Il pizzo e l'incendio della villa | "... Ed ora vediamo se ti scanti" - Live Sicilia

Il pizzo e l’incendio della villa | “… Ed ora vediamo se ti scanti”

C'è anche un violento caso di tentata estorsione nell'inchiesta sui boss della Noce.

PALERMO – Di certo gli hanno chiesto il pizzo e forse hanno pure organizzato una rapina che sa di vendetta per il rifiuto ricevuto. C’è anche la storia di una tentata estorsione nelle pagine dell’atto di accusa della Procura di Palermo contro i nuovi boss della Noce. A subirla e denunciarla, accompagnato dal comitato Addiopizzo, è stato il titolare di un “Compro oro”.

Il reato viene contestato a Salvatore Pecoraro, Calogero Cusimano e Giulio Vassallo – quest’ultimo era amico della vittima – che avrebbero agito per conto del presunto reggente Giovanni Musso. Sarebbero stati loro ad avanzare la richiesta di tremila euro.

Tutto iniziò nel luglio 2014, quando qualcuno mise la colla nella serratura del negozio. Il mese prima, però, i poliziotti della squadra mobile avevano già notato più volte la presenza di Pecoraro nell’attività commerciale. Il negoziante aveva conosciuto Pecoraro anni prima, quando il suo presunto aguzzino gestiva un panificio in via Ruggerone da Palermo. Nulla che facesse presagire quanto accaduto nel 2014.

La richiesta fu esplicita: doveva farsi la strada, cercare cioè un referente mafioso con cui mettersi a posto. E lo diceva urlando dentro l’attività commerciale: “Sei un buffone, ti ho cercato e non sei mai venuto, sono venuto qui a cercarti e non ti sei malfatto trovare. Devo dare una risposta, perché chiedono ogni cinque minuti come è finita con te. Hai trovato qualcuno?”.

Il commerciante non ha ceduto alle pressioni. Gli inquirenti collegano il suo “no al pizzo” alla rapina subita nella notte tra il 12 ed il 13 settembre 2014. Fu più di una rapina, in realtà. Il negoziante e la moglie furono bloccati all’arrivo a casa da due uomini incappucciati e armati. Li costrinsero ad aprire la cassaforte dove c’erano cinque mila euro in contanti, un Rolex da 27 mila euro e altri oggetti d’oro. Dopo avere razziato il bottino marito e moglie furono trascinati all’esterno, fatti sedere, imbavagliati e costretti ad assistere all’incendio che distruggeva la loro villa.

“… ed ora vediamo se ti scanti…”, urlavano i rapinatori. Così racconta la vittima: “Non oltre 15 secondi da quando avevano lasciato la stessa, venivo attratto da una deflagrazione e da un bagliore causato dalle fiamme che nel contempo avvolgevano l’abitazione. La paura scatenava la mia reazione e dopo alcuni tentativi, con i denti riuscivo a liberarmi del bavaglio, e incominciavo a chiedere aiuto a squarciagola”.


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