Strade pronte ma chiuse da anni| Tutto fermo per un contatore - Live Sicilia

Strade pronte ma chiuse da anni| Tutto fermo per un contatore

In via Da Vinci opere di urbanizzazione per milioni di euro, ma il Comune resta a guardare. FOTO

PALERMO – Tre strade realizzate da sei anni, con tanto di marciapiedi, e ancora chiuse. Trentacinque pali della luce dotati perfino di lampadine, ma mai accesi. E ancora 5.400 metri quadrati di parcheggi a servizio della città ma per il momento interdetti a chi non ha le chiavi dei cancelli, per non parlare gli 8000 metri quadrati di verde pubblico di cui possono godere solo i residenti. Tutto pronto, tutto rifinito a puntino nel 2012 e collaudato nel 2013 ma tutto ancora dietro lucchetti e palizzate, nell’attesa (da cinque anni) che il comune di Palermo si decida a prendere le chiavi di quelle che sono opere che gli appartengono.

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La vicenda, per certi versi paradossale, riguarda una fetta di città compresa tra via Leonardo da Vinci e via Giovanni Evangelista Di Blasi, nei pressi di quello che fu il Motel Agip, a due passi da Uditore. Una grande area lottizzata nel 1997, denominata “Genova”, e che fra traversie, ricorsi alla giustizia e commissari ad acta ha visto iniziare i lavori dei primi palazzi nel 2007 per consegnare circa 400 alloggi, suddivisi su cinque palazzi, nel 2012. Un’operazione edilizia che nel tempo è stata al centro di polemiche e scontri politici, ma che oggi è bella e pronta. Peccato, però, che manchi il passaggio finale e cioè che il Comune prenda in consegna le opere di urbanizzazione previste dalla convenzione e che sono costate (secondo la stima dell’epoca) due miliardi e mezzo di lire.

Parliamo di pali della luce, verde, parcheggi ma anche di oltre mille metri di fognature per acque bianche e nere, 560 metri di condutture idriche, 530 per il metano e impianti fatti così bene che gli operai della fibra ottica non hanno dovuto nemmeno scavare per passare i fili, dal momento che era tutto predisposto. Opere che il Comune dal 2013 dovrebbe solo prendere in consegna e aprire alla città, ma non lo fa per un rimpallo tra uffici che verte su un unico punto: un contatore della corrente elettrica per l’illuminazione delle strade. Secondo il settore Servizi a rete, infatti, quel contatore dovrebbe metterlo il lottizzante e poi volturare al Comune; per il settore Ambiente, invece, l’operazione dovrebbe farla direttamente il Comune visto che si tratta di opere pubbliche. Una tesi, quest’ultima, confermata dallo stesso gestore della rete. Una diatriba che non si risolve da anni con buona pace degli inquilini dei palazzi già costruiti che non possono avere l’abitabilità degli appartamenti, del lottizzante che ad oggi paga 15 mila euro l’anno per potare il verde e del quartiere, a cui quelle strade farebbero comodo.

La zona, infatti, è perennemente congestionata dal traffico e le strade, se fossero aperte e non chiuse dai cancelli, rappresenterebbero una grande valvola di sfogo: c’è il tratto di via Palminteri che collegherebbe via Da Vinci con via Di Blasi, quello di via Di Stefano che unirebbe via Telesino a villa Turrisi e ancora la via Saverio Friscia. Il Comune poi dovrebbe fare la sua parte completando altri tratti di viabilità (come quello che porta in via Telesino), previsti dagli anni Sessanta e rimasti finora lettera morta, malgrado lo sviluppo di tutta l’area si sia basato anche su quelli. Sta di fatto che le strade realizzate dai privati ad oggi sono chiuse da cancelli, usate solo dai 400 abitanti circa delle cinque palazzine edificate; ma l’area comprende anche una scuola gestita dalle suore e sono già partiti i lavori per ulteriori palazzi.

Dal 2012, però, le opere pubbliche sono pronte e dall’aprile 2013 addirittura collaudate: il lottizzante ha messo perfino 10 pali della luce in più, ha predisposto le fognature divise per acque bianche e nere (anche se poi si è scoperto che in via Da Vinci tutto finisce nella condotta delle acque nere), ha effettuato il collaudo che dopo due anni, in assenza di contestazioni, è divenuto ormai definitivo.

E quindi cosa manca? Incredibile a dirsi, un semplice contatore della luce. I lottizzanti hanno scritto e riscritto, interloquito con gli uffici e con la commissione Urbanistica, presentato e ripresentato i documenti, si sono detti disposti a volturare il contatore nel caso in cui l’Enel glielo consenta, tutto pur di consegnare le aree che finora sono rimaste loro sul groppone. In questi ultimi anni l’allora capo dell’area tecnica per ben due volte ha addirittura intimato gli uffici di prendere in consegna le opere, ma senza successo. Certo, per Palazzo delle Aquile farsi carico delle opere di urbanizzazione non è la cosa più semplice: significa infatti affidare le strade alla Rap, le fogne all’Amap, l’illuminazione ad Amg, il verde a Reset. Tutte cose extracontratto e che quindi andrebbero pagate a parte alle varie partecipate. “Gli uffici non devono più perdere tempo e devono acquisire al patrimonio del Comune tutte le opere” tuona l’assessore Emilio Arcuri, che deve fare i conti con il caos degli uffici tecnici.

“La cessione delle opere di urbanizzazione è una storia infinita, non bastano vent’anni per portare a termine una convenzione che produce benefici per i cittadini – dice il capogruppo di Forza Italia a Sala delle Lapidi, Giulio Tantillo – Chiederemo una commissione speciale per analizzare le centinaia di convenzioni sottoscritte da decenni: sono troppe le opere non cedute o di cui il Comune non è entrato in possesso, come in questo caso. Parliamo di un contatore da 10 kilowatt a servizio esclusivo dell’impianto che blocca strade che sarebbero un toccasana per il quartiere, anche per la presenza del tram. Porteremo la vicenda in consiglio comunale e scriveremo al sindaco, nella speranza che vent’anni siano stati già sufficienti”.

 


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