Dai capi storici ai nuovi boss | La mappa della mafia: 500 nomi - Live Sicilia

Dai capi storici ai nuovi boss | La mappa della mafia: 500 nomi

Chi decide in Cosa nostra, chi comanda e chi vuole tornare a comandare.

DAL MENSILE "S"
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PALERMO – “La mafia? È quella di sempre. Nel modo in cui controlla il territorio e nelle facce di chi comanda”, dice convinto un addetto ai lavori. Ci sono, però, segnali di una maggiore voglia di collegialità. Forse è la reazione dei nuovi boss alla fine di una lunga stagione, il cui epilogo è stata la morte di Bernardo Provenzano e Totò Riina. Il mensile “S”, in edicola, dedica uno speciale con 500 nomi, a cominciare da Palermo dove sono almeno 100 i personaggi sotto osservazione, a cominciare da Calogero Lo Piccolo, tornato da pochi mesi in città per proseguire con quello di Nunzio Serio, condannato ma a piede libero per concludere con nomi di insospettabili che avrebbero fatto carriera nella Cosa nostra palermitana.

Le decisioni importanti si prendono nel corso di riunioni allargate. Vi partecipano esponenti di diversi mandamenti mafiosi. Niente a che vedere, almeno per il momento, con l’importanza della commissione provinciale di Cosa nostra, ma è comunque un tentativo di andare verso la direzione della condivisione delle scelte.

Arrestato un capo, se ne fa subito un altro. C’è da dire che nella mafia palermitana, quelli dei nuovi capi sono spesso volti già noti. Lo dice la storia. Tutta gente che in carcere c’è già finita e non vedeva l’ora di uscire. Non per assaporare la libertà, ma per riprendersi il potere. Altre volte si esce dalla cella con uno spessore criminale superiore a quando vi si è entrati. E poi c’è il nuovo che avanza, composto da gente che da anni si presta sotto traccia al gioco dei clan. I blitz e le indagini agitano le acque. Quando passa la tempesta, affiorano nuovi nomi.

Il viaggio nella mafia di oggi, e di domani, non può prescindere dagli scarcerati che impensieriscono i magistrati. A cominciare da chi porta un cognome pesantissimo. Calogero Lo Piccolo è ormai libero da anni. Solo di recente però, il figlio di Salvatore, il barone di San Lorenzo, ha lasciato Alghero dove ha finito di scontare la pena e dove aveva deciso di trascorrere il periodo post detenzione. Ora se ne va in giro a Palermo.

Non è l’ultimo arrivato e mai lo sarà, specie adesso che l’ala che faceva capo a suo padre è tornata a respirare. Non che avesse perso prestigio, ma era complicato esercitare il potere con il barone detenuto all’ergastolo, così come il secondo figlio, Sandro, e tutti i fedelissimi di un tempo arrestati e condannati. L’esercito che fu dei Lo Piccolo è stato decimato dalle sentenze definitive. Le condanne, però, hanno un limite temporale.

Nella Cosa nostra del dopo Lo Piccolo hanno comandato i Biondino. L’ultimo membro della famiglia, Giuseppe, figlio di Salvatore, capo storico del mandamento di San Lorenzo e uomo di fiducia di Totò Riina, è stato arrestato lo scorso gennaio. Sergio Macaluso, reggente del mandamento di Resuttana e oggi pentito, ha raccontato i retroscena della sua nomina a capomafia, decisa in un appartamento di via Lancia di Brolo.

Biondino prendeva il posto di Giovanni Niosi che gli consegnò lo scettro del potere in una zona orfana di Giulio Caporrimo. Caporrimo, fedele alla linea dei Lo Piccolo, è stato uno dei capi più carismatici dell’intera mafia palermitana, ma alcuni mesi fa è stato di nuovo arrestato per scontare un residuo di pena di quattro anni e sette mesi. Con gli sconti di pena per la sua scontata buon condotta fra non molto sarà libero e tutti dovranno fare i conti con lui. Resta da capire quali sono state le direttive che ha lasciato prima di tornare in cella. Tutti i nomi sul mensile “S” in edicola.


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