocato un ruolo culturale di rilievo: “Purtroppo però, a livello regionale, abbiamo dovuto riscontrare scarso interesse: il governo Musumeci ha commissariato i Parchi collocandovi gente forse più affine in senso politico”. Il dato ambientale, interesse apparentemente comune, non è evidentemente bastato a valicare gli interessi di parte. Ne è pure seguita una riduzione dei fondi destinati a Parchi e riserve: “Ma non si può fare turismo senza aver cura del territorio: e questo va poi a riflettersi anche sulla situazione occupazionale”, rileva l’ex presidente, “mentre il Parco dell’Etna può essere un luogo ideale per sperimentare la sinergia tra tutela ambientale in rete con altre realtà turistiche e professionali in genere. Ma il percorso è stato bruscamente interrotto, qui come sui Nebrodi”.

Un’interruzione che si traduce anche nella carenza di personale e in un impoverimento delle competenze: “Mancano guardaparco e tecnici, non ci sono biologi né geologi. Restano un solo vulcanologo ed un geomorfologo”. Positiva, per la ex presidente, potrebbe essere la nomina di figure amministrative esperte dei luoghi: “Un sindaco combattivo, che avesse anche la presidenza del Parco, sarebbe veramente un sogno”, afferma la Mazzaglia ricordando l’esempio di Angelo Vassallo, primo cittadino in un comune della provincia salernitana e presidente del Parco Nazionale del Cilento, ucciso nel 2010 da mani probabilmente camorriste. E Carlo Caputo, sindaco di Belpasso ormai a fine mandato, sarebbe secondo alcuni uno dei più probabili candidati alla presidenza del Parco dell’Etna. Caputo tende a ridimensionare tale affermazione: “Lo ha scritto un giornalista catanese, ma io non ho chiesto nulla del genere. Dopo quell’articolo ho però riflettuto che una tale carica potrebbe farmi piacere, se il commissario riterrà utile la mia presenza: dopo l’attuale mandato ho una certa conoscenza del territorio”.

L’attuale commissario straordinario, Gabriele Ragusa -già ingegnere capo del Genio Civile di Catania- manifesta grande entusiasmo. “Ho trovato persone interessanti e piene di competenza, ma servirebbero ulteriori risorse umane: mi riferisco soprattutto ai giovani, che l’attuale classe dirigente dovrebbe formare. Sarebbe una nuova linfa per l’istituzione, e una soddisfazione per noi di una generazione precedente”. Alla mancanza di personale si cerca attualmente di supplire per mezzo di volontari, ma la situazione non potrà procedere all’infinito: “La carenza di fondi è relativa, in generale, al bilancio della Regione”, prosegue Ragusa.

“C’è di meno per tutti, e i dipendenti hanno un carico di lavoro notevole. La speranza è di poter aprire alle nuove generazioni, con concorsi e assunzioni anche a tempo determinato”. Nelle parole del commissario straordinario, la situazione non si discosta da quella di molte altre aree dell’isola: dove il settore turistico potrebbe essere la principale fonte di reddito, fattore trainante ed elemento di stabilità per l’economia.


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