"Trecastagni non è mafiosa" |Barbagallo replica alla Prefettura - Live Sicilia

“Trecastagni non è mafiosa” |Barbagallo replica alla Prefettura

"Assunzioni clientelari". Ecco cosa scrive la Prefettura e la replica del sindaco Barbagallo.

TUTTE LE CARTE
di
4 min di lettura

TRECASTAGNI – Il Comune di Trecastagni, dopo un periodo di sospensione, è stato commissariato per mafia. Il decreto – di cui LiveSicilia è in possesso e del quale si è occupato anche La Sicilia – è stato firmato dal Presidente della Repubblica l’11 maggio e contiene la relazione della Prefettura di Catania, che si basa sull’operazione antimafia Gorgoni e sulle presunte condotte del sindaco Giovanni Barbagallo, Pd, nei confronti del quale vengono formulate accuse durissime. Accuse che, il primo cittadino, contattato da LiveSicilia, respinge al mittente.

MAFIA – Tutto nasce con l’operazione Gorgoni eseguita dalla Dia di Renato Panvino sotto il coordinamento del procuratore Carmelo Zuccaro. “L’operazione di polizia giudiziaria – scrive la Prefettura – denominata Gorgoni, ha fatto emergere la sussistenza di condotte collusive tra affiliati alla criminalità organizzata del Comune di Trecastagni per la spartizione dei servizi di gestione dei rifiuti, oltre che di pratiche corruttive poste in essere nei confronti di questi ultimi nell’ambito dello svolgimento di gare d’appalto per l’aggiudicazione dei medesimi servizi”.

IL COMUNE – La Prefettura parla dell’esistenza di un “pactum sceleris” tra alcuni amministratori, posti di diritto o di fatto in posizione di supremazia funzionale, ha portato quale conseguenza nefasta all’assoggettamento del Comune di Trecastagni ad una forma, talvolta palese, talvolta più sottile, di abilità rispetto ad interessi riconducibili a clan mafiosi, la cui protezione è stata anche invocata per contrastare le pretese di altre cosche, considerate dominanti”.

IL SINDACO – Durissime le accuse formulate nei confronti del sindaco Giovanni Barbagallo del Pd. “Anche la condotta attiva del primo cittadino – si legge negli atti – appare comunque sintomatica di quel condizionamento acclarato nella relazione della Commissione. Il predetto risulta coinvolto, secondo gli accertamenti della stessa, in una rete di assunzioni clientelari, dirette soprattutto a proposito di servizi suppletivi nel settore rifiuti “extra-ordinem”, affidati in occasione della «festa di S. Alfio» insieme all’ex vicesindaco, omissis, fra l’altro titolare anche della delega assessoriale alla nettezza urbana”. E ancora, ricostruisce la Prefettura, “nel mese di marzo 2017, a seguito delle dimissioni del vicesindaco, omissis, e di altro assessore, il sindaco…pur nominando nuovi assessori, decide di mantenere nella sua persona la delega alla nettezza urbana. Tale decisione ha implicato un suo più diretto coinvolgimento rispetto ai funzionari comunali addetti a tale attività amministrativa e rispetto all’impresa destinataria di interdittiva antimafia, riconducibile a un soggetto a sua volta legato al clan, come da atti dell’autorità giudiziaria.

La Prefettura aggiunge anche che “le condotte attive illecite dei geometri oggetto di accertamento giudiziale, sono state favorite proprio dal comportamento omissivo del sindaco, che non ha vigilato sul loro operato, neanche a seguito delle indicazioni del segretario generale già in carica, che più volte ha prospettato, anche formalmente, la necessità di una rotazione del personale burocratico in funzione della prevenzione e contrasto alla corruzione”.

LA REPLICA – Giovanni Barbagallo replica alle accuse della Prefettura: “Proporrò ricorso avverso il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale perché non ho mai favorito nessuno, non ho frequentato pregiudicati, non ci sono state complicità ne’ comportamenti omissivi. Nella relazione della commissione c’è una lesione gravissima della mia reputazione. Tutte le accuse nei miei confronti sono inessatti e profondamente ingiuste. La lotta alla mafia è stata la cifra fondamentale della mia vita. Ho piena fiducia nella magistratura e sono sicuro che verrà ripristinata la verità. Trecastagni è un comune virtuoso nel panorama degli enti locali siciliani. Ci siamo fatti portatori di nuove regole, siamo usciti dalle logiche clientelari e abbiamo riportato tutto nell’alveo della legalità. Non c’è stata nessuna alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi amministrativi e non è stato compromesso il buon andamento e l’imparzialita dell’attività dell’amministrazione. I tre soggetti assunti per poche settimane in occasione della festa di S. Alfio non sono stati segnalati da me. Non ho avuto mai rapporti con gli amministratori dell’azienda che svolge il servizio dei rifiuti. Le proroghe sono state fatte tutte sulla base di specifiche relazioni tecniche. Il mio obiettivo è stato sempre quello di andare avanti attraverso gare ad evidenza pubblica, come si evince da tutti gli atti e dalle dichiarazioni di soggetti coinvolti nell’inchiesta Gorgoni. Non sono stato mai condizionato da nessuno. Eventuali dichiarazioni contrarie sono frutto di soggetti poco attendibili e prive di qualsiasi riscontro. L’importo del capitolo di bilancio riguardante il servizio di raccolta dei rifiuti è stato notevolmente ridotto, tant’è che abbiamo potuto ridurre anche la Tari. Non c’è stata nessuna colpa in vigilando in quanto al comune ci sono soltanto due geometri di categoria D e nessun tecnico laureato. Per ridurre eventuali rischi di pratiche corruttive è stata disposta la rotazione delle competenze. Non ho mai segnalato nessuna ditta ed ho sempre rispettato la distinzione tra gli atti di competenza gestionali e quelli di indirizzo politico”.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI