Lotte interne, liste e proteste| Le spine dei grillini al voto - Live Sicilia

Lotte interne, liste e proteste| Le spine dei grillini al voto

M5s alle prese con gli stessi problemi dei partiti. Malcontento verso i big: "Non c'è trasparenza"

Le Amministrative
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PALERMO – Meetup in guerra, attivisti scontenti, liste che non hanno mai ricevuto la certificazione ufficiale dai vertici del movimento e che in alcuni casi non hanno avuto spiegazioni per la loro esclusione. Il percorso di avvicinamento dei grillini alle elezioni amministrative di giugno è pieno di insidie: nel carnet anche qualche candidato sindaco che non gode dell’appoggio di tutti gli iscritti, mentre sulle schede elettorali compaioni simboli che ricordano le cinque stelle ufficiali e che potrebbero indurre gli elettori in errore.  Dopo il boom elettorale delle Politiche, in casa M5s si è alle prese con gli stessi problemi che attanagliano i partiti classici: correnti in lotta e divisioni sotto al vessillo delle cinque stelle nelle varie realtà locali.

Nei più disparati angoli di Sicilia le situazioni si ripetono: da un lato le liste figlie dei vari meetup nati spesso negli ultimi mesi e sotto le pressioni del calendario elettorale, dall’altro l’esigenza dello staff di non condere comunque con leggerezza il simbolo del movimento. In mezzo l’assenza di interlocuzione lamentata da molti e c’è qualcuno, come la ex candidata sindaco di Adrano Manuela Scarvaglieri, che ora sbotta: “Non siamo carne da macello nè portatori di voti, chiediamo rispetto per la nostra storia di attivisti”. Le prime avvisaglie arrivarono a dicembre 2017, con la mancata ricandidatura di Federico Piccitto in quella che cinque anni fa fu la prima città siciliana pentastellata: Ragusa. Da allora una serie di veti incrociati e veleni che ha visto sull’altra sponda del fiume la deputata regionale Stefania Campo, ex assessore di Piccitto, e che ha portato la guerra in quella che un tempo era una oasi felice per il movimento. Una vicenda che si intreccia anche con il gioco delle candidature alle Politiche e che alla fine si è conclusa con la designazione di Antonio Tringali, attuale presidente del consiglio comunale, come successore di Piccitto.

 

Angelo Cambiano, ex sindaco di Licata

Focolai di malcontento nei confronti dei vertici, intanto, nascono in diversi centri dell’Isola. Accade così che a Licata, città che negli scorsi mesi ha assistito all’ingresso di Angelo Cambiano nell’orbita pentastellata, la guerra tra due liste in contrapposizione si sia conclusa con la vittoria del gruppo vicino all’ex sindaco che candida l’ispettore di polizia Annalisa Cianchetti. Il simbolo del movimento è andato a lei, mentre l’altra aspirante candidata alla fascia tricolore, Gabriella Soraci, mastica amaro: “Il mio nome era stato il più votato in una regolare assemblea ma la nostra lista inviata entro il 20 marzo, così come previsto dal regolamento, non ha ricevuto il via libera. reputo l’altra lista del tutto abusiva, ma nonostante questo sono loro ad avere ricevuto il via libera”. Soraci lamenta la “totale assenza di trasparenza” nella vicenda: “Il rispetto delle regole era un vanto per il movimento, ma in realtà quella trasparenza tanto decantata non c’è – aggiunge -. Abbiamo aspettato una risposta che non è mai arrivata. A questo punto mi ritengo fuori dal movimento ma non sono io ad avere preso questa decisione, sono loro che hanno escluso”. Cianchetti, interpellata per una replica, sceglie il “no comment” rispetto alle accuse di Soraci e va avanti con la sua candidatura sponsorizzata da Cambiano.

La vicenda Licata porta a galla un problema per il movimento: la gestione delle tante proposte di candidatura in una elezione troppo localistica per essere guidata a oltre 1.500 chilometri di distanza. Il rischio è che in tanti vogliano salire sul carro vincente del movimento e così il livello d’attenzione è altissimo. “Ma lo staff si limita a vagliare la regolarità formale della documentazione – rivelano più fonti grilline -, alla fine le scelte sulle liste vengono fatte in base agli ‘sponsor’ locali dei vari meetup”, ovvero le forti influenze dei deputati M5s eletti sul territorio. E’ accaduto così ad Acireale, dove la candidatura di Stefano Alì è stata ‘benedetta’ dalla deputata regionale Angela Foti, e anche a Catania: nel capoluogo etneo la frattura tra il gruppo legato al senatore Mario Michele Giarrusso e quello vicino alla collega Nunzia Catalfo alla fine si è ricomposta sul nominativo di Giovanni Grasso. Il candidato M5s all’ombra dell’Etna alla fine ha designato come suo vice Matilde Montaudo. La spaccatura è rimasta, invece, a Partinico, Comune con oltre trentamila abitanti del Palermitano che pochi mesi fa ha eletto al Senato il grillino Francesco Mollame, ingegnere con un passato da candidato sindaco dell’Mpa: qui una lotta fratricida tra due meetup ha portato la lista ufficiale del movimento cinque stelle sostenere Gaetano Costanzo, mentre alcuni dissidenti hanno dato vita a una candidatura alternativa. In campo c’è Gaetano Porcasi, sostenuto dalla lista ‘Giovani Meetup Partinico’ e da un simbolo che potrebbe drenare molti voti al movimento dal momento contiene cinque stelle e la classica ‘V’ rossa tracciata a mano libera. Cinque stelle compaiono anche sul simbolo di ‘Egadi – Braschi sindaco’ a Favignana, ma la candidatura nulla ha a che vedere con il movimento fondato da Beppe Grillo. A Trapani un “accordo tra gentiluomini”, che ha visto protagonisti il senatore M5s Maurizio Santangelo e uno dei candidati civici Peppe Bologna, ha evitato la presentazione della lista ‘Cinquestelle per Trapani’ da parte di quest’ultimo e così il simbolo del movimento sarà l’unico ad avere le canoniche cinque stelle. Niente simbolo M5s, invece, sulle schede elettorali di Castellammare del Golfo e Capaci: nella cittadina trapanese il disaccordo interno tra gli attivisti ha portato alla decisione di non inviare alcuna lista da certificare, mentre nel piccolo centro palermitano l’elenco inviato a listeciviche@movimento5stelle.it non ha ricevuto l’ok dello staff. Sfumata, quindi, la candidatuira a sindaco di Emanuela Balsano ma almeno qui non sembra siano nati scontri interni: “Siamo comunque molto orgogliosi di aver fatto una squadra – hanno spiegato gli attivisti -, abbiamo messo alla prova il coraggio e l’onestà del nostro gruppo che oggi è più forte che mai”.

 

Angelo Parisi, designato assessore a Leonforte

Acque agitate, invece, a Troina,la città che a novembre ha eletto Elena Pagana all’Ars e che ha marzo ha vissuto una scissione del meetup locale, con alcuni esponenti scheratisi apertamente contro la giovane deputata regionale. Pagana, “disconosciuta come riferimento politico”, ha fatto spallucce (“ci sono rimasta male ma non significa nulla, disconoscere la mia attività significa disconoscere anche l’attività dell’intero gruppo dei deputati regionali”) aprendo un nuovo meetup, ‘Troina in movimento’, gestito dalla sorella Martina. Alla fine dei giochi, tuttavia, nessuno degli attori di questa lotta intestina ha avuto la meglio: il simbolo del Movimento cinque stelle, infatti, non sarà sulla scheda elettorale che finirà nelle mani dei troinesi. Esito diverso, invece, a Leonforte, dove la lista ci sarà ma non sarà guidata da Angelo Parisi. L’ex aspirante assessore regionale che era stato scelto da Giancarlo Cancelleri per la sua giunta, e che era finito nella bufera per alcuni tweet offensivi nei confronti di giornalisti e politici che erano stati scovati da Livesicilia, puntava alla candidatura a sindaco ma ha dovuto fare un passo indietro su richiesta dei vertici del movimento. Una esigenza nata dalla querela sporta a fine 2017 dai deputati dem Ettore Rosato e Francesco Bonifazi proprio in virtù di quei tweet. A spiegare la vicenda è stato lo stesso Parisi: “Non era preclusa la possibilità di essere candidato e per questo motivo il meetup locale mi aveva chiesto di guidare la squadra alle Amministrative. Dopo essermi confrontato con i portavoce nazionali e regionali, mi sono reso conto che un eventuale rinvio a giudizio avrebbe potuto creare imbarazzo nel gruppo e per questa ragione ho deciso di ritirare la candidatura”. A quel punto è stata dato il via libera alla candidatura di Rosalba D’Accorso, mentre per Parisi è arrivata comunque la designazione ad assessore. Guerra interna, invece, una cinquantina di chilometri più a sud, a Piazza Armerina: qui lo storico meetup dei ‘grillini armerini’ ha vissuto una frattura culminata con l’esclusione del gruppo vicino allo storico attivista Giampiero Alfarini, candidato non eletto alle Regionali di novembre. Alcuni nomi vicini ad Alfarini non sarebbero stati accettati nella lista che ha ottenuto la certificazione ufficiale dal movimento e che candida Giuseppe Maniscalco a sindaco: con lui, tuttavia, appena undici papabili consiglieri in lista, su un totale di 16. Alfarini, che ha provato in extremis a mettere in piedi una lista comunque fuori tempo massimo, su Facebook liquida la vicenda con ironia: “Visto che ci hanno messo a riposo forzato, affoghiamo i nostri dispiaceri nell’alcol”.

Chi, invece, non ha voglia di scherzare è Manuela Scarvaglieri, attivista del Movimento cinque stelle di Adrano che avrebbe voluto portare la bandiera pentastellata alle Amministrative che stabiliranno il sidnaco della cittadina catanese. Scarvaglieri, attivista da cinque anni, non ha mai ricevuto il via libera dallo staff alla lista figlia del meetup ‘Amici di Beppe Grillo Adrano’. I nominativi sono stati inviati entro il 20 marzo ma alcuni sarebbeto finiti sotto ai colpi di numerose segnalazioni allo staff. “Abbiamo inviato numerose mail con richieste di chiarimento cadute nel vuoto – afferma -. I certificati penali erano puliti ma se ci avessero risposto avremmo individuato eventuali problemi e saremmo intervenuti. La verità è che non ci hanno mai risposto e così, a poche ore dalla scadenza dei termini per la presentazione della lista, ho capito che non saremmo riusciti a concludere il tutto e ho deciso di fare un passo indietro. I deputati del territorio? Hanno giocato allo scaricabarile”. Anche in questo caso ad accendere la delusione degli attivisti è stata l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte del movimento: “Non siamo carne da macello, nè portatori di voti – ancora Scarvaglieri, che alle Parlamentarie finì nella lista dei candidati supplenti in uno dei collegi della Sicilia orientale -. Chiediamo rispetto per la nostra storia di attivisti. Ci hanno lasciato senza risposte inviandoci però i volantini del contratto di governo con la Lega chiedendoci di stamparli a nostre spese e di andare in piazza a spiegare l’accordo con Salvini”.


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